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POTENZA / 10-03-2012
POTENZA: INTRECCIO PUGLIA, BASILICATA: PROGETTO TOTAL TEMPA ROSSA /un doppio filo nero lega Taranto alla Basilicata
Basilicata, ultime news Potenza - UnoNotizie.it - Procedura di infrazione per il progetto "Tempa Rossa" della raffineria Eni di Taranto? Il Parlamento europeo ha avviato un'inchiesta per possibile violazione della "Direttiva Seveso", chiedendo alla Commissione europea di indagare sul progetto. Una terza linea di raffinazione denominata "Tempa Rossa" perché raffinerà il greggio (50 mila barili al giorno) proveniente dalla concessione "Gorgoglione" della Total, in Basilicata ("Tempa Rossa", appunto). Un petrolio che gli esperti definiscono ancora più "amaro" di quello della Val d'Agri, in quanto pieno di idrogeno solforato e mercaptani, sostanze altamente tossiche e cancerogene che vengono eliminate dal greggio estratto per poi essere liberate nell'ambiente circostante proprio durante i processi di raffinazione.
Questa dell'inchiesta del Parlamento europeo è l'ennesima prova provata del legame doppio che lega la Basilicata dei politici petrolieri alla città di Taranto e ai suoi centri di raffinazione che, al pari del Centro olio di Viggiano sono soggetti alle rigide norme della "Direttiva Seveso". La stessa Direttiva della quale la Ola (Organizzazione lucana ambientalista) ed il Movimento NoScorie Trisaia hanno più volte, in questi anni, preteso il rispetto, in merito alle cinque linee di raffinazione che l'Eni ha attivato in Val d'Agri.
Evitare pericoli per la salute umana (più volte corsi durante il 2011) e ridurre i gravi rischi per l'ambiente circostante e la sua economia rappresentano le priorità.
La "Gorgoglione" è una concessione mineraria che si estende tra i monti dell'appennino lucano tra Gorgoglione, in provincia di Matera, e Corleto Perticara, in provincia di Potenza. Un luogo dove 20 anni fa la Total ha sversato abusivamente fanghi tossici nei campi di grano circostanti, ancora sotto sequestro da parte della magistratura ed ancora da bonificare. Lo stesso dove 4 anni fa, sempre la Total, si è macchiata di reati di corruzione con l'arresto dell'allora amministratore delegato, Lionel Levha, nonché "crimini" contro il patrimonio lucano. Il premio ricevuto dalla multinazionale francese, per mano della Regione Basilicata, è stato quello di ottenere altri due permessi che potranno trasformarsi in concessioni se i sindaci non porranno un argine al dilagante proliferare petrolifero lucano. Stiamo parlando di "Tempa La Petrosa" - che metterà a rischio inquinamento l'unico bacino idrico finora preservato in Basilicata, quello di Senise e del Sinni - e "Oliveto Lucano", nel cuore dell'Appennino materano e dell'omonimo parco regionale.
Il massimo Ente regiona anziché prodigarsi ''per evidenti danni al patrimonio della Basilicata ed ai lucani'' nell'annullamento di tutti i permessi che la Total gestisce nel nostro territorio ha, invece, dato inizio ad un'attività di "marketing politico" intorno all'area inquinata di Corleto Perticara, dove sta per sorgere il terzo Centro olio di questa regione, al fine di tranquillizzare l'opinione pubblica su un'operatività di controllo e bonifica "fibrillante", dimenticandosi di spiegare ai cittadini che in quell'area si andrà incontro ad un effetto-domino dell'inquinamento e che questa dinamicità è solo sulla carta, dato che sono passati ben 20 anni di silenzi e di menefreghismo sociale della politica lucana.
L'indagine parlamentare europea sulla linea "Tempa Rossa" della raffineria Eni di Taranto è scattata dopo una denuncia di "Violazione della Direttiva Seveso, Valutazione di Impatto Ambientale approssimativa, assenza di uno studio sull'effetto domino per la costruzione di due nuovi serbatoi della capacità di 180.000 metri cubi accanto agli impianti già esistenti, aumento delle emissioni diffuse e fuggitive, nuovo rischio di sversamento di greggio in Mar Grande per la manipolazione e trasporto di greggio", presentata (con richiesta di revoca del decreto di compatibilità ambientale, rilasciato all'Eni dal Ministero dell'Ambiente) dall'associazione Legamjonici in collaborazione con Greenaction Transnational, che oggi ha nel suo direttivo Daniela Spera, responsabile del settore "Ecotossicità e salute".
Inoltre, in relazione all'inquinamento del Mar Piccolo, il comitato Legamjonici ha anche evidenziato la violazione della direttiva 93/43/CE sulla sicurezza alimentare, del regolamento (CE) n.1881/2006, in seguito aggiornato (n.1259/2011), per il consumo di prodotti ittici contaminati, richiedendo anche l'intervento della Direzione Generale
per la Salute e i Consumatori (SANCO) della Commissione Europea. Le stesse procedure di infrazione che la Ola e NoScorie chiederanno per le coltivazioni compromesse dall'irrigazione con le acque del fiume Agri in Basilicata.
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