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ROMA / 17-09-2010

ITALIA LIBIA, PESCHERECCIO COLPITO / Il ministro Maroni: ''Le regole di ingaggio non si modificano''





“Quello delle acque territoriali è un problema che difficilmente potremmo risolvere noi, perché la Libia ha fatto una dichiarazione unilaterale sulle acque territoriali e quindi devono intervenire gli organismi internazionali. E questo non c’entra con il trattato di amicizia”. Lo dice a Radio Radicale il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, in merito al peschereccio italiano contro cui ha fatto fuoco una vedetta libica (consegnata dall'Italia alla Libia nell'ambito dell'accordo di amicizia fra i due Paesi e con a bordo 6 uomini della Guardia di Finanza in veste di osservatori). “Non c’è nessuna differenza tra le mie affermazioni e quanto scritto sulla Padania dove si chiedeva la revisione delle regole di ingaggio- aggiunge- Noi le abbiamo riviste e abbiamo verificato che non si deve modificare alcunché. Il presidente (della commissione Esteri alla Camera, ndr.) Stefani ha posto un problema vero che è quello delle acque che difficilmente potremmo risolvere noi perché la Libia ha fatto una dichiarazione unilaterale sulle acque territoriali e quindi devono intervenire gli organismi internazionali. E questo non c’entra con il trattato di amicizia, con l’accordo sull’immigrazione firmato nel dicembre 2007 dal ministro Amato dove ci sono le regole di ingaggio, le motovedette le abbiamo consegnate noi sulla base di quell’accordo".

"Sono stato frainteso volutamente- prosegue Maroni- quando ho parlato della confusione fatta dai libici per giustificare e comprendere perché la motovedetta, trattandosi di un peschereccio, invece di andarsene perché non era suo compito si sia fermata. Ma ho premesso che in nessun caso è lecito sparare ad altezza uomo. I nostri- aggiunge- hanno fatto quello che dovevano fare. Non c’è nessun contrasto nella Lega".

I RADICALI: "DA MARONI PAROLE INCREDIBILI" - “Le affermazioni del ministro Maroni sulla correttezza del Trattato di Amicizia con la Libia hanno dell’incredibile". E' quanto afferma Matteo Mecacci, deputato radicale eletto col Pd e relatore Osce su Democrazia, diritti umani e questioni umanitarie. "Il governo- aggiunge- non può continuare, da un lato a chiamare sempre in causa l’Unione europea per risolvere le questioni della pesca e dei migranti, e poi stipulare lucrosi (per Gheddafi) accordi bilaterali che incentivano la Libia a violare le norme internazionali, sia per quanto riguarda i confini marittimi che per quanto riguarda la gestione dell’immigrazione”. Infine, continua Mecacci, "tutti ricordano che quando il governo presentò alla Camera nel gennaio del 2008 il disegno di legge di ratifica del Trattato di Bengasi firmato da Berlusconi e Gheddafi, vi furono grandi proclami sul carattere 'storico' di un trattato che avrebbe finalmente chiuso il contenzioso con la Libia. La vicenda del peschereccio italiano mitragliato da una motovedetta italiana guidata dai libici e i respingimenti in Libia di migranti in violazione della Costituzione italiana confermano che in realtà quel Trattato serve solo a Gheddafi per continuare a fare quello che ha sempre fatto, e cioè non rispettare gli impegni internazionali".

Fonte: Agenzia Dire
www.dire.it


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