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ORVIETO (Terni) / 15-12-2010
TEATRO MANCINELLI/ Venerdì si va in scena con “Kvetch”, Piagnistei Ebraici
Viterbo, ultime news Spettacolo - “Kvetch” che in ebraico significa, appunto, piagnistei è il titolo della pièce teatrale che va in scena a Orvieto venerdì 17 dicembre alle ore 21.00 e conclude gli appuntamenti previsti per il 2010 dal cartellone del Teatro Mancinelli.
Scritta nel 1986 da Steven Berkoff autore, attore e regista tra i più affermati della scena inglese contemporanea, l’opera, che ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti come il Primo Premio al Fringe Festival di Edimburgo (1991) e il Premio Nuove Sensibilità (2008/2009), si avvale della regia dal giovanissimo Tiziano Panici che dirige la sua compagnia.
Lo spettacolo che va al di là della prosa, intesa nel senso più comune del termine, si inserisce in un filone giovane e innovativo che fa del sarcasmo il suo cavallo di battaglia ed è dedicato, come spiega l’autore stesso, “a chi ha paura di avere paura, di fallire, di esporsi, di dire quello che pensa…”.
“Kvetch”, come spiega ancora Berkoff, “è uno studio degli effetti dell'ansia”, il tentativo di bucare un cielo di carta interiore, aprendo a improvvisi e godibilissimi monologhi interiori che fanno emergere tutta la discrepanza tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere, tra le parole dette e i pensieri nascosti, in un continuo cortocircuito che porta la situazione al limite del grottesco, con effetti a tratti esilaranti. Piagnistei sono quelli a cui si abbandonano i protagonisti – piccoli borghesi dalle vedute ristrette, ossessionati dalla paura di deviare dai modelli imposti dalla routine – quando non sanno reagire, quando sono assaliti dai dubbi, le aspettative e il giudizio altrui soffocano la loro sensibilità e diventano il metro di giudizio della loro realizzazione personale.
Ognuno di loro si muove lungo una doppia linea: da un lato le frasi, il "detto a tutti" e per questo dicibile, la maschera di tutti i giorni. Dall'altro i pensieri più intimi, l’indicibile, appunto: i personaggi si alienano dalla scena, non partecipano più, per dare sfogo ad una sincerità totale e muta. Quando la verità delle frustrazioni e dei desideri affiora in soliloqui ironici e disperati che si compenetrano alla realtà delle parole, la scena si interrompe, in una sorta di vuoto temporale, o prosegue per gli altri personaggi impegnati a interagire con parole e gesti convenzionali. Un marito una moglie che non si sopportano più e devono seguire fantasie solitarie per riuscire a stare ancora insieme; una suocera pesante che non è bene abbandonare in una casa di riposo, ma con cui è impossibile vivere dovrà essere sopportata almeno una volta a settimana; l’amico separato che si scopre, ricambiato, attratto dal marito; tutti cercano di convivere ma forse la ricerca di un’assonanza tra convenzioni e interiorità è solo uno sforzo vano, o meglio, utile solo a porre urgenti interrogativi al pubblico che non può non identificarsi, almeno un po’ con la scena.
Nel ruolo dei personaggi, interpretati dai bravissimi giovani attori Ivan Zerbinati, Laura Bussani, Federico Giani e Simone Luglio, è racchiuso il senso dell’opera: il dramma dell’inadeguatezza, tinteggiato in un chiaroscuro di divertimento e amarezza, che emerge dal comportamento e dall’interazione delle differenti personalità.
“Kvetch”, fa anche parte di “Migrazioni”, la stagione di teatro di “Venti Ascensionali” organizzata dal Collettivo Teatro Animazione in collaborazione con l’Associazione TeMa. Inizialmente in programma alla Sala del Carmine, lo spettacolo, che ha già avuto numerose richieste di prenotazione, è stato spostato per motivi di capienza al Teatro Mancinelli.
Per maggiori informazioni è possibile contattare il numero 0763/340493 oppure consultare il sito www.teatromancinelli.it
Simone Casavecchia
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