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TORINO / 01-09-2010
FESTA NAZIONALE PARTITO DEMOCRATICO, TORINO / Dalla Sicilia a Torino successo del libro ‘Lombardi e il fenicottero’
Una breve frase “all’epoca stavo con il socialismo di sinistra di Lombardi” prima da’ vita ad articoli su settimanali e a ruota su quotidiani, cresce addirittura in lezioni universitarie, si alimenta con convegni ed infine diventa un libro. Comparso quasi in sordina il 18 settembre 2009 in Sicilia a Regalbuto, arriva ora in Piemonte, a Torino nell’autorevole e prestigiosissima ‘sede’ politico-culturale della Festa Democratica Nazionale del Partito Democratico.
Il 3 settembre sara’, infatti, presentato ai Giardini Reali, Sala Olivetti, dall’economista Anna Pettini, dallo storico Marco Revelli e dalla senatrice Pd Franca Donaggio, con un altro economista nelle vesti inedite di moderatore, Andrea Ventura. Parliamo del libro ‘Lombardi e il fenicottero’, edito dalla dinamica e giovanissima casa editrice, ‘L’Asino d’oro’ e scritto del giornalista Carlo Patrignani che sta assurgendo piano piano a caso editoriale: e’ gia’ da mesi alla seconda ristampa, attorno alle 4 mila, che per un settore di nicchia molto selettivo, come la saggistica, non sono affatto poche.
Ora c’e’ da attendersi qualcosa in piu’ visto che dopo la Festa Democratica di Torino, il 16 settembre sara’ oggetto di discussione alla Festa Nazionale de ‘l’Avanti!’ del Partito Socialista di Riccardo Nencini, a Ferrara e di altre iniziative in singole citta’, ne e’ in programma una a Bologna il 24 ottobre. Da Regalbuto, paese natio di Lombardi, a Torino, passando per la Festa de ‘l’Unita’’ di Roma, il primo luglio scorso, il libro, che con la figura del primo prefetto di Milano (1945) recupera portandola al centro dell’attenzione, quella della sua donna , il ‘fenicottero’ comunista e ateo, Ena Viatto, ha toccato altre e significative citta’ italiane: Roma, Firenze, Milano, Perugia, Ancona.
L’approdo nell’agora’ politico-culturale del maggior partito d’opposizione, il Partito Democratico, ha un particolare, importante significato per la crisi d’identita’ che attraversa la sinistra e per la sfavorevole congiuntura economica del Paese che si trascina dietro la stessa tenuta democratica. Che il Pd di Pier Luigi Bersani intravveda nel ‘pensiero forte’ di Lombardi una via d’uscita per la malattia che da tempo angustia la sinistra italiana, vale a dire la sua crisi d’identita’? Significativa e al tempo stesso appezzabile al momento l’iniziativa.
Economia e democrazia nella storia politica ed umana di Lombardi sono state sempre al primo posto delle sue sofisticatissime analisi ed elaborazioni cui seguivano proposte e progetti rivolti all’intera sinistra mai definiti una volta per tutte, ma costantemente ‘in fieri’, in continua modificazione secondo ‘come’ e ‘quanto’ cambiava la realta’ che l’Ingegnere ‘acomunista’ aveva davanti. E tanto le sue analisi ed elaborazioni erano sofisticatissime e lungimiranti, quanto a volte esse venivano appositamente osteggiate e volutamente fraintese per la forte carica ‘rivoluzionaria’ che avevano in se.
Rapportarsi dunque alla storia politica ed umana di Lombardi richiede un attento studio delle sue analisi ed elaborazioni: cosi’ non si puo’ dire, come fa Eugenio Scalfari su ‘la Repubblica’ del 29 agosto che Lombardi condivise la proposte di ‘austerita’’ di Enrico Berlinguer, che il manager Fiat Marchionne ha portato a sostegno della linea dura sui ritmi di lavoro e produzione a Pomigliano d’Arco. L’austerita’ di Berlinguer, seguiva l’idea di Luciano Lama di un ‘patto tra produttori’, mondo del lavoro e imprenditori: entrambe erano figlie del ‘compromesso storico’.
Che Lombardi avesse stima di Berlinguer era noto: e ne era altamente ricambiato. Di certo pero’ non ha mai apprezzato la ‘diversita’ comunista’ rivendicata da Berlinguer, cosi’ come qualsiasi ‘patto strutturato’ tra mondo del lavoro e imprenditori, oppure l’austerita’, come ‘sacrificio’ imposto per ragioni superiori. Al ‘compromesso storico’, Lombardi contrapponeva l’alternativa di sinistra e il programma comune delle sinistre; al ‘patto tra produttori’ l’autogestione, il cambiamento delle regole del gioco, quindi, la struttura dei poteri nelle fabbriche; all’austerita’, infine, “un’alterazione ‘del’ potere e non una variazione ‘nel’ potere: io ho sempre sostenuto – ripeteva -che non ci puo’ essere una catena di montaggio socialista”.
Insomma, mirava al superamento del modello capitalistico realizzando alcuni elementi di ‘rottura’, cioe’ – diceva – “due o tre fatti capaci di dar avvio al processo di rottura”. Un esempio? “La generalizzazione del lavoro e dell’occupazione attraverso riduzione del tempo di lavoro, turnazioni, etc (perche’ i lavoratori dispongano di piu’ tempo libero per se stessi e per far l’amore, per una migliore qualita’ della vita). Ancora, “ristrutturazione dell’industria dalla produzione di beni a forte profitto a quella di beni a forte utilita’ e che pertanto siano durevoli…. cioe’ che durino a lungo”. Meno auto da rottamare coi soldi pubblici, piu’ mezzi di trasporto (treni, autobus, etc) ad uso pubblico.
Quindi, “l’eguaglianza dei redditi che e’ la condizione per tagliare le gambe all’inflazione”. Altro che ‘sacrifici’ secondo una visione religiosa! Questi ‘elementi di rottura’ avevano, o meglio dovevano avere per esser tali, inevitabilmente dei ‘costi di trasformazione’. Le riforme di strutture, per l’Ingegnere, dovevano avere un ‘costo’, per i ceti ovviamente piu’ abbienti. E l’austerita’ berlingueriana? “Deve essere determinata, collocata nel contesto delle crescenti tensioni politiche che accompagneranno il governo delle sinistre ed esplicitata nel senso che essa corrisponda ad una riduzione delle ‘attuali’ soddisfazioni, ma non una riduzione in generale delle soddisfazioni - fu la risposta di Lombardi - Rispetto ai ceti medi e’ inevitabile, e deve essere gia’ dichiarata, una riduzione delle attuali soddisfazioni (redditi, doppia casa etc), ma ci deve essere una soddisfazione compensativa che nasce dalla tensione e dalla partecipazione al mutamento sociale e politico”. Orbene, con la scelta dell’autogestione, “proponiamo non una societa’ piu’ povera, ma una societa’ piu’ ricca perche’ diversamente ricca”.
Fin dagli anni ’60 nelle proposte di Lombardi, c’e’ stato sempre il ‘superamento’ del capitalismo attraverso la ‘non violenza’, metodo di lotta politica tipicamente ‘azionista’, e le ‘riforme di struttura’ non per ‘distruggere’ l’assetto in se’ ma per riformarlo radicalmente: ispiratore del primo centro-sinistra, la grande e unica stagione di significative riforme; anticipatore del ’68 e dei grossi cambiamenti interni al mondo cattolico con cui stabili’ lunghi e solidi rapporti di confronto (la Fim di Pierre Carniti, le Acli di Livio Labor), Lombardi indico con il suo ossimoro ‘riformismo rivoluzionario’ la strada da battere per un radicale cambiamento della societa’ a modello capitalistico.
Purtroppo il suo messaggio non fu capito allora - ebbe anzi in quegli anni piu’ risonanza in Francia che in Italia tanto da esser ampiamente citato da Gilles Martinet in ‘La conquista dei poteri’, e viene distorto ancora oggi anche da chi vanta natali lombardiani, come Fausto Bertinotti. Tanto e’ vero che per Bertinotti, Lombardi non vide il ’68 e non capi’ quel che succedeva nel mondo cattolico. Che questa storia, la sola a non esser finita schiaccata o sotto le macerie del Muro di Berlino o sotto i colpi mortali di Tangentopoli, possa esser ripresa dal Pd di Bersani per costruire un programma di ‘governo’ alternativo al berlusconismo e alle ‘narrazioni’ vendoliane vuote di proposte, e’ una possibilita’ di introdurre un elemento di ‘rottura’ con un passato fallimentare.
Il merito del libro, nato dalla breve frase tratta da un’ampia intervista dello psichiatra Massimo Fagioli del 28 luglio 2005 al Corriere della Sera, e’ quello di aver ripercorso con Lombardi le tappe piu’ significative della storia della Repubblica mettendo ‘a nudo’ il ruolo non sempre limpido e trasparente di personaggi passati nell’immaginario collettivo come politici illuminati (Togliatti e De Gasperi , i fautori dell’art. 7 della Costituzione e firmatari del decreto di amnistia dei reati commessi dai fascisti), o soltanto ‘tribuni del popolo’ galvanizza tori ma inconcludenti (Nenni e Pertini, stalinisti ostinati fino all’invasione dell’Ungheria) o semplicemente ‘brillanti statisti’ (Craxi e Tangentopoli, Berlinguer e il compromesso storico) che ciascuno a modo suo impedirono l’evoluzione della societa’ italiana.
Un libro che nel dare il giusto riconoscimento a Lombardi, ha restituito all’opinione pubblica l’immagine di una donna colta, affabile e lontana dai riflettori della politica ma informatissima, Ena Viatto, si e’ – e l’autore lo evidenzia in lungo e largo - nutrito di una ‘ricerca’ rivoluzionaria sulla mente umana di 30, 40 anni portata avanti ‘nonostante tutto’ dallo psichiatra Fagioli.
Luc
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Commenti |
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Come previsto il libro quì esposto non ha spaccato il PD, non ha suscitato nessuna discussione ne ha calamitato su di se l´attnzione dei media. Come al solito l´autocelebrazione, metodo principe del personaggio citato come stimolatore di questo librucolo, spaccia notizie, interesse e trionfi che in realtà non ci sono stati ne ci saranno in futuro. Viene spontaneo chiedersi come sia possibile arrivare a certi livelli di mediocrità nell´informazione. |
commento inviato il 10/09/2010 alle 7:40 da La Setta |
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Ma fatela finita, così non si va da nessuna parte, la gente ha bisogno di cosa vere non di autoproclami autocelebrativi per giunta ricchi di balle |
commento inviato il 10/09/2010 alle 7:52 da balle sempre balle ancora balle |
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