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ROMA / 28-09-2011
TASSA DI SOGGIORNO / Infuria la polemica tra gli albergatori, trasformati in esattori
Le critiche arrivano unanimi dai tour operators internazionali, dalle città d'arte, dalle regioni e anche dai piccoli comuni. Federalberghi vuole chiarezza.
TASSA DI SOGGIORNO / Infuria la polemica tra gli albergatori, trasformati in esattori - ultime notizie Roma - Mal digerita da tutti nel settore – soprattutto dagli albergatori chiamati a svolgere l’odioso e rischioso compito di esattori – la tassa di soggiorno è ormai una realtà diffusa. La polemica infuria anche sul fatto che l’erario considera l’albergatore sostituto d’imposta, costretto dunque a pagare, e in tempi brevi, anche in caso di mancato o di ritardato pagamento del cliente.
Intanto la stampa internazionale parla di operatori stranieri costretti ad assorbire la tassa, da 1 a 7 euro per notte, introdotta senza preavviso a programmazione e pricing fatti da un pezzo. Solo Globus Tours, t.o. Usa specialista sull’Italia, ha parlato di un imprevisto da un milione di dollari nel 2011: «Una spesa inevitabile – ha detto Steve Born, vp marketing – perché ormai bastano pochi dollari a cambiare le scelte di consumo, in fatto di meta e di marchio. E non vogliamo mandare l’Italia fuori mercato». Così hanno assorbito la tassa anche Perillo Tours e Insight Vacations, e altri specialisti, per ora. Perché per esempio l’Irlanda, in crisi più di noi, l’Iva sul turismo l’ha tagliata di oltre 3 punti, stimando i volumi di crescita conseguenti, e minacciando durissime ritorsioni sugli esercizi che non gireranno il risparmio al cliente. Intanto da noi la manovra finanziaria inginocchia i Comuni, che sempre più numerosi chiedono la tassa di soggiorno, con criteri variamente congegnati.
E la domanda resta: cosa faranno le amministrazioni locali con i nuovi incassi? Perché alla pressante richiesta di reinvestirla in servizi e sostegno al turismo non corrisponde alcun automatismo contabile. Così si vede il senso della proposta avanzata in Toscana di creare gli Osservatori Turistici di Destinazione per uniformare le modalità di utilizzazione del tributo, che intanto pesa su operatori e turisti.
Cosa fanno Roma e Venezia
Venezia applica la tassa da fine agosto, le aliquote variano in due fasce per alta e bassa stagione, in base all’ubicazione (Centro storico, Isole, Terraferma), alla categoria e alla tipologia della struttura ricettiva: si distingue tra strutture alberghiere, extralberghiere e all’aperto, ossia villaggi e campeggi, da un minimo di 60 centesimi fino a 4,50 euro (per persona, e per le prime cinque notti) ma con il 50% di sconto per i ragazzi tra 10 e 16 anni. Non pagano la tassa i bambini sotto i 10 anni, gli autisti dei pullman, gli accompagnatori di gruppi di almeno 25 partecipanti e altre categorie di utilità sociale, non si paga negli Ostelli della Gioventù o in altre strutture del Comune. Quanto alla destinazione d’uso dei ricavi, la delibera comunale veneziana è precisa: “Il gettito sarà destinato a finanziare interventi in materia di turismo, a sostegno delle strutture ricettive, interventi di manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali, e relativi servizi pubblici locali”.
Roma è stata la prima a legare la tassa alla categoria ricettiva: un euro per i camping; due per pensioni, bed and breakfast, case vacanze, hotel fino a 3 stelle; quattro euro per 4 e a 5 stelle. Ma si paga un euro anche per i biglietti di musei, battelli sul Tevere e Open bus. Esentati anche qui i bambini fino a 10 anni, autisti e accompagnatori di gruppi, e chi è in città per assistere un malato. A Roma la tassa riguarda 3.800 esercizi e porterà nelle casse capitoline fino a 200.000 euro al giorno, secondo il Campidoglio tra 70 e 80 milioni di euro l’anno. «Il 5% verrà utilizzato per la promozione di Roma nel mondo», spiegano all’assessorato all’immagine, guidato ora da Rosella Sensi che è subentrata a Mauro Cutrufo, già vice sindaco con delega al turismo. Ma il 95% andrà in spesa corrente, e quindi in servizi, dei quali del resto usufruiscono anche i turisti.
La Toscana vuole gli Osservatori
A Firenze, annunciata agli albergatori con brevissimo anticipo e senza alcuna concertazione, la tassa di soggiorno è in vigore dal primo luglio, proporzionale alla tariffa, in fasce da uno a 5 euro per persona e per notte.
Quanto all’uso dei ricavi è stata proprio la Regione Toscana a proporre l’istituzione degli Osservatori di Destinazione Turistica, per verificarne il percorso del denaro sul territorio. Il Comune di Firenze stima per questo primo anno – in realtà cinque mesi effettivi – incassi per circa 10 milioni di euro: già tutti destinati – con l’approvazione del Consiglio Comunale – a opere di restauro, contributi per musei (oltre 3,5 milioni di euro), realizzazione di eventi culturali di richiamo turistico (mezzo milione di euro); e ancora alla gestione di servizi di informazione turistica (circa 800 mila euro), al trasporto pubblico locale (2,6 milioni di euro) e alla manutenzione del patrimonio arboreo (altri 1,5 milioni di euro).
Anche i piccoli Comuni battono cassa
"Montescudaio più cara di Montecarlo", titolano i giornali. «Sciocchezze – replica il sindaco – un euro a notte, agriturismi esclusi, non pesa sulle tasche di nessuno». Aurelio Pellegrini, primo cittadino del piccolo Comune in provincia di Pisa, schiva i colpi dei media e va dritto per la sua strada. A Montescudaio – 2.000 abitanti per 90.000 presenze l’anno – la tassa di soggiorno è in vigore dal primo giugno. Tre mesi utili a fare cassa e finanziare l’Ufficio turistico aperto questa estate. «Prima di applicarla ho fatto le dovute verifiche. Siamo in piena regola» insiste Pellegrini, che ha subito istituito anche l’Osservatorio Turistico di Destinazione: l’organismo interno richiesto dall’assessore regionale Cristina Scaletti per monitorare i flussi e l’impiego delle risorse. Adesso secondo Pellegrini manca solo l’ultimo sigillo: «La pubblicazione da parte della Regione Toscana della fantomatica lista dei Comuni turistici». Il balzello rimarrà in vigore almeno per un anno. «Poi – anticipa il sindaco – saremo costretti a sospenderla per effetto dell’ ingresso nell’Unione dei Comuni delle colline pisane. A quel punto la decisione sarà collettiva». Montescudaio non è unica nel suo genere. Sono decine i piccoli Comuni, quelli con meno di 5.000 abitanti, che hanno colto al balzo il via libera del governo. In Liguria ha fatto discutere il caso Framura (737 abitanti). Dove – tuona Confcommercio di La Spezia – la gabella è stata “introdotta di soppiatto, senza consultare le associazioni di categoria”.
Più a Sud, in Abruzzo, spunta Caramanico Terme con i suoi 2.119 abitanti, dove la tassa di soggiorno varia da 0,25 a 3,60 euro a notte, introdotta dal primo luglio. Il regolamento approvato a giugno ne chiarisce le finalità: il 70% dei ricavi servirà a finanziare gli interventi previsti dal Piano integrato di sviluppo turistico, gli eventi e le manifestazioni, ma anche a migliorare i servizi per i visitatori.
La tassa arriva sulla Costiera
E la tassa di soggiorno fa proseliti anche in Costiera amalfitana. Apripista per l’introduzione del balzello dal prossimo gennaio, i Comuni di Praiano e Ravello: il primo con una media di 50.000 presenze l’ anno, il secondo a quota 120.000. Un numero di visitatori che si traduce in un tesoretto a quattro zeri reinvestito nel turismo. «Sono soldi a destinazione vincolata: promozione, manutenzione, restauro dei beni culturali, potenziamento dei servizi pubblici», ci dice il sindaco di Praiano, Giovanni De Martino. Gli fa eco da Ravello il primo cittadino Paolo Vuilleumieur, che rassicura gli operatori: «Questa tassa si tradurrà in guadagno per le aziende turistiche. Il miglioramento dei servizi produrrà un incremento degli arrivi». Mentre Positano temporeggia, Amalfi accelera. «Tra manovra e Patto di stabilità, non abbiamo alternative. Tasseremo anche noi i soggiorni, a partire dal 2012», annuncia il neosindaco, Alfonso Del Pizzo. Con 300.000 presenze l’anno, Amalfi conta di incassare 900.000 euro. Irrinunciabili, considerato che «l’anno prossimo il Comune dovrà sborsare ancora un milione e 450.000 euro per il maxi-parcheggio Lunarossa».
Quante siano, nessun lo sa...
Per il momento non c’è alcun controllo della tassa di soggiorno sul territorio nazionale. Il Dipartimento del Turismo e lo staff del ministro Brambilla rimandano alle Regioni, le quali scaricano sugli enti locali l’onere di creare un osservatorio, che ad oggi non c’è. L’estrema conseguenza di questo federalismo municipale è dunque l’assenza di un elenco aggiornato dei Comuni che hanno deliberato l’introduzione della tassa di soggiorno. L’Anci dichiara di “apprendere le notizie dalla stampa locale", ma non esclude che nel 2012 potrà "decidere di raccogliere le informazioni e stilare una mappa nazionale dei Comuni che hanno adottato la tassa". Paradossalmente un’informazione necessaria agli operatori dell’incoming, alle prese con le programmazioni ormai già proiettate verso il 2013, rimane ancora un mistero, e così si fa un altro danno al turismo.
Federalberghi vuole chiarezza
I vertici di Federalberghi hanno ribadito nei giorni scorsi che attiveranno tutte le loro risorse territoriali per controllare che i proventi della tassa di soggiorno siano spesi a esclusivo beneficio del turismo, come ha insistito il presidente Bernabò Bocca.
«Noi non ci limitiamo a suggerire – ha detto Bocca – ma pretendiamo che tutti gli introiti legati alla tassa di soggiorno, e incassati dai vari Comuni, vengano di fatto reinvestiti nei servizi e negli ambiti strettamente legati al settore turistico. Tutte le associazioni locali degli albergatori sono state allertate dalla federazione nazionale, e vigileranno attentamente affinchè tale indirizzo venga rispettato dalle amministrazioni locali. Si tratta di una destinazione d’uso doverosa per una tassa di cui, francamente, avremmo voluto fare a meno».
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