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VITERBO / 15-07-2010
VITERBO, SEMINARIO: L'ASSISTENZA AI MALATI CRONICI / le frontiere avanzate delle cure palliative
Ultime notizie medicina, Viterbo - Con il patrocinio della Regione Lazio, della Provincia e del Comune di Viterbo si è svolto presso la Delegazione del Sovrano Militare Ordine di Malta, un seminario rivolto, precipuamente, agli operatori socio-sanitari, nonché alla cittadinanza viterbese su un tema di valenza attuale attinente l’assistenza ai malati cronici, affetti dalle patologie più varie.
Il Gran Priore di Roma dell’Ordine S.E. Fra Giacomo della Torre ha porto il saluto personale di benvenuto ai convenuti, peraltro numerosi, alle autorità, al Vescovo di Viterbo S.E.Mons. Lorenzo Chiarinelli, ai valenti relatori, i quali hanno affrontato i temi in argomento in interazione fra gli aspetti medici, psicologici, etici, morali, religiosi.
Il Presidente della Provincia Marcello Meroi, ha salutato i convenuti personalmente, mentre l’Assessore Arena ha ringraziato i partecipanti tutti a nome del Sindaco Giulio Marini.
Il Delegato di Viterbo del Sovrano Ordine di Malta Sandro Maria Itro, nella specifica ed importante veste di moderatore, ha introdotto, singolarmente, i relatori:
S.E Mons. Lorenzo Chiarinelli, Vescovo della Diocesi di Viterbo
Il Prof. Rodolfo Proietti – Direttore dell’Istituto e della Scuola di Specializzazione in anestesia rianimazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Il Prof. Tommaso Achille Poliseno – il quale unitamente al Porf.Domenico Arturo Nesci (che non ha potuto essere presente al seminario), coordina i corsi di perfezionamento e formazione in psico-oncologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Il Prof. Mons. Mauro Cozzoli – Ordinario di Teologia Morale presso la Pontificia Università Latreranense.
Sarebbe molto difficile per lo scrivente sottolineare di ciascun oratore le precipuità dei singoli interventi, ma cercherò di trasmettere il nesso essenziale che collega e dialoga con il pensiero di ciascuno. Mi è sembrato di capire che tutti concordino sulla necessità di mediare sul principio che la sofferenza accomuna le persone gravemente malate, in fase avanzata della malattia. E questo ha poco a che vedere con il tipo di patologia iniziale, qualunque essa sia.
La fase avanzata della malattia spesso è accompagnata dal dolore, soprattutto nei pazienti oncologici, ma l’approccio alla sindrome dolorosa non si caratterizza nella sua diversificazione con differenze sostanziali dal punto di vista fisiopatologico.
E’ molto importante, quindi, tenere conto che, pur essendo primario l’obiettivo di controllare l’intensità del dolore percepito, l’obiettivo di cura si può rivelare assai diverso.
In ogni caso, il sollievo dal dolore oncologico deve essere un obiettivo prioritario in ogni fase della malattia che, nella maggioranza dei casi, si raggiunge con la sola terapia farmacologica.
Purtroppo, il dolore, spesso, è un compagno di viaggio verso la morte ed aggrava lo status di fragilità psicologica del paziente. Esso coinvolge la persona nella sua totalità e necessità di un approccio multidimensionale. E’ necessario tenere conto di suffragi psicologici, spirituali, sociali, come evidenziato dai singoli relatori, ma sottolineato nell’inervento dell’esimio Prof. Mons Muro Cozzoli.
Quanto più il livello assistenziale aumenta nel condurre un trattamento più che adeguato alla sofferenza, ecco la necessità di approntare “ cure palliative” da praticare a domicilio, in Hospice o in ospedale in modo da rispondere alle necessità del paziente. Contare molto sulla famiglia, sulla quale spesso grava il peso assistenziale di maggiore carico.
E’ pur vero che l’essenzialità dell’assistenza si trova in seno alla famiglia, a casa della persona malata, ed ogni intervento di aiuto va basato sulla speranza. Non mentire all’ammalato, non negare alla persona sofferente la possibilità, anche unica, di una speranza…….di là da venire. La fase di accettazione della malattia non deve mai essere scevra dalla speranza; speranza di stare meglio domani, speranza di una cura che farà miracoli.
Aiutare una persona che attraversa uno stato avanzato della malattia grave vuol dire – sembrerebbe un paradosso – aiutarlo a vivere, avendo altresì l’obiettivo di curare e di aiutare a non soffrire.
La presa di contatto con una malattia oncologica si estrinseca in un vissuto molto drammatico di cui non è facile parlare. Sul malato su cui è stata formulata una diagnosi di cancro si scatenano delle emozioni fortissime e si affollano in lui, immagini che il Prof. Poliseno ha definito lutto della progettualità. In tale contesto si considera rilevante una vera e propria conoscenza psico-oncologica.Obiettivo principale deve essere il controllo della sintomatologia per una migliore qualità della vita, mediante cure palliative mediate da un programma di cure portate a domicilio del malato in stretta collaborazione con i familiari e con l’equipe preposta all’assistenza.
Il dolore del cancro, tra tanti altri ormai cronici, è uno dei più gravi da noi e nel mondo e merita la debita considerazione a tutti i livelli.
Il progresso della medicina ha contribuito a creare le condizioni perché pazienti destinati a malattie con dolori cronici di rilievo possano vedere realizzate migliori condizioni di vita, aumentarne le aspettative e migliorare, altresì, lo stile della propria vita. Da qui una nuova pratica clinica: - La terapia palliativa – che pone al centro delle problematiche, il malato nella sua pienezza e non la malattia. Queste cure si rivolgono, soprattutto, a chi soffre di cancro in fase avanzata, ma anche ad una seri di pazienti con patologie considerate inguaribili. Malattie tutte che segnano profondamente la psiche e lo conducono ad uno stato di prostrazione e di sofferenza facendogli perdere autonomia ed equilibrio psico-fisico. Tutto riconduce all’obiettivo principale:
ELIMINARE IL DOLORE
FRA LA VITA E LA MORTE DARE DIGNITA’ ALLA PERSONA
Michelangelo Mantovano
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