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ROMA / 05-05-2012
GREENPEACE: SPENTO L’ULTIMO REATTORE NUCLEARE IN GIAPPONE / Il Giappone volta pagina e spegne l’ultimo reattore nucleare
Adesso l’associazione ambientalista Greenpeace lotta per ottenere il riconoscimento delle opinioni degli scienziati giapponesi che da anni chiedono l’uso delle fonti rinnovabili.
LAZIO ultime notizie ROMA – unonotizie.it – Verrà spento oggi, 5 Maggio 2012, l'ultimo reattore nucleare ancora funzionante in Giappone. Dopo il disastro di Fukushima, il reattore di Tomari è l'ultimo dei 54 presenti sull'arcipelago ancora in funzione: oramai per meno di 24 ore.
Greenpeace chiede al Governo giapponese di cogliere l'opportunità di un Paese denuclearizzato per ascoltare finalmente i suoi stessi esperti e il popolo giapponese che chiede di tenere spenti i reattori e di concentrare ogni sforzo per aumentare l'efficienza energetica e l'uso delle energie rinnovabili.
"È importante che il popolo giapponese venga preservato da ulteriori rischi relativi al nucleare mentre centinaia di migliaia di persone continuano a subire gli effetti del disastro di Fukushima - sostiene Junichi Sato, Direttore esecutivo di Greenpeace Giappone. - Un Giappone senza nucleare è un Giappone più sicuro. Per garantirsi un futuro di prosperità, il nostro Paese deve rottamare il nucleare a vantaggio delle rinnovabili".
Nel settembre 2011, pochi mesi dopo il disastro di Fukushima, Greenpeace ha pubblicato lo scenario energetico "Energy [R]evolution - Japan" [1] che dimostra come il Paese possa fare a meno del nucleare e raggiungere comunque gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra al 2020 con efficienza energetica, sviluppo delle rinnovabili e migliore gestione della domanda energetica.
"Anche se tutti i reattori sono spenti, in Giappone non ci sono problemi di produzione elettrica. Il picco di domanda estivo può essere gestito aumentando l'efficienza e con un'oculata gestione della produzione e del risparmio energetico - aggiunge Sato. - Il disastro di Fukushima ha dimostrato che i reattori nucleari giapponesi, e le istituzioni che li gestiscono non sarebbero in grado di sopportare un altro grosso terremoto, che gli esperti ci predicono per i prossimi anni. Semplicemente, non vale la pena di correre questi rischi quando sappiamo con certezza che le alternative sono a portata di mano".
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