Il governo Monti cerca il “dialogo” con i NO TAV e lo fa nell’unico modo concepibile per un banchiere: offrendo soldi. Si tratta di una cifra compresa tra l’1% e il 2% del costo iniziale dell’opera (2,7 miliardi), quindi tra 27 e 54 milioni di €: in media 350 € per ognuno di 114 mila abitanti della Val di Susa (forse un po’ di meno, perchè i comuni interessati sono 50, quindi più dei 44 della Comunità montana). L’ineffabile sottosegretario Catricalà ripete l’indegna tiritera secondo cui abbiamo un dovere civico di scavare un buco da 57 km “per non essere allontanati dall’Europa” Ma è davvero possibile comprare il dissenso?
Si tratta di un caso lampante di monetizzazione della salute (contro cui i sindacati hanno fatto una lunga battaglia). Si offrono quattro spiccioli in più ai lavoratori per invitarli a svolgere un lavoro dannoso per la salute.
Qui, in Val di Susa, in cambio dell’inquinamento ventennale di centinaia di TIR che dovrebbero smuovere i detriti, alla creazione di una mega discarica, alla presenza di amianto e uranio, all’aumentato rischio di incidenti, si offrono:
- sgravi fiscali ai comuni (che si perderanno nei tartassati bilanci comunali)
- convenzioni con gli albergatori, perchè i lavoratori mangino e dormano nelle strutture della valle (ah si? altrimenti avrebbero dormito in Lombardia?)
- corsi di formazione agli abitanti per poi essere assunti a scavare la galleria (respirando polvere, amianto, uranio ecc.).
E’ decisamente troppo poco, troppo tardi. Inoltre, i danni dell’opera ricadranno su tutta la valle, mentre i presunti benefici proposti dal governo favoriranno solo alcune persone o categorie.
E’ un patto avvelenato, che sarebbe quantomeno opportuno che i valsusini rispedissero al mittente.
Fonte: http://ecoalfabeta.blogosfere.it/2012/03/tav-il-governo-monti-cerca-di-comprare-i-valsusini-a-350-luno.html