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ROMA / 04-05-2012

COSTE: IL PROFILO FRAGILE DELL’ITALIA / Il Dossier del WWF lancia l’allarme sulle coste italiane

Solo il 30% delle coste è rimasto allo stato naturale. Il 50% dei litorali è compromesso, il 42% è colpito da erosione costiera e l'80% delle dune è scomparso. Sulle coste abitano il 60% degli italiani, con una densità media quasi doppia a quella dell'entroterra.


LAZIO Ultime Notizie ROMA – unonotizie.it - Questo è il drammatico quadro descritto dal dossier "Coste: il profilo fragile dell'Italia" dell'associazione WWF Italia. Già, un profilo fragile lungo 8.000 chilometri sommersi da un'ondata di pressioni e di minacce – erosione costiera, degrado, cementificazione selvaggia, inquinamento da terra e dal mare – che nell'ultimo secolo ha già travolto e fatto sparire per sempre, come accennato prima, l'80% delle dune, eroso il 42% dei litorali sabbiosi e compromesso più del 50% delle nostre coste, deturpate da agglomerati urbani, strade, porti, industrie e stabilimenti balneari, che accolgono 638 comuni costieri e quasi 18 milioni di persone.

Dalla costiera amalfitana alle spiagge di Budelli, dalle lagune costiere alle saline, dalle dune del Circeo a Portofino, dalle falesie del Gargano ai lungomari dell'Adriatico fino al "letterario" sentiero Rilke a strapiombo lungo la baia di Sistiana vicino Trieste, dedicato al poeta austriaco: il profilo della nostra penisola è parte integrante dell'immaginario collettivo mondiale. Questi ambienti di passaggio fra terra emersa e mare hanno condizioni ambientali difficili come i forti venti salmastri, l'aridità e la salinità delle falde sottostanti fino alla mancanza di humus: questo però ha consentito a centinaia di organismi di adattarsi rendendo così le nostre coste ambienti ricchi di biodiversità ma al tempo stesso tra i più minacciati insieme alle zone umide. Le spiagge naturali sono rifugio per centinaia di specie dagli uccelli alle tartarughe marine, cordoni sabbiosi fioriti di gigli di mare e santoline che proteggono dalla forza dei venti e della salsedine la macchia e i boschi retrostanti. La ricchezza delle coste è uno degli elementi di qualità dell'Ecoregione Mediterranea, una delle aree prioritarie globali indicate dal WWF. Il nostro è però un profilo diffusamente deturpato e estremamente fragile, un bene pubblico di primaria importanza sia per la biodiversità che custodisce che per la ricchezza culturale/paesaggistica che rappresenta. Le coste sono anche quel confine sensibile agli effetti dei fenomeni legati ai mutamenti climatici, come l'intensificazione delle mareggiate e l'innalzamento dei mari. Ma se in buono stato, come le spiagge ancora ricche di dune sabbiose integre, possono costituire bastioni naturali capaci di contrastare questi effetti. La loro difesa, dunque, è prioritaria e riguarda tutti.

Negli ultimi anni l'erosione costiera si è "mangiata" oltre il 42% dei litorali italiani (CNR-2006), un fenomeno in atto anche a livello globale che secondo le stime riguarda fino all'80% delle spiagge del mondo e che in Italia travolge oltre 1600 km di costa (per la maggior parte tra le spiagge adatte alla balneabilità), con picchi allarmanti in alcune regioni. In Molise, che ha appena 35 km di costa, il 91% del litorale sabbioso è stato divorato dal mare, che ha risparmiato appena 2 chilometri di spiaggia. In Puglia è in erosione il 65% delle coste balneabili (pari al 22% dell'intero sistema costiero), in Abruzzo il 61%, nel Lazio ben 117 chilometri ovvero il 20% della costa regionale e il 54% di quelle balneabili, nelle Marche 78 km di costa, in Calabria 300 km (43%) e in Liguria il 33%.

I valori più bassi in Emilia Romagna (25%), Veneto (18%), e Friuli (13%). Tra le cause dell'erosione costiera, il prelievo di ghiaie e materiali inerti dal letto dei fiumi, veri e propri nastri trasportatori di sedimenti che, in una situazione di equilibrio, fanno rinascere 'naturalmente' le spiagge; l'incremento di porti e porticcioli, aumentati tra il 2007 e il 2011 di oltre il 7,6% (Osservatorio nautico nazionale 2012); la concentrazione di stabilimenti balneari, che, oltre a livello infrastrutturale, contribuiscono a danni anche più impattanti sull'ambiente a causa degli interventi di pulizia meccanica degli arenili che disgregano la compattezza della sabbia esponendola maggiormente al vento ed mare, interrompono la progressione delle dune, determinano una variazione delle pendenze e la rimozione delle foglie di posidonia spiaggiata, 'barriera' naturale contro l'azione erosiva del mare.

Oggi in Italia il 60% della popolazione vive sulla fascia costiera e le grandi città costiere rappresentano circa il 24% della popolazione, mentre sono 638, cioè appena l'8%, i comuni italiani distribuiti lungo la costa. In queste località risiedono poco meno di 18 milioni di abitanti, circa il 30% della popolazione nazionale, ma arrivano a 30 milioni, oltre la metà della popolazione italiana, se si considera la fascia dell'immediato entroterra. Nei comuni litoranei la densità della popolazione è oltre i 380 abitanti per kmq, rispetto alla media nazionale di 200 abitanti per kmq. L'incremento durante la stagione turistica accentua tutti i problemi connessi a questa realtà abitativa.

L'impatto delle industrie - Negli anni 50-60, molte industrie ad alto impatto ambientale si sono insediate lungo le coste portando vere e proprie modifiche del territorio e conseguentemente del paesaggio e dell'ambiente. Da Marghera vicino Venezia e Priolo presso Siracusa, industrie chimiche-petrolifere, siderurgiche e manifatturiere di vario tipo hanno trovato spesso la loro sede su spiagge che erano incontaminate nei pressi di luoghi storici o naturalistici di immenso valore. Oggi paghiamo ancora gli errori del passato tanto che delle 57 aree di bonifica industriale considerate con decreto del ministro dell'Ambiente come "di interesse nazionale" ben 28 sono situate lungo le coste e coinvolgono decine di migliaia di ettari sia a terra che a mare.

Secondo alcune stime sull'innalzamento del livello medio globale dei mari fatte dal Quarto rapporto di valutazione dell'IPCC (2007), dal 1961 al 2003 il livello medio globale dei mari è cresciuto mediamente di 1,8 mm ogni anno con punte nel periodo 1993-2003 di circa 3.1 mm l'anno. Gli scenari previsti a livello globale prevedono un range di innalzamento entro il 2100 tra 75 e 190 centimetri. Un fenomeno accelerato dalla cosiddetta subsidenza (abbassamento della faglia terrestre) che provoca anch'essa un arretramento della linea di costa.
                                                                                                                                                   
Il Wwf ha lanciato il 29 aprile la nuova campagna "Un mare di oasi per te". Dopo che lo scorso anno erano stati così salvati due boschi, nelle prossime tre settimane l'organizzazione ambientalista si affiderà al buon cuore degli italiani per proteggere dall'impatto umano tre preziose aree costiere in Sardegna, Puglia e Veneto, dando vita alla nuova oasi di Scivu ad Arbus, bonificando la spiaggia della riserva naturale Le Cesine in Salento, riforestando e riqualificando le zone umide della golena di Panarella sul delta del Po.

«I pochi chilometri di coste italiane che sono sopravvissuti alla mano dell'uomo – ha affermato Fulco Pratesi, presidente onorario del WWF Italia – conservano fragili ecosistemi di dune, spiagge, delta fluviali e boschi costieri popolati da migliaia di specie animali e vegetali, come fenicotteri, fratini, volpi, anfibi e tartarughe marine. Ma senza una quotidiana azione di tutela questi preziosi ritagli di natura rischiano di soccombere a un utilizzo sempre più sconsiderato del territorio e del mare. Per questo, memori della grande mobilitazione che l'anno scorso ci ha consentito di salvare due nuovi boschi, ci appelliamo alla generosità degli italiani e al loro amore per il mare e la natura, per coinvolgerli in un nuovo ambizioso progetto di tutela che con l'aiuto di tutti potrà dare nuova vita a tre bellissime aree tra terra e mare, vitali, protette e aperte alla fruizione di tutti».


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