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SUD AMERICA / 20-05-2010
turismo di frontiera / EL VIAJE (prima parte)L�idea di un viaggio cos� lungo non poteva nascere per gioco, tanto meno per caso.
Era tempo che in testa si combinavano immagini del sud america assorbite dall�informazione che mi raggiungeva e quelle che i sogni dei miei pellegrinaggi mi mettevano davanti per dar forza alle mie intenzioni e far loro apprendere un linguaggio concreto e realizzativo.
Ho cominciato subito a crederci e a supporre che tante ore di riflessione solitaria, tante letture, tanti sforzi fossero un�ottima ragione per meritare la vita dei sogni...
Questo �viaje� si � rivelato felicemente un sogno vissuto! Quasi due mesi a inventarmi una carretera sur americana capace di illustrare la meravigliosa povert� del continente pi� buono e affabile che s�affacci fra gli oceani della nostra Terra.
Quasi due mesi dei quali gi� sapevo che al rientro mi sarebbero mancate per sempre le storie latinoamericane, quelle gi� intuite anche dai diari del Che Guevara e di Alberto Granado e che avevo ascoltate sulla pelle donandomi in ogni silenzio alla geografia straniera che mi ha cullato per tutti quei giorni. La prima cosa che ho fatto � stato disegnare tante volte una carta geografica, una mappa dei sogni, le m�te del vagabondo consapevole e informato.
Sentivo di capire, per mia splendida indole d�alte quote, il linguaggio Chequa degli antichi Incas e tutte le immagini che derivavano bellezza dai concetti di verticalit� e rarefazione.
La dolcezza della montagna pi� alta risiede nel significato profondo di rappresentare il punto pi� vicino al cielo, il malinconico gradino da dove provare ad accarezzare la stella volata in cielo dall�ultimo respiro di ogni nostra mamma.
Cos� ogni vetta delle Ande diventa la nostra e sembra umana, materna, pi� d�ogni altra montagna.
Ero a Pisac (foto a fianco), un sito archeologico incaico e ascoltavo quasi ad occhi chiusi una guida originaria della Valle Sacra del fiume Urubamba.
Ne conservo gelosamente e con sorprendente facilit� il tono caldo della voce e l�esclusiva dei racconti.
Abbiamo parlato in due, senza nessun�altra presenza. � stato bellissimo capire le Ande e vedere al termine delle sue parole anche un condor non faunistico, enormemente simbolico.
Avevo lasciato a casa alla partenza, per i miei genitori, un triangolo di ardesia �rubato� durante il tentativo di un�ascensione al monte Bianco, su cui avevo dipinto un condor in volo!
Quello lungo la carretera sur americana, era nato come un viaggio giusto! (vai alla seconda parte)
Simone Chiusaroli
- Uno Notizie Turismo di Frontiera -
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