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ROMA / 01-02-2012
LAVORO, DISOCCUPAZIONE GIOVANI / Un giovane su tre e' senza lavoro, dilaga la disoccupazione
Secondo l'Istat il tasso di disoccupazione ha toccato quota 8,9 per cento. Il presidente Napolitano: "Debito pubblico speventosa ereditą"
Crisi e lavoro, un terzo dei giovani č disoccupazto, ultime notizie Roma - Occupati stabili, disoccupati in leggero aumento a dicembre. Lo dice l'Istat in una nota in cui si legge che "gli occupati sono 22.903.000, un livello sostanzialmente invariato rispetto a novembre, in presenza di un calo della componente maschile e di una crescita di quella femminile. Nel confronto con l'anno precedente l'occupazione diminuisce dello 0,1% (-23 mila unita'). Il tasso di occupazione e' pari al 56,9%, stabile nel confronto congiunturale e in diminuzione in termini tendenziali di 0,1 punti percentuali". Il numero dei disoccupati, pari a 22.430.000, aumenta dello 0,9% rispetto a novembre (20 mila unita'). L'incremento e' dovuto esclusivamente alla componente maschile. Su base annua si registra una crescita del 10,9% (221 mila unita')". Quindi "il tasso di disoccupazione si attesta all'8,9%, in aumento di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,8 punti rispetto all'anno precedente".
Per quanto riguarda i giovani "il tasso di disoccupazione giovanile e' pari al 31%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto a novembre. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni diminuiscono dello 0,2% (-34 mila unita') rispetto al mese precedente. Il tasso di inattivita' si posiziona al 37,5%, con una flessione di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali e di 0,5 punti su base annua".
"Noi non possiamo, anzitutto dal punto di vista morale, lasciare sulle spalle delle generazioni pu' giovani e di quelle che verranno questa spaventosa eredita'". Cosi' il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, richiama l'urgenza di abbattere il debito pubblico. "Dobbiamo allentare questo vincolo, perche' badate che noi viaggiamo gia' oltre i 70 miliardi di euro da versare ogni anno come pagamento degli interessi sui titoli del debito pubblico", ha avvertito il presidente, che stamane incontra gli amministratori locali di Bologna e dell'Emilia Romagna, guidati dal presidente della Regione Vasco Errani, da quello dell'assemblea legislativa Matteo Richetti, dal sindaco di Bologna Virginio Merola e dalla presidente della Provincia Beatrice Draghetti. "Pensate a quanta parte di queste risorse potrebbe essere utilizzata per investimenti pubblici, sociali, per lo sviluppo del paese ed e' sequestrata da questo obbligo che ci portiamo dietro e non possiamo trasferire sul futuro vicino e lontano".
Napolitano, dopo le parole degli amministratori, ha riconosciuto che questi si trovano ad operare tra "gravi ristrettezze per la finanza pubblica", ma l'obiettivo e' appunto quello dell'abbattimento del debito. "Non si tollera piu' da parte dei nostri partner e dei nostri competitori che noi si trascini questa terribile eredita' di un debito pubblico cosi' pesante".
"Il momento sara' difficile. Siamo in un tunnel dal quale dobbiamo uscire compiendo sacrifici". E a farli, avverte il presidente Giorgio Napolitano, dovranno essere tutti gli italiani. "Una cosa e' una distribuzione giusta, secondo equita', dei sacrifici, una cosa diversa e' pensare e' che ci sia qualsiasi gruppo sociale che possa essere esentato da sacrifici, da ripensamenti, da cambiamenti", ha detto il presidente della Repubblica oggi a Bologna. Napolitano e' partito dal concetto di "coesione sociale'" caro al cosiddetto modello emiliano, un "bene prezioso" per evitare che "diventino dirompenti i piu' o meno inevitabili conflitti, anche tra interessi diversi e diversamente rappresentati". Ma, avverte, coesione sociale "non puo' significare immobilismo. Stiamo attenti: ci sono spinte troppo conservatrici presenti oggi nella nostra societa', non si puo' continuare ad andare avanti come si e' andati avanti per decenni".
Per Napolitano "molto deve cambiare, nei comportamenti, nelle posizioni acquisite, nelle aspettative. Dobbiamo fare i conti con un mondo che e' radicalmente diverso". E' vero, concorda il presidente, "che per quanti sforzi si facciano restrizioni nella spesa pubblica hanno un impatto sulla crescita" perche' "naturalmente non qualsiasi taglio alla spesa ha lo stesso impatto". Ma "dobbiamo uno sforzo per selezionare molto bene anche le riduzioni di spesa pubblica", infatti "tagliarle tutte alla cieca e' una linea sicuramente fuorviante". Napolitano cita ad esempio il caso di Francia e Germania, dove "si e' deciso di non tagliare e persino di accrescere" le spese di istruzione e formazione, che invece "sono state falcidiate un po' ingiustamente".
Il presidente ha ricordato un suo recentissimo intervento, "ho detto 'noi non sappiamo se da questa crisi l'Italia uscira' materialmente impoverita'. E' possibile".
Ma l'essenziale per Napolitano e' che dalla crisi esca "un'Italia piu' sobria e piu' giusta".
Insomma, "dobbiamo imparare a mettere in massima evidenza gli aspetti qualitativi della vita delle persone, delle famiglie, delle comunita'". In altri termini, "si puo' andare verso una diversa misurazione del benessere? - si chiede il presidente - Io penso di si'".
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