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ROMA / 03-01-2012

2012, WWF AMBIENTE / Il bilancio ambientale 2011: le cattive notizie







Le cattive notizie: 13 volte in cui ha perso anche l'uomo

1) E’ l’Anno delle Foreste, cosa manca: anche se siamo  uno dei più importanti mercati al mondo di legnami tropicali e non solo, l’Italia non ha una strategia politica e operativa sulle foreste e sul mercato dei prodotti forestali e non ha ancora indicato alla Commissione Europea quale Autorità seguirà lo sviluppo e corretta applicazione del piano di Azione sul Forest Law Enforcement, Governance and Trade (FLEGT) e della normativa collegata (la nuova Timber Trade Regulation), per contrastare il commercio di legname e prodotti di origine illegale in EU, che entrerà in forza nel marzo 2013.


2) Disastro Fukushima: l’unico nucleare sicuro è quello che non c’è: L’11 marzo il mondo assiste sconvolto all’incidente nella centrale nucleare di Fukushima. Per il WWF una nuova conferma che l’unico nucleare sicuro è quello che non c’è.


3) Il ponte infinito: il 29 luglio viene approvato il nuovo piano economico finanziario del progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina, in cui il costo del ponte e opere connesse sale a 8,5 miliardi di euro (in un anno +34%, pari a oltre mezzo punto di PIL), più che raddoppiando il costo con cui il General Contractor, con a capofila Impregilo, ha vinto la gara. Un costo che il ponte non ripagherà mai, poiché il traffico previsto copre una quota del 15% della sua capacità complessiva. Inoltre, l’aggiornamento della valutazione d’impatto ambientale non tiene conto di modifiche sostanziali dell’opera principale e delle infrastrutture di adduzione. Il WWF fa circolare sul web la suggestiva immagine di un arcobaleno, “l’unico ponte che vogliamo sullo Stretto”.


3) Mare Nero: anche quest’anno i mari del mondo sono funestati da disastri petroliferi il cui impatto sugli ecosistemi marini si farà sentire per decenni. I principali: in agosto, la fuoriuscita di petrolio da una piattaforma petrolifera nei mari della Scozia e a ottobre, la marea nera dilaga in Nuova Zelanda.


4) Dramma alluvioni, tra Liguria e messinese: autunno funestato dalle alluvioni, dal Nord al Sud (dalle Cinque Terre alla Provincia di Messina). L’Italia ha registrato 5.400 alluvioni e 11.000 frane negli ultimi 80 anni, 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni, mentre 5.581 comuni italiani (68,9% del totale) ricadono in aree classificate a potenziale rischio idrogeologico più alto. Per la comunità scientifica il cambiamento climatico che influisce sull’intensificarsi di questi fenomeni è provocato per il 95% dalle attività umane. Urgente la messa in sicurezza del territorio contro il rischio idrogeologico che  necessita di investimenti per complessivi 30/40 miliardi di euro complessivi, secondo le valutazioni della Protezione Civile.


5) Minambiente in liquidazione: il 12 novembre la Legge di Stabilità dà il colpo di grazia al ministero dell’Ambiente, già provato dalla manovra estiva. Le risorse destinate alla tutela dell’ambiente sono ridotte a un quarto rispetto a quattro anni fa: nel 2012 il Minambiente avrà un bilancio di 421.041.078 euro, contro 1 miliardo e 649 milioni del 2008, mentre ad interventi in campo ambientale viene destinata dalla Legge di Stabilità 2012 la cifra risibile di 43,497 milioni di euro, equivalenti allo 0,7% del totale della manovra. Il ministero è in liquidazione: i finanziamenti per i parchi italiani basteranno appena per pagare il personale e l’ordinaria amministrazione delle 25 aree protette terrestri, mentre c’è il rischio concreto che per assenza di fondi 10 delle 26 aree marine protette diventino presto inattive.


6) Infrastrutture: talmente "strategiche" che solo l'1% è realizzato:
con la Legge di Stabilità 2012, l’ultimo provvedimento redatto nel 2011 dal governo Berlusconi, si decide di continuare a destinare cifre rilevantissime alle grandi opere, nonostante lo stesso Centro Studi della Camera dei Deputati abbia sancito (nel VI Rapporto sull’attuazione della Legge Obiettivo) il fallimento della politica sulle infrastrutture strategiche, visto che dal 2001 sono state completate opere del valore pari all’1% al valore dell’intero programma (4,4 miliardi di euro), che oggi ammonta a 367 miliardi di euro per 390 opere). La Legge di Stabilità 2012 destina alle infrastrutture “strategiche” complessivamente 1,543.920 miliardi di euro (comprese opere della legge Obiettivo e linee ad AV ferroviaria) che equivalgono al 27,3% del valore complessivo della manovra. Questo quando ancora oggi mancano all’appello gli 825 milioni di euro per realizzare il programma di piccole e medie opere, deliberate dal CIPE il 6 novembre 2009, richiesto a gran voce dall’Associazione Nazionale Costruttori Edili.

7) Durban, intesa tiepida e lenta per un clima che diventa troppo caldo: l’11 dicembre  i governi del mondo raggiungono una timida intesa su un futuro accordo globale sul clima, ma senza l’ambizione necessaria per affrontare urgentemente il cambiamento climatico. I governi hanno raggiunto un accordo debole, che ha istituito un Fondo Verde per il Clima con ancora pochi soldi, hanno rimandato le decisioni più importanti sui contenuti del Protocollo di Kyoto e hanno preso un impegno poco chiaro per raggiungere nel 2020 un accordo globale che potrebbe lasciarci legalmente vincolati a un aumento della temperatura globale di 4° C, ben oltre i 2° C raccomandati dalla comunità scientifica per evitare un cambiamento climatico catastrofico.


8) Clima ed energia senza strategia: in Italia non esiste ancora alcuna Strategia Nazionale di riduzione delle emissioni di gas serra, né alcuno strumento legislativo per decarbonizzare l’Italia entro il 2050 nell’ambito della Road Map europea. La delibera CIPE del 2002 è stata ampiamente inapplicata e superata dagli eventi e dalle politiche attuate (il ministro Clini ha annunciato una nuova delibera entro il 15 gennaio 2012). Non è ancora partito il Fondo rotativo per Kyoto a sostegno di iniziative e investimenti per la riduzione dei gas serra, introdotto dalla finanziaria 2007. Finora le risorse ad esso destinate (600 milioni di euro) sono rimaste bloccate (il ministro Clini ha annunciato che il fondo dovrebbe partire a gennaio 2012). Non esiste alcuna Strategia Energetica Nazionale che tenga conto della necessità di ridurre i consumi, con obiettivi al 2020 e 2030, e di aumentare la percentuale di energia prodotta con fonti rinnovabili per giungere al 100% entro il 2050. Non sono stati rivisti e adeguati i Piani di Azione su Rinnovabili ed Efficienza Energetica, dotandosi di obiettivi e strumenti più ambiziosi.  Non esiste alcuna Strategia Nazionale per i Trasporti, settore in cui è più marcata la crescita di CO2.


9) Incentivi rinnovabili, incognita 2012: in vista del nuovo anno c’è grande confusione in materia di incentivi per le fonti rinnovabili, specie per il fotovoltaico, con conseguente disincentivazione degli investimenti. Dopo la chiusura anticipata del Terzo Conto Energia, è stato elaborato un nuovo meccanismo di incentivazione (Quarto Conto Energia, DM 5 maggio 2011), duramente contestato dagli operatori e dalle associazioni ambientaliste, che ha previsto tariffe più basse e un tetto massimo di spesa. La  cosiddetta Robin Tax è stata estesa alle fonti rinnovabili e alle reti di trasporto dell’energia, entrambi settori cruciali per un futuro energetico a basso tenore di carbonio. Moltissimi provvedimenti dovuti in materia di energia da fonti rinnovabili e di efficienza energetica sono in ritardo, dalle etichette energetiche e dall’implementazione delle normative europee in tema di efficienza energetica degli edifici, ai controlli e sulle sanzioni in materia di incentivi per le rinnovabili. In una bolletta dalle molte storture, che continua a foraggiare persino i combustibili fossili assimilati alle rinnovabili, pare che l’unico problema sia costituito dagli incentivi alle rinnovabili vere! Non si dà la necessaria priorità neanche a un vero piano di investimenti per adeguare le reti di trasmissione e distribuzione dell’energia alla nuova realtà delle rinnovabili.


10) Natura e specie a rischio: la Rete Natura 2000, tutelata su scala europea, priva di altri vincoli di tutela, come Riserve o Parchi Naturali, è stata anche nel 2011, soggetta a continue aggressioni. L'esempio più eclatante è relativo alle importantissime Zone a Protezione Speciale dello Stretto di Messina, Costa Viola e Monti Peloritani, dove sotto i colpi dell'edilizia in costante espansione e degli incendi, centinaia di ettari di habitat prioritari e non, comunque importantissimi per milioni di uccelli  migratori, sono stati distrutti per sempre o ridotti in cenere. Lo status di tutela della Rete Natura 2000, che ha portato all'individuazione di siti di importanza comunitaria (SIC per la Direttiva  92/43/CE, meglio nota come "Habitat") e Zone a Protezione Speciale  (ZPS Direttiva 2009/147/CE nota come "Uccelli"), non è ad oggi in grado di evitare che vengano sottratti habitat importantissimi anche per molte specie animali.


11) Caccia e tutela fauna, le regioni ci allontanano dall'Europa: molte Regioni continuano ad autorizzare tempi e modalità  di caccia non consentiti  dall’UE, come  la cosiddetta “caccia in deroga” ai piccoli uccelli, come per l’ennesima volta Lombardia, Liguria (che hanno revocato i provvedimenti solo pochi giorni fa a seguito delle “minacce” dell’Unione Europea!), Veneto, grazie alle quali rischiamo di pagare multe milionarie. Altre insistono nell’approvare i calendari venatori con leggi regionali invece che con provvedimento amministrativo, per impedire  i ricorsi ai Tribunali amministrativi. Ancora toppe regioni hanno anticipato l’apertura ai primi di settembre, non rispettando le indicazioni scientifiche e normative. In larga parte delle Regioni numerose e gravi violazioni delle  norme di tutela hanno costretto ancora una volta le associazioni ambientaliste, WWF in testa, a ricorrere ai tribunali amministrativi e all’Unione Europea.


12) Le specie ancora a rischio: c’è da aggiungere che anche se siamo un paese ricco di biodiversità, molte specie rischiano l’estinzione entro un paio di decenni se non si interviene con progetti puntuali e diretti. Specie come la lontra, le tartarughe marine, l’orso bruno marsicano (40-50 individui rimasti), il capo vaccaio (meno di 10 coppie in tutta Italia) o l’aquila del Bonelli (18-24 coppie in Sicilia). Servono norme puntuali e specifiche che tutelino la nostra biodiversità e diano un impulso concreto a quei Piani di Azione promossi dal MATTM negli anni scorsi ma che non vedono ancora oggi una loro strutturale approvazione e applicazione.


13) Al mercato illegale delle specie: l’Italia è uno dei maggiori consumatori di wildlife, dal legname alle pelli di rettile, ma senza una Strategia CITES Nazionale che metta a sistema risorse e attività non riusciamo a svolgere una “politica” incisiva a livello internazionale per preservare tutte queste risorse compromettendone invece la conservazione (la CITES, di cui fanno parte oltre 175 nazioni, è il più importante trattato esistente per la conservazione delle specie selvatiche minacciate di estinzione dal commercio internazionale). Inoltre, la mancanza di politiche di sistema rischia di distruggere uno dei pochi presidi stabili esistenti a tutela della fauna in difficoltà come la rete dei Centri di Recupero Animali Selvatici (CRAS) ed esotici (CRASE) molti dei quali gestiti dal WWF, e non offre una risposta sistematica e puntuale alla gestione di quelle migliaia di animali selvatici sottratti al commercio illegale, strappati a contrabbandieri e collezionisti senza scrupoli, a cui non siamo ancora in grado di offrire un futuro accettabile, anche se in cattività, dopo che l’essere umano li ha privati della libertà.

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