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ROMA / 24-10-2011
CRISI E CONSUMI / Ricerca Coldiretti-Swg: in difficili tempi di crisi gli italiani riducono gli sprechi
L'indagine presentata all'XI Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione di Cernobbio
L'Italia sta peggio degli italiani, ultime notizie crisi e consumi Roma - Se ben l’89 per cento degli italiani ritiene che la situazione economica del Paese sia negativa, oltre la metà (53 per cento) giudica positivamente il bilancio della propria famiglia. E’ quanto emerge dalla presentazione dei risultati della prima indagine su “Gli italiani e l’alimentazione nel tempo della crisi”, realizzata da Coldiretti-Swg a ottobre 2011 e presentata nel corso del Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, organizzato dalla Coldiretti a Villa d’Este di Cernobbio. Una situazione che è confermata dal fatto che se il 49 per cento dichiara di riuscire a pagare appena le spese senza permettersi ulteriori lussi e addirittura un 5/10 per cento non è in grado di garantirsi il minimo indispensabile, c’è un 42 per cento che afferma di vivere serenamente senza particolari affanni. Alla crisi economica si aggiunge una forte preoccupazione per il futuro, con il 62 per cento degli italiani che ritiene che la situazione economica dell’Italia sia destinata a peggiorare. Una mancanza di fiducia nel proprio Paese che emerge anche dal fatto che il 54 per cento degli italiani ritiene di aver dato all’Italia più di quanto ha ricevuto mentre solo il 12 per cento sostiene che ha ricevuto più di quanto ha dato.
Il 57 per cento degli italiani riduce gli sprechi a tavola
Il 57 per cento degli italiani ha ridotto lo spreco di cibo per effetto della crisi. “Si tratta di una tendenza positiva in un Paese come l’Italia dove a causa degli sprechi dal campo alla tavola viene perso cibo per oltre dieci milioni di tonnellate” ha affermato il presidente della Coldiretti nel sottolineare che è importante un recupero di sensibilità nei confronti del cibo e del suo valore, soprattutto in un mondo dove “la globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguito quella della politica, ha portato a un deficit di responsabilità, di onestà e di trasparenza che ha generato la crisi internazionale e ha drammaticamente legittimato la derubricazione del tema cibo fino a farlo considerare una merce qualsiasi, come fosse un aspirapolvere o un frigorifero”. In Italia gli sprechi alimentari equivalgono a un valore annuale di ben 37 miliardi di euro in grado di garantire l’alimentazione per ben 44 milioni di persone. Tra coloro che hanno ridotto lo spreco il 47 per cento lo ha fatto facendo la spesa in modo più oculato, il 31 per cento riducendo le dosi acquistate, il 24 per cento utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18 per cento guardando con più attenzione alla data di scadenza.
Cosa hai fatto per ridurre lo spreco?
spesa in modo più oculato - 47 per cento
riducendo le dosi acquistate - 31 per cento
utilizzando quello che avanza - 24 per cento
più attenzione alla data di scadenza - 18 per cento
Più tempo a fare la spesa
Dopo anni si inverte la tendenza e aumenta il tempo dedicato dalla maggioranza degli italiani (55 per cento) a fare la spesa, nei confronti della quale ben il 72 per cento dichiara di prestare una maggiore attenzione rispetto al passato. In Italia la tavola è - sottolinea la Coldiretti - una componente importante della spesa familiare con un valore per famiglia che è stato di 467 euro al mese nel 2010, pari al 19 per cento rispetto al 19,1 per cento destinato a trasporti, combustibili ed energia. Se è dunque naturale che in tempo di crisi ben il 61 per cento confronti con più attenzione i prezzi e il 59 per cento guardi alle offerte 3 x 2, è interessante verificare che ben il 43 per cento si accerta della qualità dei prodotti e una percentuale analoga verifica la provenienza. “Un risultato che mette in evidenza una tendenza alla ricerca del miglior rapporto prezzo qualità per l’alimentazione davanti alla vastità dell’offerta sugli scaffali” ha affermato Marini nel sottolineare che “non è un caso infatti che solo l’16 per cento degli italiani dichiari di aver ridotto la spesa o rimandato gli acquisti alimentari, una percentuale superiore solo alle spese per i figli (9 per cento)”. La consapevolezza dell’importanza dell’alimentazione è evidente, se confrontata ad altri beni di consumo come l’abbigliamento, per il quale ha ridotto la spesa il 51 per cento, o le vacanze (50 per cento) o, ancora, i beni tecnologici (34 per cento).
Per quali di queste categorie ha ridotto la spesa, rinunciato o rimandato l'acquisto
Abbigliamento - 51 per cento
Viaggi o vacanze - 50 per cento
Tempo libero - 47 per cento
Beni tecnologici - 34 per cento
Attività culturali - 33 per cento
Arredamento - 33 per cento
Auto/moto - 30 per cento
Generi alimentari - 16 per cento
Spese per i figli - 11 per cento
Più discount meno negozi
Il 25 per cento degli italiani ha aumentato nel 2011 la frequenza dei discount mentre, all’opposto, ben il 38 per cento ha ridotto la propria presenza nei negozi tradizionali, che rischiano un vero crack mentre tengono sostanzialmente i supermercati. “Si evidenzia la tendenza da parte di un crescente segmento della popolazione ad acquistare prodotti alimentari a basso prezzo nei discount, a cui però può corrispondere anche una bassa qualità con il rischio che il risparmio sia solo apparente ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. Risparmiare oltre un certo limite sul cibo può significare nutrirsi di alimenti che possono avere contenuto scadente – ha precisato Marini - con effetti negativi sul piano nutrizionale, sulla salute e sul benessere delle persone. Non è un caso - ha continuato Marini - che la prima mozzarella blu sia stata trovata proprio all’interno di un discount ma si registrano anche casi di aglio blu, prodotti scaduti o contraffatti. Un fenomeno di riduzione significativa dei negozi tradizionali determina anche evidenti effetti negativi legati alla riduzione dei servizi di prossimità ma anche un indebolimento del sistema relazionale, dell’intelaiatura sociale e spesso anche della stessa sicurezza sociale dei centri urbani. A contrastare lo spopolamento dei centri urbani va segnalata peraltro la crescente presenza di mercati degli agricoltori e di Botteghe di Campagna Amica. Una opportunità per i produttori e per i consumatori che - conclude Marini – va anche a sostegno della storia, della cultura e della vivibilità dei centri urbani".
Tengono consumi qualità, tipico e biologico
Quasi un italiano su tre (29 per cento) acquista regolarmente prodotti a denominazione di origine, il 14 per cento quelli biologici e il 15 per cento direttamente dal produttore. Resta alta, nonostante la crisi, l’opposizione agli organismi geneticamente modificati che sono considerati meno salutari da ben il 60 per cento degli italiani, con un 16 per cento che non risponde. Si assiste però ad una polarizzazione. Le percentuali degli italiani che acquistano prodotti a denominazione, bio o dagli agricoltori tengono rispetto allo scorso anno, a conferma del fatto che “la crisi non incide sul bisogno di sicurezza alimentare dei cittadini che continuano ad esprimere un forte interesse per le produzioni ad elevato contenuto salutistico, identitario e ambientale”, ha affermato Sergio Marini nel precisare che “esiste in realtà una polarizzazione nei comportamenti. Chi ha disponibilità di reddito ed è un consumatore attento alla qualità e alla tipicità consolida i propri stili mentre chi si trova in difficoltà è spesso costretto a rinunciare”. A dimostrarlo è la crescita degli acquisti diretti dal produttore che hanno raggiunto il valore di 3 miliardi di euro e interessano più di 60mila imprese agricole tra cantine, cascine e malghe oltre a mille mercati degli agricoltori e alle botteghe di Campagna Amica. Complessivamente, i 229 prodotti a denominazione di origine Made in Italy protetti dal riconoscimento comunitario hanno sviluppato nel 2010 un fatturato al consumo superiore ai 9 miliardi di euro dei quali circa 1,5 miliardi realizzati sui mercati esteri attraverso l’esportazione. A crescere è anche il biologico, che ha fatto segnare un incremento record dell’11,6% nel 2010, e che continua anche quest’anno, con un aumento dei consumi dell’11,5% nei primi quattro mesi, in controtendenza rispetto al resto dell’agroalimentare.
Gli acquirenti di prodotti alimentari
Tipo di prodotto
Prodotti di origine controllata e protetta - 29 per cento
Prodotti direttamente dal produttore - 15 per cento
Prodotti biologici - 14 per cento
Prodotti equo-solidali - 6 per cento
Prodotti etnici - 6 per cento
Fonte: indagine Coldiretti-Swg
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