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ROMA / 03-04-2011
CASO ENI - AGI, AGENZIA GIORNALISTICA ITALIA / a casa molti redattori AGI. Restano manager ENI ed amici degli amici?
CASO ENI - AGI, AGENZIA GIORNALISTICA ITALIA / ''prepensionati'' redattori AGI. Restano manager ENI e amici degli amici? Ultime notizie - Roma - Lunedì 4 aprile, saranno noti i componenti del CdA dell’Eni, il maggior gruppo industriale partecipato dallo Stato , il Ministero del Tesoro e’ infatti l’azionista di maggioranza: si sapra’ se l’attuale ad Paolo Scaroni e la sua ‘squadra’, proseguiranno nel terzo mandato o se ci saranno, come pare probabile, cambiamenti e/o aggiustamenti. In particolare all’Agi, l’Agenzia di stampa dell’Eni. Proprio per l’Agi cade di questi tempi una ricorrenza ‘drammatica’: la scomparsa, il 15 marzo 2003, passata sotto ‘silenzio’, per la gravita’ dell’atto consumato nella sede di lavoro, con l’alibi della privacy, di un’apprezzata e ben nota collega nel mondo dell’informazione, Giovanna Baino.
Nel mentre prosegue, per niente limpidamente, il piano di prepensionamenti (2010-2011) per 19 redattori, secondo la legge 416 per ‘ristrutturazione’ aziendale: gli ultimi due bilanci (2008 e 2009) dell’Agi si sono chiusi, infatti, in profondo ‘rosso’ (per un totale non inferiore ai 10 milioni di euro) ripianati dal potente ‘cane a sei zampe’ che ha evitato l’istanza del fallimento per erosione del capitale sociale dell’agenzia di stampa guidata da Daniela Viglione. Parallelamente all’attuazione del piano di prepensionamenti (sono gia’ usciti 15 dei 19 redattori, gli ultimi quattro entro il 2 novembre prossimo) si e’ provveduto ad un cospicuo ‘pacchetto’ di nomine motivato con carattere d’urgenza (un vice-direttore, un capo-redattore centrale, un paio di capo-servizi) fuori dalle norme contrattuali e dall’accordo sottoscritto da Fieg, Fnsi, Agi, Asr e Cdr sulla futura pianta organica. Non sono state, ad esempio, concesse al CdR le 72 ore per esprimere il proprio parere, pur se non vincolante, sull’ordine di servizio relativo alle suddette nomine. Non solo, ma si e’ anche provveduto all’assunzione ed impiego di collaboratori a vario titolo per rimpolpare la redazione: in realta’ per ridisegnare i futuri ruoli e competenze.
Un’operazione in se’ legittima ma certamente molto poco rispettosa delle norme vigenti e verso coloro i quali a 58 anni di eta’ e 18 anni di contributi si sono ritrovati di fatto fuori, con l’aggravante oltre che senza stipendio (per aver dato le dimissioni) anche senza pensione, non essendo stato emanato dal Ministero del Lavoro il decreto attuativo della legge per il semestre maggio-novembre 2010. Non solo senza pensione, dunque, ma anche senza l’assistenza sanitaria Casagit per avere la quale hanno dovuto provvedere di tasca propria. E questo stato d’incertezza e di ‘caos’, non risparmia gli ultimi redattori ‘rottamati’ chiamati ad uscire nei prossimi due semestri del 2011, gennaio-giugno e giugno-novembre. Perche’ un ritardo cosi’ lungo per il decreto del semestre giugno-novembre 2010, tanto che potrebbe scattare la clausola di salvaguardia per il ‘reintegro’ temporaneo? Perche’ solo l’Agi, tra tutte le testate che hanno fatto ricorso alla 416, si trova in una situazione cosi’ precaria? Non si tratta, come teorizza la Fieg di ‘sfortuna’, ma di insipienza della dirigenza aziendale perche’ pare che manchino al Ministero del Lavoro, le documentazioni relative agli investimenti per ‘ristrutturazione’ fatti nel semestre giugno-novembre 2010.
Insipienza e pressappochismo, dunque, che scaturiscono da un ‘vizio’ di fondo: la non conoscenza assoluta del settore dell’editoria! Pero’ in tutto questo lo spazio economico per nomine, promozioni ed assunzioni, di fatto, ci sono, eccome: e ci sono anche per nuovi sistemi tecnologici. Intoccabili tanti dirigenti, ‘amici degli amici’ di politici e manager Eni, contratti di collaborazione a iosa: e ben poco non si sa sia del loro ‘costo’ che del loro ‘livello’ e ‘grado’ di produttivita’. C’e’ allora da chiedersi se e quanto sia reale lo ‘stato di crisi’ dell’Agi e la sua esigenza di ennesima ‘ristrutturazione’, in base alla quale si e’ stati ammessi ai benefici pubblici della 416, dal momento che 5,5 milioni di euro sono stati spesi tra ‘ristrutturazione’ della nuova sede per la quale si paga l’affitto e nuovi (?) sistemi tecnologici piu’ ovviamente i costi di nomine, promozioni ed assunzioni, e quelli ‘esosi’ c’e’ da pensare per la fascia dei dirigenti. Non solo: si e’ riusciti a riciclare in una parallela attivita’ editoriale del gruppo (la rivista Oil) addirittura l’ex-direttore dimesso il 24 novembre 2010 nonostante avesse ampiamente maturato tutti i requisiti per la pensione!
E alla barba dei sacrifici richiesti non solo ai giornalisti ma anche ai poligrafici si aprono sedi all’estero: Kenya e Congo, a Mosca mentre a Huston e’ stata trasferita da anni una redattrice in carico alla sede di Roma! Non e’ un elegante e signorile il modo di gestire le persone: sia per chi esce sia per chi e’ assunto con parametri non contrattuali. Messi abilmente gli uni contro gli altri, vien fuori da una parte una ‘mattanza’ di professionalita’ da cui si salva chi ha, come si dice, ha qualche ‘santo’ in alto e dall’altro ‘uno sfruttamento’ ignobile. E nessun ‘pensiero’ va a chi gia’ fuori e’ senza pensione e senza assistenza, come per chi essendo nella lista di proscrizione deve ‘difendersi’ con le unghie ed i denti la propria professionalita’ e qualifica maturate nel corso degli anni… Il sindacato? La Fnsi? E chi li ha visti e sentiti? Diversamente da altre testate, vedi la Rai, dove la presenza e la voce della Fnsi e dell’Usigrai si vede e si sente quotidianamente, l’Agi e’ ‘zona franca’. Eppure anche la Rai e’ azienda partecipata dal Tesoro pero’, a differenza dell’Eni, non fa utili ed e’ terra di conquista per partiti e correnti di partito, a differenza del ‘cane a sei zampe’.
Ora pero’ ‘morde’ l’attesa per conoscere il nuovo CdA dell’Eni che a cascata comportera’ cambiamenti nelle diverse societa’ del gruppo, compresa l’Agenzia Italia. E una certa influenza sulle nomine per il CdA dell’Eni – si dice - puo’ averla l’inchiesta dei Pm Henry John Woodcock e Francesco Curcio sul ruolo di Luigi Bisignani, gia’ ribattezzata P4 e che a ben guardare non manca di avere punti di contatto con l’originaria P2 e il filone romano della P3. Sono nomi che ritornano. Dall’indagine finora è trapelato pochissimo, ufficialmente La Monica è ancora l’unico indagato. Ma si può pesare la ‘caratura’ della storia mettendo in fila i nomi dei testimoni già sentiti: l’ad dell’Eni Paolo Scaroni, i ministri Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo, il finanziere Francesco Micheli, il direttore dei servizi segreti militari Adriano Santini, l’editore dell’Avanti Valter Lavitola e il direttore delle relazioni esterne di Finmeccanica Lorenzo Borgogni.
E se – stando ai rumors - Gianni Letta pare voglia tutelare in ogni modo Scaroni riconfermandolo alla guida dell’Eni, non si esclude l’arrivo (alla Snam Rete Gas) di Mauro Masi, ormai in fuga dalla direzione generale della Rai. Da non sottovalutare poi il Ministro del Tesoro, Giulio Tremonti che molto poco apprezza (come del resto il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi) il ‘management’ dell’Agi: tra i suoi candidati Alessandro Profumo, defenestrato da Unicredit pochi mesi fa e pronto per la presidenza dell’Eni dove costituirebbe un perfetto competitor di Scaroni. Insomma, per l’attuale ad dell’Agi, Daniela Viglione che certamente non ha brillato per risultati i giorni sarebbero contati.
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