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TORINO / 12-05-2010
NUCLEARE IN ITALIA: SCANDALO SENTENZA TAR PIEMONTE / rilanciato, senza vincoli, piano nucleare del governo Berlusconi
Sentenza TAR Piemonte, ultime notizie: nucleare fuori controllo. Medicina Democratica invoca intervento di associazioni e partiti antinucleari - La sentenza del Tar del Piemonte scandalizza, è sbagliata e sul piano giuridico merita il ricorso al Consiglio di Stato (ma non abbiamo i soldi).
Merita anche una riflessione nel movimento antinuclearista italiano. Per il quale si tratta di una nefasta sconfitta che crea un precedente valido per tutti gli ex siti nucleari: da oggi destinati ad essere depositi di se stessi.
Dunque via libera al rilancio del piano nucleare del governo non vincolato, grazie al Tar, a risolvere il problema principale: quello delle scorie in un deposito sicuro per millenni.
Di questa sua vittoria, il governo deve ringraziare non solo il Tar ma anche la Regione Piemonte, la Provincia di Alessandria e il Comune di Bosco Marengo che l'hanno spalleggiato con l'assenso e perfino con avvocati al Tar e, prima ancora, al tiramolla del Consiglio di Stato.
La sentenza merita una riflessione del movimento antinuclearista che ha sottovalutato il ricorso per Bosco Marengo. Non si è potuto e non si potrà vincere la battaglia contro il nucleare affidandosi a strumenti legali piuttosto che a grandi mobilitazioni di popolo. Per Bosco Marengo, Davide ha sfidato Golia sul piano dei ricorsi amministrativi, e anche con esposti penali, come era giusto e doveroso tentare e grazie ad una fantastica sottoscrizione popolare (in particolare, un grazie a Beppe Grillo), ma la sconfitta era ancor prima già avvenuta sul campo: con la scomparsa degli attivisti di Bosco Marengo e del movimento dei comitati della Fraschetta che anni prima con una mobilitazione meravigliosa avevano bloccato Fabbricazioni Nucleari (Sogin) e i politici. Questa sentenza serva da monito al movimento antinuclearista in Italia, che sta marciando sparpagliato, senza coordinamento e strumentazioni, con sponde politiche deboli, pericolosamente impreparato ad affrontare lo scontro referendario.
L'avvocato sostiene che ci sono validi presupposti per ricorrere al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Piemonte.
Effettivamente la sentenza è pessima e vulnerabile. Però il ricorso costerebbe almeno 10.000 euro.
Una terza sottoscrizione popolare? Un altro SOS a Beppe Grillo?
Riteniamo piuttosto che sia ora che il ricorso venga assunto al livello più alto, dalle associazioni nazionali, dai partiti nazionali, che si dicono antinucleari.
Se è vero, come è vero, che il ricorso di Bosco Marengo creerebbe un precedente giuridico valido per tutti i siti già nucleari, altrimenti destinati a eterni depositi di se stessi.
Se è vero, come è vero, che la vittoria del ricorso pilota determinerebbe al piano nucleare del governo uno scoglio (prima il deposito nazionale, poi nuove centrali) difficilmente sormontabile.
Il ricorso al Consiglio di Stato, sostenuto finalmente a livello nazionale, avrebbe dunque come obiettivo alto di scuotere le popolazioni locali che si sono sentite abbandonate in impari duelli istituzionali, e di spingere finalmente all'unificazione del fronte antinucleare italiano (abbiamo almeno tre coordinamenti, nord centro sud, che si definiscono "nazionali") altrimenti perdente.
Medicina Democratica
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