PULIAMO IL MONDO NELL'ANNO DELLA BIODIVERSITA' / Basta ai sacchetti di plastica con ''Puliamo il mondo''
''Puliamo il mondo'' 24, 25 e 26 settembre 2010, appuntamento di Legambiente per città più pulite e vivibili
Puliamo il Mondo è l'edizione italiana di Clean Up the World, il più grande appuntamento di volontariato ambientale del mondo. Dal 1993, Legambiente ha assunto il ruolo di comitato organizzatore in Italia ed è presente su tutto il territorio nazionale grazie all'instancabile lavoro di oltre 1000 gruppi di "volontari dell'ambiente", che organizzano l'iniziativa a livello locale in collaborazione con associazioni, comitati e amministrazioni cittadine. Puliamo il Mondo è un'iniziativa di cura e di pulizia, un'azione allo stesso tempo concreta e simbolica per chiedere città più pulite e vivibili. L'appuntamento è per il 24, 25 e 26 settembre 2010.
Il 2010 è l'anno dedicato dall'Onu alla biodiversità ed è giusto prodigarsi nella sua difesa.
Le tartarughe marine confondono i brandelli di film di plastica fluttuanti con le meduse, loro prede preferite, mentre balene e altri mammiferi marini, così come molti grandi uccelli marini ne sono vittime a migliaia, forse milioni.
I danni dovuti alla dispersione dei sacchetti
I sacchetti di plastica sono volatili e si diffondono nell'ambiente. Rimangono per anni impigliati nei rami, lungo le sponde dei corsi d'acqua, sulle spiagge e le scogliere, diffondono degrado nei giardini, si trovano sepolti tra le foglie nei boschi, in frammenti nel terreno agricolo. Un sacchetto resta nell'ambiente da un minimo di 15 a un massimo di 1000 anni. Tutti i sacchetti che sono stati utilizzati in circa trent'anni sono ancora tutti - e sono centinaia di miliardi - ubiquitariamente in circolazione.
La plastica negli oceani: il Pacific Trash Vortex
Dispersione e concentrazione: il gioco delle correnti ha generato una concentrazione dei rifiuti dispersi nell'ambiente oceanico a 800 miglia a nord delle Hawaii nell'Oceano Pacifico. Il Pacific Trash Vortex, scoperto dal Capitano Charles Moore, ha un'estensione che varia a seconda delle stime tra i 700.000 e i 10 milioni di Km quadrati e, come minimo, un peso stimato di 3 milioni di tonnellate. Il Pacific Trash Vortex è in gran parte costituito da plastica.
Ecco alcuni numeri
Annualmente, nel mondo, vengono consumati tra i 500 miliardi e 1.000 miliardi di sacchetti di plastica monouso.
In Europa il consumo annuale è di 100 miliardi di sacchetti, che equivalgono a circa 12 milioni di barili di petrolio.
In Italia consumiamo 300 sacchetti a testa in un anno.
Oggi è possibile dire basta!
Il governo italiano ha imposto il divieto a distribuire e commercializzare i sacchetti di plastica con l'approvazione della Finanziaria 2007. Il termine del 2010 è stato poi prorogato dal governo al gennaio 2011. Ora vogliamo dire basta all'“inquinamento bianco” dovuto alla dispersione nell'ambiente di miliardi di sacchetti di plastica. Vogliamo dire basta alle proroghe del governo.
Il “ciclo di vita” del sacchetto per la spesa
Dal punto di vista dell'ambiente (e del consumatore) qual è la scelta più conveniente? Quale quella consigliata da “Vivi con stile”?
Ecco alcune delle indicazioni che emergono dalle analisi ambientali sull'intero “ciclo di vita” dei sacchetti usati per la spesa, per il trasporto personale di beni e per la raccolta dei rifiuti.
Diamo una dimensione individuale del fenomeno
In Italia si consumano annualmente circa 20 miliardi di sacchetti di plastica, 300 a testa. Come è possibile? E' ragionevole questa stima? Da un' analisi commissionata da Carrefour in Francia traiamo alcuni dati che, pensiamo, valgano anche per l'Italia.
Si suppone che una famiglia media si rechi 45 volte all'anno a fare la spesa settimanale riempiendo il carrello della spesa all'80% circa: in volume si tratta di 200 litri di mercanzia. In un anno 9 mila litri, per contenere i quali occorrono 643 sacchetti di plastica usa e getta da 14 litri ciascuno. In peso, 6 grammi di polietilene ad alta densità ciascuno, quasi 4 chili di plastica all'anno. Se si pensa che i sacchetti non vengono dati solo nel corso della spesa settimanale, ma anche quando si compra un libro, un regalo, un gioco o un dolce, è ragionevole – per una famiglia di 3 persone – superare abbondantemente i 900 sacchetti all'anno.
10 kg di CO2 all'anno per famiglia, ma il problema ambientale dei sacchetti è la dispersione nell'ambiente E in termini di inquinamento? Uno degli impatti è rappresentato dalle emissioni di CO2 generate dalla loro produzione e dallo spreco di risorse per un bene così volatile: una manciata di minuti di vita.
Una seria analisi delle emissioni di CO2 provocato dai sacchetti di plastica (polietilene ad alta densità, 6 grammi di peso, quali mediamente vengono venduti o donati ad ogni spesa) è stata svolta dall'Agenzia per l'Ambiente del governo australiano: 2,109 Kg di CO2 ogni chilo di sacchetti di plastica. Cioè quasi 10 chili di CO2 a famiglia media all'anno.
Poiché anche l'uso di una ventina di sacchetti riutilizzabili (in plastica o tessuto naturale) al posto dei 900 a perdere comporta un costo di produzione e gestione (lavaggio), è ragionevole stimare un risparmio di emissioni di CO2 all'anno a famiglia di circa 8 chili all'anno; ma le famiglie, in Italia, nell'ultimo censimento risultavano circa 22 milioni! Gli 8 chili sono il dato che abbiamo scelto per il nostro contatore di impegni presente su www.stopthefever.org
La dispersione nell'ambiente
Ma, come è ben dimostrato dalla comunità dei biologi marini, il maggior danno provocato dai sacchetti di plastica non è tanto conseguenza degli elevati consumi di petrolio per la produzione materiale, la fabbricazione e il trasporto dei sacchetti di plastica, quanto piuttosto dal loro smaltimento finale e soprattutto dalla dispersione dei sacchetti nell'ambiente a causa della loro elevata volatilità e della loro persistenza (per decenni, se non per secoli) nell'ambiente. La ricerca delle alternative? Davvero i sacchi di carta, di plastica di origine biologica sono alternative valide? Si deve ricorrere necessariamente alle borse riutilizzabili di una volta? Vediamo le analisi di confronto ed entriamo nelle scelte possibili a disposizione dei negozi e dei consumatori.
Le alternative possibili
Ce ne sono tante e una analisi tecnica di confronto si trova di fronte ad innumerevoli ipotesi possibili. Semplifichiamo le alternative:
sacchetto di polietilene ad alta densità usa e getta di 6 grammi (molto leggero) usato una sola volta e poi parzialmente (una volta su quattro circa) per l'immondizia quotidiana. Sacchetto riutilizzabile sempre in plastica (ad esempio polietilene a bassa densità) di grammatura superiore (almeno 50 grammi) e anche di dimensioni superiori (circa 40 litri di merce).
Riutilizzabile per decine di volte senza alcuna tema che si rompa. Sacchetto di carta robusta (50 grammi in peso) e 20 litri di capienza. Se ne usano un po' meno, si possono usare parzialmente per riciclare la carta e il cartone e occasionalmente per trasporto di cose e beni. Sono senz'altro riciclabili e a loro volta di carta parzialmente riciclata. Sacchetti in bioplastiche, come ad esempio il “Mater-bi” della Novamont (brevetto italiano) da amido di mais: ipotesi di sacchi da 17 grammi e 25 litri di capienza.
Sono riutilizzabili non solo per altri trasporti, per tutte le frazioni di rifiuti differenziati, compreso l'umido compostabile, ma – come la carta – se dispersi nell'ambiente si degradano naturalmente.
www.viviconstile.org
Leggi la lista dei comuni che hanno già applicato il divieto ai sacchetti di plastica, clicca qui...
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