Contattaci Associazioni
iscriviti alla newsletter iscriviti alla newsletter diventa fan di unonotizie su facebook diventa fan
cerca   
home | attualità | cultura | salute | ambiente | agroalimentare | turismo | sociale | spettacolo | scienza-tech | sport | mistero | eventi
ULTIME NOTIZIENORD ITALIA |CENTRO ITALIA |SUD ITALIA |LAZIO |TUSCIA
Share
ROMA / 17-02-2011

IN LIBRERIA, ''IL PENSIERO NUOVO'' / l'ultimo libro di Massimo Fagioli: ''L’inconscio? E’ conoscibilissimo''

Nel libro, l’anatema di Schelling, le immagini degli artisti e l’interpretazione dei sogni L’Asino d’oro edizioni. Il 18 febbraio in tutte le librerie, le lezioni tenute nel 2004 dallo psichiatra dell’Analisi Collettiva all’Università di Chieti Pescara


IN LIBRERIA, ''IL PENSIERO NUOVO'', l'ultimo libro di Massimo Fagioli: ''L’inconscio? E’ conoscibilissimo''. Ultime notizie - Roma - “L’inconscio? Non è il vaso di Pandora che contiene tutti i mali del mondo. Ho sempre inteso il non cosciente, come non conosciuto, ma non inconoscibile: si può conoscere benissimo”. E’ un affascinante e originale percorso, tra storia del pensiero ed esperienze professionali e umane vissute in prima persona, quello che il professor Massimo Fagioli racconta in “Il pensiero nuovo”, il suo undicesimo libro in uscita per L’Asino d’oro edizioni venerdì 18 febbraio 2011 in tutta Italia.

Il volume raccoglie le lezioni svolte nel 2004 all’Università degli Studi di Chieti -Pescara, dove lo psichiatra dell’Analisi Collettiva tiene un affollatissimo corso di psicologia dinamica giunto ormai al decimo anno accademico.
Su sollecitazione del preside Gaetano Bonetta, che dal 2002 lo ha invitato a parlare agli studenti della ricerca sull’inconscio, Fagioli prende le mosse dalle origini della parola adoperata per la prima volta dal filosofo Schelling nel 1800 e che in tedesco, das Unbewusste, significa in realtà “inconoscibile”.

“E’ possibile che duecento anni di storia, duecento anni di movimento della mente umana, di quella stessa genialità dell’uomo che ha scoperto tantissime cose, che ha inventato le fibre ottiche, il laser e il treno ad alta velocità, si siano lasciati inibire e bloccare, non si siano mai ribellati a una parola inventata da un filosofo?”, si domanda Fagioli.

Dalla invenzione (“geniale”), nel primo decennio dell‘800, della parola psichiatria, medicina della psiche, a Pinel che separa la malattia dalla criminalità, fino a Esquirol che nel 1805 distingue le malattie in nevrosi e psicosi, passando per Mesmer (1784) che con il magnetismo animale, dimostra l’influenza di un essere umano su un altro essere umano, Fagioli traccia le tappe fondamentali della storia della psichiatria, attraverso la sua personale ricerca di medico, prima negli ospedali di Venezia e di Padova e poi a Kreutzlingen, in Svizzera, dove era stato chiamato a dirigere la Comunità terapeutica di lingua italiana presso la clinica Bellevue di Binswanger.

“Schelling - spiega nel libro Fagioli - usa per primo la parola inconscio per indicare qualcosa di non materiale che però esiste, non è spirito, ma sta dentro l’uomo. E’ una realtà umana, ma il ‘non rendersene conto’ è stato trasformato in un’impossibilità di conoscere”.  
A questa sorta di “anatema, secondo cui la mente umana è inconoscibile e non si può toccare”, Fagioli contrappone l’idea di inconscio inteso come qualcosa di sconosciuto, che poi può essere conosciuto con la ricerca e con l’interpretazione dei sogni. E giunge a pensare l’immagine inconscia non onirica: quella che da svegli si forma nella mente degli artisti.
Il cardine, spiega Fagioli, è “portare la formazione medica, i concetti di malattia, diagnosi, prognosi, cura e guarigione alla psichiatria”.

Ma non solo, “si tratta, ancora di più, di portarla all’inconscio”. Una novità assoluta, perché “in psichiatria non fu mai pensata la parola malattia nei riguardi dell’inconscio, perché questo pensiero senza coscienza è natura umana perversa, cattiva, animale e pazza per sua natura”, aggiunge Fagioli, che usa sempre un linguaggio estremamente chiaro e semplice, ricco di esempi concreti e di riferimenti storici.

Tra gli episodi della sua lunga esperienza di psichiatra, significativo quello del confronto diretto, senza alcuna mediazione, per trentasei ore di fila chiuso in una stanza nell’ospedale di Padova, a inizio Anni ’60, “con una paziente delirante che sosteneva: mia figlia è morta, mentre in realtà non era vero”. “C’era un invisibile - spiega Fagioli -: lei vuole che sua figlia sia morta, le dissi ad un certo punto. Avevo scoperto una ‘volontà’ invisibile, la pulsione”. La donna si calmò e dopo altre dodici ore ininterrotte di interpretazione fu rimandata a casa.

torna a News Torna a: News invia ad un amico Invia ad un amico stampa Stampa
commentiCommenti inserisci un commento Inserisci un commento
  nessun commento...
































autorizzazione n°7/08 Registro Stampa Tribunale di Viterbo
Iscrizione Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) al numero 18164
direttore responsabile Sergio Cesarini
P.Iva 01927070563
© Copyright 2011 Euriade s.r.l.
archivio notizie | video archivio | siti utili | sitemap | Livescore | Team Building