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ROMA / 01-02-2011
LETTERE / I veri abusivi. Dalla Tunisia all'Egitto riflessioni sulle sanguinose rivolte popolari
Le rivolte di questi ultimi giorni, che hanno visto scorrere sangue in vari Paesi, ben riconducono ad una verità per troppo tempo disdegnata dai progressisti di tutto il mondo: a frapporsi tra l'umanità ed il benessere e la felicità, oggi come sempre, sono i fedelissimi servi del tiranno, coloro i quali hanno barattato le loro coscienze con un posto a vita nei ruoli delle Funzioni Pubbliche.
Ve lo immaginate un despota senza i suoi fedelissimi statali? Potrebbe mai qualcuno instaurare una dittatura in una società in cui i ruoli pubblici, in primis quelli relativi all'ordine pubblico, fossero regolarmente restituiti al popolo, così come vuole il primo principio della democrazia, ed assegnati a rotazione?
Quanto di pertinenza e proprietà della collettività va condiviso: questa è la prima chiara ed evidente regola di una società evoluta. Ma allora perché i tanti progressisti dei Paesi più avanzati democraticamente ed economicamente non si sono ancora fatti un dovere di portare a compimento il lavoro di chi li ha preceduti democratizzando, dopo le strutture di Governo, anche quelle della Funzione Pubblica?
La causa di questo ritardo è di una univocità sbalorditiva: il mondo della cultura è ovunque ancora in mano ai baroni, a quegli svergognati che per mantenere i loro indebiti privilegi hanno ammaestrato per decenni intere generazioni di persone impegnate politicamente tenendole all'oscuro del fatto che nell'ambito di ciò che è pubblico bisogna necessariamente avvicendarsi, pena l'irrigidimento e la corruzione di tutto il sistema sociale.
La prima rivolta nel Nord Africa è iniziata con il sacrificio di un giovane lavoratore indipendente, di un uomo dignitosamente libero, che s'è visto sequestrare il banchetto del proprio piccolo commercio e tacciare di abusivismo proprio da coloro i quali occupavano a vita ruoli che appartenevano invece all'intero popolo e per questo rigorosamente da condividere. Di fatto i veri ABUSIVI sono gli STATALI. Questa è la nuova, dirompente, risolutiva consapevolezza da acquisire a livello globale.
Il mondo progressista, quello che invoca continuamente ambiente, diritti, lavoro e pace, ha da smettere di farsi inculcare e pilotare lungo strade che divergono da ciò che realmente conta dai professori a vita, dai baroni, da gente così spudorata da fare continui vani convegni sulla democrazia.
Il mondo progressista ha un dovere preciso: crescere interiormente, emanciparsi dai suoi corrotti maestri e scacciare, s'intende pacificamente, legalmente, civilmente, con la nuda e pura espressione di un forte desiderio pronunciato ad alta voce, ovunque ed in continuazione, gli assunti a vita dai ruoli pubblici del proprio Paese. In modo da agevolare ovunque nel mondo un fondamentale balzo in avanti per l'umanità.
Non sono tanto i potenti oppressori a costituire un problema quanto i deboli inconsapevoli dei loro diritti.
Danilo D'Antonio
Laboratorio Sociopolitico
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