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MONTALTO / 15-01-2012

LAZIO, ETRUSCHI / nella Maremma viterbese, a Montalto, 37 sepolture salvate dal cemento dell'area industriale

Altri "sbancamenti" nel territorio della Maremma viterbese, nuovi impianti industriali in un comune recentemente colpito da forti alluvioni e dove delicati problemi idrogeologici sembrano inesistenti agli occhi degli amministratori








Lazio, ultime news Montalto di Castro, Viterbo - UnoNotizie.it - Un territorio, quello di Montalto, situato nel cuore della Maremma etrusca, dove si dovrebbe puntare al rilancio dell'economia turistica che non inquina e crea posti di lavoro duraturi. Invece il comune di Montalto di Castro sta implementando una mega zona industriale, in un territorio già fortemente inquinato dalla Centrale Enel. Nonostante a Montalto i malati di cancro siano in aumento , visto il forte inquinamento, il comune pensa a nuovi insediamenti industriali, a nuove lottizzazioni, a non ostacolare la devastante autostrada tirrenica ed ai "buoni rapporti" con alcuni personaggi Enel. Ora, però, grazie agli Etruschi, un piccolo pezzo di territorio maremmano si salverà dopo nuove scoperte archeologiche proprio lì, nel cuore della Maremma etrusca. Infatti durante i lavori per nuovi insediamenti industriali che si stanno eseguendo in località Due Pini, a pochi chilometri dal centro di Montalto, sono state individuate 37 tombe etrusche.


A rinvenire le antiche sepolture il personale della cooperativa archeologica di Firenze incaricato dalla stessa Soprintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale di effettuare alcune opere di sterramento in una zona che andrebbe maggiormente tutelata, proprio per la presenza di reperti archeologici etruschi. Delle 37 tombe al momento solo in 3 di queste sono iniziati i lavori di scavo e ripulitura. Dai primi esami appaiono risalire al VI secolo a.C. Si tratta di tombe a camera e nel dromos di una di queste, lungo 6 metri e mezzo e largo un metro e 40, gli archeologi hanno rinvenuto i resti ossei di un cavallo e una olla. Il luogo del ritrovamento è  stato subito visionato dalla dottoressa Patrizia Petitti della Sovrintendenza per i beni archeologici dell’Etruria meridionale e da Carlo Casi, direttore della Mastarna, società che gestisce il parco archeologico e naturalistico di Vulci.

Sul posto operano due archeologhe della cooperativa di Firenze, le dottoresse Maddalena Vacca e Anna Carla Melaragni.

Due tombe sono state già esplorate. Una, di 4 camere, è risultata saccheggiata in tempi remoti ma, secondo gli archeologi dovrebbe contenere ancora parte del corredo funerario. Un’altra tomba, invece, potrebbe essere ancora intatta.

Il ritrovamento di queste trentasette antiche sepolture arriva a pochi giorni di distanza da quello avvenuto nella necropoli dell’Osteria nei pressi del castello di Vulci. Infatti la necropoli scoperta si trova a pochi chilometri di distanza dal parco archeologico-naturalistico di Vulci, dove, nei giorni scorsi, è stata individuata una tomba al cui interno è stata rinvenuta una piccola sfinge in pietra, costituita da un felino con le ali e la testa di danna, datata tra il V-IV secolo a.C., di straordinario valore storico.


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