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ROMA / 16-11-2010
VINO, I RACCONTI DI UN INTENDITORE / La mia prima vendemmia
Le cinque di un mattino di ottobre, fuori è ancora buio, mio nonno mi viene a svegliare…
Dove tutto ha inizio
“Dai, siamo pronti per andare…”In realtà ero già sveglio, l’emozione era così forte che tutta la notte rimasi ad aspettare che mi venisssero a chiamare.
Ci prepariamo, usciamo di casa per caricare le auto. Appuntamento nella piazza del paese con le altre famiglie, parenti ed amici, si parte!
Un brivido attraversa il mio corpo, ero praticamente infreddolito dalle temperature mattutine, ma da li a poco durante il viaggio in macchina, vedo il sole incominciare a levarsi, che emozione dapprima rosso infuocato pian piano sempre più grande di una luce calda ed avvolgente.
Era la mia prima volta che potevo finalmente dare il mio contributo alla famiglia.
Era la mia prima vendemmia!!!
Quello che gli anni prima era solo un gioco, questa volta sarebbe stato scoprire, capire, imparare dove nasce il vino, i suoi colori, i suoi profumi. Era il momento di scoprire il mistero, non volevo perdermi niente. Seguivo mio nonno in tutte le sue fasi della giornata lavorativa, non lo perdevo un’istante di vista.
Andare tra i filari con un cestino di vimini e con molta cautela tagliare con le forbici uno ad uno i grappoli di uva e con delicatezza riporli nel cesto, assicurarsi che i grappoli ed i suoi acini giungessero perfettamente intregri e sani alla pigiatura, era faticoso, ma nello stesso istante sentire il canto delle belle donne che si trovavano li con noi ci alleggeriva la fatica e rendeva quei momenti indescrivibili.
Ricchi di colori e profumi, i grappoli, venivano pian piano pigiati, ed era affascinante vedere sgorgare dalle vasche di pigiatura, alle vasche sottostanti, tutto quel liquido. Era una cascata di succo d’uva di un colore rosso porpora intenso dal profumo vinoso ed inconfondibile di mosto.
Ecco, questa immagine si ricreava sempre negli anni in cui si rifaceva la vendemmia…
Ormai sono trascorsi tanti anni da quei momenti indimendicabili e indescrivibili. Ho avuto la fortuna di seguire mio nonno che con tanta umiltà lasciava intravedere a chi lo stesse guardando con occhio attento e sensibile tutta la sua passione.
Passione che nasceva dal profondo amore per la terra, come la vite che affonda le sue radici in qualsiasi tipo di terreno alla ricerca di quello che le servirà per nutrirsi, arricchirsi e dare il contributo per ottenere quello che noi tutti, da li a pochi mesi dopo, avremmo degustato con tanto orgoglio per il nostro lavoro ben fatto.
E’ esattamente nei campi, tra i filari che inizia una buona vendemmia!!!
Decidere il numero di piante, stabilire lo spazio tra una pianta e l’altra. Decidere quante gemme lasciare sulla pianta e quindi quanti grappoli ottenere da essa. Effettuare la cimatura dei grappoli stessi, ovvero privarli degli acini in eccesso. Mi fermo, rifletto… “ma sarà questo il giusto lavoro da eseguire in vigna?” Tutto ciò mi creava confusione.
Non avrei mai potuto immaginare che tutte queste decisioni a volte anche difficili avevano un senso. Non era l’idea bizzarra, come io pensavo, di un contadino stravagante a dettare quelle regole. Era il coraggio, era l’ambizione, era la voglia di ottenere qualcosa che si riconducesse sempre più al territorio, che avesse delle note inconfondibili, era lo scopo del contadino di concentrare con un’attenta selezione in vigna tutte le sostanze nei grappoli prescelti ricchi di estratto e che a loro volta avrebbero dato al vino grande struttura, eleganza ed elevata qualità.
Chi l’avrebbe mai detto che quello che fu per me un gioco potesse essere invece la base più importante per ottenere il massimo del risultato!!!
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