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VITERBO / 21-06-2010

AEROPORTO DI VITERBO / ridimensionamento dello scalo aeroportuale di Viterbo: non più mega scalo ma aeroporto regionale







Ultime notizie Tuscia, l'aeroporto di Viterbo - In merito alla nota diffusa dal Ministro Matteoli concernenti  le linee di sviluppo dell’Aeroporto di Viterbo ricordiamo a che ci legge che, negli esaltanti comunicati stampa sull’imminente realizzazione del mega scalo viterbese (che risalgono ormai  a quasi 3 anni fa), diffusi da Autorità Nazionali ed autorevoli esponenti locali, si affermava:
“Come è noto la gestione del futuro scalo viterbese è stata affidata de plano alla società Aeroporti di Roma per effetto dell’art. 18 della legge n. 31/08 che ha modificato l’art. 3 comma 2 del D. Leg.vo 9 maggio 2005 n. 96, “Revisione della parte aeronautica del Codice della Navigazione”, disponendo che, nel caso della delocalizzazione funzionale, l’affidamento della concessione della gestione aeroportuale è sottratto al regime della gara europea, previsto in termini generali dall’art. 704 del codice della navigazione, all’evidente scopo di non penalizzare la società che già gestisce un aeroporto interessato da un processo di delocalizzazione funzionale verso altro sito aeroportuale di nuova costituzione”.

Era una escamotage  chiaramente   mirata  ad  aggirare  i vincoli  di  una gara europea  fissati dal richiamato art.704 (Codice Navigazione Aerea1) basata sul presupposto che Ciampino andava chiuso  e delocalizzato  in quel  di Viterbo.
Una norma, quella sopra  riportata, rimarchiamo, valida per gli aeroporti di rilevanza nazionale e non per quelli regionali, come andrebbe ad essere lo scalo di Viterbo – stando alle recenti dichiarazioni rilasciate dal Presidente dell’ENAC - similmente ad altri 39 scali italiani2.
Ed ecco quindi che con una specie di gioco delle tre carte le dichiarazioni rilasciate dal Ministro Matteoli, in base alle quali l’assetto attuale lascia permanere (come era prevedibile e da noi sempre sostenuto) Ciampino nel sistema aeroportuale romano (assoggettato a limitazioni) e prospetta per Viterbo una parziale delocalizzazione di alcuni voli di Ciampino, si viene a confermare di fatto che se  l’Aeroporto di Viterbo avrà un futuro, questo sarà solo ed esclusivamente di aeroporto regionale ottimizzato e reso sostenibile e compatibile con il territorio.
E’ quello che STASA ha sempre auspicato.
Ma allora che significato ha tutta questa ostentazione di promesse mantenute quando fino a ieri gli intenti erano di ben altra natura nelle conferenze stampa3 e nei documenti programmatici4 scaturiti dai lavori della così detta cabina di regia che prevedevano investimenti  per svariati centinaia di milioni di Euro (peraltro insufficienti per realizzare quanto si prospettava)?
E poi siamo certi che ADR – nella logica del federalismo demaniale – e del fatto che Regioni ed Enti locali si dovranno fare carico di finanziare aeroporti di questo tipo abbia veramente intenzione di  investire su Viterbo?
Che cosa ne pensa Riggio sul percorso tracciato dal suo Ministro in un atto di indirizzo che  non chiarisce di che tipo di aeroporto si stia parlando e crea una certa commistione tra competenze statali e regionali?
E su che tipo di finanziamenti – con particolare riferimento alle infrastrutture di collegamento – potrà contare il realizzando scalo? Vale anche per un aeroporto sottodimensionato la condicio sine qua non del collegamento diretto Aeroporto – Capitale?
Quali dovrebbero essere le necessarie concertazioni istituzionali secondo un definito programma di attività, cui dovrebbe provvedere ENAC e  gli interventi con le altre strutture interessate quando ancora non è ben chiaro di che aeroporto si stia parlando e come lo stesso è inserito nel piano aeroporti di prossima pubblicazione?
Il quadro quindi appare oltremodo confuso sotto tutti i profili (progettuali, istituzionali, economici etc).


Esistono solo alcune indiscutibili certezze:
il piano di delocalizzazione funzionale di Ciampino a Viterbo previo la chiusura dello scalo romano è fallito;
- il decreto mille proroghe soprarichiamato (peraltro scaduto a dicembre 2008) sarebbe comunque inapplicabile stante il mancato processo di delocalizzazione e comunque, per uno  scalo non di rilievo nazionale ma regionale (come pare essere Viterbo), non sussisterebbe più l’obbligo per la concessione di gara europea di cui all’art.704 cod.nav.;
non vi sarebbe quindi nessun automatismo di ADR di entrare nella gestione dell’aeroporto di Viterbo;
- a seguito dei provvedimenti legislativi sul federalismo demaniale lo Stato non avrebbe alcun obbligo a finanziare una struttura di interesse regionale;
Regione,Provincia,Comune ed imprenditori locali si dovrebbero fare carico del finanziamento;
- la rete viaria e ferroviaria in funzione di un aeroporto minore che – forse un giorno – ospiterà solo alcuni voli di Ciampino non potrà certamente essere quella prospettata per servire un aeroporto di rilevanza nazionale se non addirittura comunitaria;
- sono stati sprecati otto anni per ritornare poi, sostanzialmente, al progetto  di un aeroporto minore al servizio prevalentemente del  territorio  e compatibile con lo stesso, con basso livello di impatto (impatto zero non esiste!!) che era stato prospettato nel 2002 (sindaco Gabbianelli) ed avallato dall’allora Ministro Alemanno e per il quale erano stati reperiti più di tre milioni di euro iniziali di finanziamento.

S.T.A.S.A.  Il coordinatore dott. Bruno Barra


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