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ROMA (RM) / 16-09-2011

ABRUZZO, TERREMOTO DELL'AQUILA: RISCHI NON COMUNICATI / La rivista ''Nature'' lancia grave accusa su terremoto Abruzzo

Secondo la accreditata rivista scientifica gli scienziati italiani avrebbero dovuto comunicare il pericolo in modo diverso



L'Aquila, 6 aprile 2009. A più di due anni di distanza dal tragico terremoto che ha sconvolto migliaia di cittadini italiani e devastato gran parte dell'Abruzzo, la rivista "Nature", punto di riferimento nel panorama scientifico internazionale lancia nella copertina del suo ultimo numero un'inquietante domanda: "Colpevoli?". Si apre così un caso internazionale che accenderà un dibattito serrato riguardo all'enorme responsabilità di comunicare in modo equilibrato, ma anche efficace, il rischio che avvengano eventi naturali tanto catastrofici quanto imprevedibili, i terremoti innanzitutto, ma anche inondazioni e tsunami.

Nature ha riportato il giudizio icastico e severo di Thomas Jordan, direttore del Centro terremoti dell'Ucla (University of California, sede di Los Angeles) e presidente della Commissione internazionale sulla previsione dei terremoti (Icef), secondo cui comunicazioni di questo tipo che per la loro natura risultano essere estremamente delicate e difficili da gestire, "devono essere fatte bene, e all'Aquila non è stato fatto". La rivista segnala anche come il 31 marzo 2009 la Commissione grandi rischi aveva lavorato in condizioni non facili. Nei giorni precedenti la tensione, già forte nella popolazione a causa dello sciame sismico in atto, era aumentata notevolmente in seguito agli allarmi sull'arrivo di un terremoto lanciati da Giampaolo Giuliani e basati sull'analisi delle emissioni di radon dalla roccia.

I risultati di Giuliani, presentati da Nature come "un tecnico di laboratorio", sono giudicati "insoddisfacenti" nell'articolo, che riporta i dati dell'Icef: Giuliani "non ha ancora pubblicato un singolo articolo sul radon che abbia superato l'analisi dei revisori", ossia la cosiddetta peer-review (revisione fra pari) che garantisce la legittimità di un lavoro scientifico. Inoltre quella riunione della Commissione grandi rischi, rileva ancora la rivista, era avvenuta in modo anomalo: le sessioni avvengono di solito a porte chiuse, ma in quell'occasione "Boschi era rimasto sorpreso nel vedere decine di governanti locali e altre persone esterne alla comunità scientifica assistere alla riunione, durata circa un'ora, nella quale i sei scienziati si sono trovati ad affrontare un'ondata di timori da parte della popolazione locale".

All'inchiesta presentata sulle pagine della testata hanno fatto subito eco le reazioni della comunità scientifica, scesa in campo innanzi tutto per manifestare la propria solidarietà all'ex presidente dell'Istituto nazionale di geofisica (Ingv), Enzo Boschi. Molti addetti lavori stanno ora cercando di capire che cosa è avvenuto di sbagliato nella riunione della Commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009, le cui conclusioni sono costate ai sei componenti l'accusa di omicidio colposo plurimo. E' fuori discussione, secondo i ricercatori, il fatto che prevedere un terremoto sia impossibile alla luce delle conoscenze scientifiche attuali. Bisogna piuttosto riflettere sulle strategie di comunicazione perché quello che è accaduto all'Aquila è destinato a fare riflettere e porterà i sismologi di tutto il mondo a chiedersi quale sia la strategia migliore per comunicare il rischio.



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