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ROMA / 18-02-2012

TANGENTOPOLI VENT'ANNI DOPO / Corruzione in espansione in Italia, come se Tangentopoli non fosse mai esistita. Video







Tangentopoli vent'anni dopo, ultime notizie Roma -
Sono passati oggi esattamente vent'anni dall'inizio di Tangentopoli. Ma la corrruzione si espande sempre più e produce un giro d'affari di circa 60 miliardi all'anno. Un fenomeno che deve essere contrastato come la mafia: "Bisognerebbe fare quello che è stato fatto contro la mafia: costruire un momento di lotta", ha detto il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino in occasione dell'apertura dell'anno giudiziario 2012. Dalle consulenze alle frodi, dalle opere pubbliche rimaste inconpiute alla sanità, le truffe e i malaffari si susseguono. Ciò significa che a distanza di vent'anni da Tangentopoli nulla è cambiato, anzi è peggiorato. "Illegalità, corruzione, malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti le cui dimensioni presumibilmente sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce", ha affermato il presidente Luigi Giampaolino.  E ha fatto riferimenti a "Episodi ricorrenti di gestione delle risorse pubbliche inadeguata, inefficace, inefficiente, diseconomica" definendo le spa pubbliche "un guscio vuoto strumentalizzato per una gestione non efficiente".

Tangentopoli


Tangentopoli cominciò il 17 febbraio 1992. Il pubblico ministero Antonio Di Pietro chiese ed ottenne dal GIP Italo Ghitti un ordine di cattura per l'ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del Psi milanese.

Chiesa era stato colto in flagrante mentre intascava una tangente dall'imprenditore monzese Luca Magni che, stanco di pagare, aveva chiesto aiuto alle forze dell'ordine. Magni, d'accordo coi carabinieri e con Di Pietro, fece ingresso alle 17,30 nell'ufficio di Mario Chiesa, portando con sé 7 milioni di lire, corrispondenti alla metà di una tangente richiestagli da quest'ultimo; l'appalto ottenuto dall'azienda di Magni era infatti di 140 milioni e Chiesa aveva preteso per sé il 10%, quindi una tangente da 14 milioni.

Magni aveva un microfono e una telecamera nascosti e, appena Chiesa ripose i soldi in un cassetto della scrivania, dicendosi disponibile a "rateizzare" la transazione, nella stanza irruppero i militari, che notificarono l'arresto. Chiesa, a quel punto, afferrò il frutto di un'altra tangente, stavolta di 37 milioni, e si rifugiò nel bagno attiguo, dove tentò di liberarsi del maltolto buttando le banconote nel water; ma invano.








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