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PARMA / 03-09-2010

LETTERE ALLA REDAZIONE/ Un appello per salvare la Casetta Rossa di D'Annunzio a Venezia





Gentile Direttore,

un’energica solerzia mi ha sempre sostenuto quando la passione e l’entusiasmo accompagnano una mia iniziativa. Ho lasciato scorrere una settimana o poco più, e non avendo avuto alcun riscontro alla mia proposta, ora intendo denunciare pubblicamente il disinteresse diffuso della Politica e delle Amministrazioni. Disinteresse epicureo, indifferenza, ignavia, pura afasia che io motivo in un sol modo: non c’è nulla da guadagnare per nessuno; anzi, ci sono da spender quattrini.
Vengo al sodo.
Avendo saputo che è in vendita la celebre Casetta Rossa di Venezia in cui visse per tre anni e mezzo Gabriele d’Annunzio durante la Grande Guerra, mi sono subito preoccupato di avvisare alcune figure chiave che possono essere collegate al grande poeta. Tra quelle mura il Vate scrisse il “Notturno”, ricevette personalità illustrissime, trascorse una lunga convalescenza dopo aver perduto l’occhio, organizzò ardite azioni di guerra.
Il mio intento è di salvare l’immobile da un acquirente privato (un russo?...) e di trasformare la Casetta Rossa in un museo aperto al pubblico. Il costo è importante, ma anche il valore storico e culturale lo è, e per ogni italiano dotato anche di una piccola passione per la tutela del patrimonio culturale non dovrebbero sorgere dubbi. Ho iniziato con il contattare l’agenzia immobiliare inglese che gestisce la pratica, dopodiché ho scritto a: sindaco di Pescara (città dannunziana per eccellenza), sindaco di Venezia, sovrintendente ai beni culturali di Venezia, ministro Brunetta (veneziano doc), ministero dei Beni Culturali, Presidente del Vittoriale degli italiani, Governatore del Veneto, ad un paio di quotidiani nazionali e anche ad altri.
Il mio consiglio di umile auspice, espresso in totale solitudine, è quello di organizzare una colletta e avrei voluto partecipare simbolicamente con mille euro. Per D'Annunzio lo farei. Una sola  risposta mi è giunta da Giordano Bruno Guerri; risposta telegrafica e rassegnata. Ma, io mi chiedo: dove sono i veri dannunziani arditi in questo paese? Dove sono coloro che esprimono umano entusiasmo anche quando non si guadagna denaro? Se il Vate fosse al mio posto bacchetterebbe le dita a tutti quanti; lui che impavido era capace di insultare Giolitti e di sgridare il Duce accusandolo di mollezza. Se solo un giornale lo volesse, anziché riempire le prime pagine di scadenti gossip estivi e di miseri scandali da bottega, avremmo già l’assegno pronto e la Casetta Rossa brillerebbe sul Canal Grande come un gioiello adamantino dell’Italia gloriosa…gloriosa per il suo passato imperituro, forse, e smidollata per il suo presente.

Marco Chierici

Resto a disposizione di qualunque persona che condivida la mia analisi.

Memento audere semper

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