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ROMA / 06-03-2012

FUGA DEGLI YACHT / Ma il Lazio progetta 4500 nuovi posti barca sulle coste della regione

Nonostante la crisi la Regione Lazio esamina piani per migliaia di mc di cemento. Betoniere pronte. Ma Polverini nota: possibile stop a 46 richieste di ampliamento e future infrastrutture.


Fuga degli yacht. Ultime notizie Roma - UnoNotizie.it - ROMA - Le nuove tasse sui diportisti mettono in fuga migliaia di proprietari di yacht e vele (27 mila solo al 31 gennaio), ma nel Lazio - a detta di istituzioni e costruttori - c'è ancora fame di porti. E a 12 anni di distanza dall'ultimo piano regionale, è arrivato il momento di disciplinare seriamente la giungla degli approdi. Un impegno che Renata Polverini sembra intenzionata ad affrontare, almeno a dar retta alle nuove linee guida su coste e portualità presentate dal presidente della Regione con l'assessore alla mobilità Francesco Lollobrigida. Si parla di tagli ai vecchi progetti e i vertici della regione sottolineano che molti approdi immaginati non si faranno più, ma resta comunque un dato che allarma gli ambientalisti: si passerà da circa 9 mila a oltre 13 mila posti barca. Betoniere pronte, dunque, e via ai cantieri rimasti sospesi negli ultimi anni.

«COLATA DI CEMENTO» - «Camion e betoniere scaldano i motori per un'altra colata di cemento», commenta Legambiente, che calcola in oltre 4200 (4500 secondo altre fonti) gli ormeggi in arrivo (isole escluse), dei quali: 791 ad Anzio; 1445 al porto della Concordia a Fiumicino; 1400 ad Ostia; 400 a Latina; 628 a Formia; mentre a San Felice Circeo il raddoppio porterebbe ad un totale di 330 posti. Senza tener conto di quel che potrebbe accadere sulle isole di Ponza (un porto turistico è stato ipotizzato a Cala dell'Acqua per 500 natanti) e Ventotene, che ne sogna almeno 150. Il tutto mentre il governo tassa le barche creando malcontento tra diportisti ed operatori del settore.

AMPLIAMENTI BOCCIATI - Il piano regionale sarà un tentativo di mettere ordine nella materia a fronte di un profluvio di richieste di nuove infrastrutture portuali o ampliamenti di quelle esistenti. Con un tratto di penna, verranno perciò cancellati i progetti non consoni. «Abbiamo trovato 46 richieste di ampliamento o di costruzione di nuovi porti che a nostro avviso non si inserivano in maniera sinergica - ha detto Polverini - nell'ambiente, nello sviluppo sociale e del sistema infrastrutturale ed economico».


50% DI ORMEGGI IN PIU' - Secondo le prime indiscrezioni, il piano che verrà mira ad un incremento del 50% dell'attuale offerta di ormeggi: il problema, però, è stabilire il dato di partenza per capire cosa accadrà in futuro. Secondo l'ultimo censimento del ministero dei Trasporti in tema di nautica da diporto, nel Lazio c'erano 7773 posti barca disponibili (situazione fotografata al 31 dicembre 2007). Sono bastati quatto anni per vedere lievitare questo numero: dall'assessorato alla Mobilità della Regione si apprende che i posti reali sono ben 9mila, non tutti regolari. A questi si aggiungeranno, nei prossimi anni, circa 4.500 nuovi approdi, portando la capienza del Lazio a 13.500 unità. Ecco come.

800 POSTI A LADISPOLI - Aspettando in concreto il nuovo piano, a fronte dei ritardi in alcuni grandi cantieri ( Fiumicino su tutti), i progetti di nuove infrastrutture escono dal cassetto e cominciano l'iter autotizzativo. E ' il caso di Ladispoli. Qui la società Torre Flavia pensa alla realizzazione di 800 posti barca, hotel, negozi, con un investimento privato di 105 milioni di euro e 50 anni di concessione. Il tutto mentre poco più a sud i cantieri sono fermi da mesi.

1.445 A FIUMICINO - Prima la guerra con i sub appaltatori, poi l'intervento del tribunale di Civitavecchia che ha consentito lo sgombero vero e proprio del cantiere occupato dai creditori insoddisfatti, ora la necessità di una variante per evitare allagamenti alla foce del Tevere che interessa un'area dove abitano almeno 300 famiglie. Il loro destino dipenderà dalla perimetrazione della zona: abbandonare le case o restare in virtù di un declassamento del rischio. Scelte politiche e di profitto, quando a prevalere - se in ballo ci sono la difesa del territorio e delle vite umane - dovrebbe essere unicamente il buon senso. Sono questi alcuni degli aspetti che paralizzano il cantiere del maxi porto turistico di Fiumicino. Prima pietra due anni orsono (era il febbraio 2010), tutto fermo nel 2011, mentre non esiste ad oggi una data prevista per la ripresa dei lavori del porto della Concordia: 1445 posti barca, investimento privato da 400 milioni di euro.

ODISSEA NEL CANTIERE - I vertici del gruppo Acqua Marcia sono volati persino a Mosca a caccia di acquirenti: scelta obbligata per attirare magnati con il desiderio di avere la barca ormeggiata a due passi da Roma. Ma non è solo il petrodollaro a dettare legge: «Moltissimi posti di taglio medio piccolo sono già stati venduti», fanno sapere dal gruppo. Per nulla spaventati dalla congiuntura, gli uomini guidati dal patron Francecesco Caltagirone Bellavista non si danno per vinti: «Certo le ultime manovre del governo non agevolano la nautica, ma la società vuole finire l'opera nonostante la congiuntura negativa».
Tasse e crisi a parte, nella guerra consumata tra appaltatore e sub appaltatori, a rimetterci è solo il porto che non c'è, in attesa che gli enti preposti, Comune in primis, si adoperino per la tanto attesa strada di cantiere: una variante che segue le prescrizioni dell'autorità di bacino per la messa in sicurezza della foce del Tevere.

IL NODO DELLA VARIANTE - Ma il caso Concordia è spigoloso non soltanto per beghe d'affari che si consumano tra imprese. Il municipio di Fiumicino sembra essersi fatto da parte. «Il Comune aveva l'obbligo di vigilare sulla realizzazione dell'opera ma non lo ha fatto - ammonisce l'esponente del Pd in Comune Paolo Calicchio - . Ed il Sindaco doveva far rispettare la convenzione. Inoltre non si possono nascondere le difficoltà di dialogo esistenti con l'interlocutore privato. Se fossi il Sindaco ritirerei la concessione rimettendo tutto a bando».
Il cantiere è fermo «da molto più tempo di quanto sostiene l'impresa che realizzerà l'opera, allo stesso modo - prosegue Calicchio - la città è ferma in attesa della famosa variante per la strada di cantiere e relativa messa in sicurezza delle sponde del Tevere». Una variante che interesserà un nucleo in gran parte abusivo, «localizzato a Passo della Banditella, dove vivono attualmente 300 famiglie: bisogna capire, dunque, come sarà considerata l'area golenale nella nuova variante».

PORTO DI ROMA - Da Ostia, invece, l'azienda che si occuperà del raddoppio del porto (intervento per circa 90milioni di euro per 611 posti) preferisce il basso profilo, mostrando ottimismo per il progetto che ha avuto a maggio il via libera dall'assembla capitolina: «Aprono nuovi porti? Meglio così, significa avere maggiore traffico e maggiori possibilità per tutti. Chi non vorrebbe avere una barca ormeggiata nella Città eterna…», dicono dai vertici del porto turistico di Roma. Ma dopo l'approvazione di Alemanno, la prima pietra resta un miraggio.

LO SPRINT DI ANZIO - Sulle coste neroniane muove i primi passi, dopo essere morto e risorto più volte, il nuovo porto di Anzio. In ballo oltre 1200 posti barca per un investimento di circa 140 milioni di euro. La Regione ha rilasciato lo scorso 18 gennaio la concessione demaniale alla Capo d'Anzio spa per avviare la prima fase dei lavori. Forse i lavori sono allo sprint iniziale. Tuttavia, nel complesso quella degli approdi a Roma si presenta come una maratona interminabile, considerando che nella rimanente porzione di costa del Lazio spuntano, e continueranno a spuntare, iniziative portuali di varie dimensioni, in apparente contrasto con la crisi economica.


FONTE: http://www.corriere.it

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