FREEDOM FLOTILLA / Dirottata dagli israeliani la nave irlandese Rachel Corrie verso il sud Israele. Nessuna violenza
- Ultime notizie nave irlandese Rachel Corrie:dopo due tentativi di contatto andati a vuoto da parte della marina militare israeliana, la Rachel Corrie è stata bloccata e costretta a dirigersi verso il sud Israele. L'abbordaggio è stato pacifico e tutti i membri a bordo della nave irlandese stanno bene. E Canale e della televisione di Israele ha confermato che non c'è stata alcuna violenza nel dirottamento della nave.
Dopo i controlli di sicurezza, il governo israeliano ha confermato di permettere agli attivisti di trasferire gli aiuti umanitari aprendo un corridoio verso Gaza. Gli attivisti hanno rifiutato l'offerta.
- Ultime notizie Striscia di Gaza: il cargo irlandese Rachel Corrie, una delle navi della Freedom Flotilla, sta attualmente navigando al largo della Striscia di Gaza ed è stato intercettato ancora in acque internazionali dalla marina israeliana. Dall'ufficio stampa delle forze armate israeliane, il capitano Aryi Shalicar fa sapere che non avranno "altra scelta se non quella di abbordare la nave", nel caso in cui la Rache Corrie dovesse continuare a navigare verso la Striscia di Gaza.
- Ultime notizie Israele: italiani liberati - Sono stati rilasciati ed espulsi i sei italiani fermati in Israele. Ora sono in viaggio verso la Turchia. Soddisfazione da parte del ministro degli Esteri, Franco Frattini: "Sono particolarmente grato al governo israeliano per la collaborazione offerta". Anche tutti gli altri attivisti sono stati rimessi in libertà. Intanto è in navigazione, con destinazione Gaza, un'altra nave, di nazionalità irlandese, con aiuti umanitari a bordo. Imbarcata sul cargo, la Rachel Corrie, di oltre 1.200 tonnellate di stazza, Maired Corrigan-Maguire, premio Nobel per la pace nel 1976. Israele ha annunciato però che non sarà lasciata passare.
- Ultime notizie attacco Israele alla Freedom Flotilla: le reazioni dal mondo - “Terrorismo di stato”, questa è l’accusa mossa contro Israele dal presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas) in merito all’inaudita aggressione a una delle navi che trasportava aiuti diretti alla Striscia di Gaza e che si è trasformata in un bagno di sangue e di morti.
La situazione, che si sta facendo rovente, non è delle più facili e il presidente degli Stati Uniti Obama è intervento personalmente telefonando al premier turco Tayyip Erdogan, cercando di mitigare gli animi. “E’ importante – ha affermato il presidente Usa - trovare modi migliori per aiutare la popolazione di Gaza, senza mettere in pericolo la sicurezza di Israele”. “Il comportamento di Israele deve essere assolutamente punito” aveva precedentemente ribadito da Ankara il premier Tayyip Erdogan, condannando il raid e l'uccisione di quattro connazionali. “Psicologicamente per noi è come l'11 Settembre” ha detto il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, aggiungendo che Israele “crede di essere al di sopra di qualsiasi legge”. Un attacco, quello alla flottiglia, che viene paragonato dal ministro a quello dei pirati al largo della Somalia. E da Ankara arriva la minaccia di rompere le relazioni militari ed economiche tra la Turchia e Israele. “Nulla sarà più come prima nelle relazioni tra il nostro Paese e Israele” ha aggiunto Erdogan prima di ricevere, in serata, la telefonata del presidente degli Stati Uniti Obama.
Dolore e preoccupazione sono stati espressi da Silvio Berlusconi che ha auspicato l’apertura di un’inchiesta. “La dinamica dei fatti dovrà essere oggetto di un'inchiesta - ha affermato - Il Governo è in attività per seguire la sorte dei nostri connazionali. Invitiamo Israele a dare un deciso segnale per la soluzione della situazione umanitaria a Gaza”.
Mentre il Vaticano da parte sua, pur non facendo riferimenti diretti all’attacco alla flottiglia, definisce molto duramente l’occupazione israeliana definendola “un'ingiustizia politica imposta ai palestinesi”. Rigida presa di posizione anche dalla Nato, che tramite il segretario generale, Anders Fogh Rasmussen, chiede a Israele di liberare immediatamente i civili, circa 500, e le navi coinvolte nell’aggressione, unendosi agli appelli delle Nazioni Unite e dell'Unione Europea. “Liberazione immediata” dei nove francesi detenuti è stata la perentoria richiesta di Parigi.
Si muovono con estrema cautela però gli Usa, tentando di non portare al fallimento il delicatissimo processo di pace, sebbene il segretario di Stato Hillary Clinton sia cosciente che la situazione a Gaza è inaccettabile ed estremamente precaria. “Il blitz israeliano dimostra che la pace in quella regione è più necessaria che mai”, ha detto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs. Insomma, gli Stati Uniti si trovano nella necessità di non rendere più turbolente le acque, ma l’appoggio a Israele, che di fatto si trova isolato, non appare dei più decisi, sebbene non siano arrivate vere e proprie parole di condanna.
Israele, sebbene non citato direttamente nella dichiarazione dell'Onu, ha replicato definendo «ipocrita» la condanna del Consiglio di sicurezza. Secondo il portavoce del ministero degli Esteri, Yigal Palmor, la dichiarazione è stata “precipitosa e non ha lasciato un tempo di riflessione”. Si è trattato, ha continuato, di “un riflesso condizionato basato unicamente su certe immagini televisive e su una certa dose di ipocrisia, non sulla conoscenza dei fatti”. L'assistant secretary del Dipartimento di Stato, P.J. Crowley, ha riconosciuto le difficoltà delle condizioni di vita dei civili a Gaza e si è impegnato a convincere Gerusalemme ad ampliare, assieme all'Autorità palestinese, la portata dei beni umanitari per la popolazione, ma sempre “tenendo in considerazione le legittime preoccupazioni di sicurezza del governo israeliano”.
Resta il fatto che Israele con questa azione ha ulteriormente aggravato la situazione, violando tutte le regole vigenti in acque internazionali, mettendosi in una posizione sempre più isolata, visto che l’Egitto, sicuramente non favorevole alla politica di Hamas, sotto l'ondata di sdegno, ha riaperto il Valico di Rafah così da permettere il passaggio di persone e merci.
Il problema dell’embargo, imposto alla Striscia di Gaza per colpire Hamas, rende impossibile l’ingresso quotidiano di ogni genere di prima necessità, colpendo duramente la popolazione e rendendo impossibile ogni sviluppo economico.