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RIVARA - MODENA / 01-06-2012

TERREMOTO EMILIA ROMAGNA, DEPOSITO GAS RIVARA / Progetto deposito Gas Erg: fandonia o causa del terremoto?

La voce continua a circolare insistentemente tra le popolazioni colpite dal sisma e nel frattempo arriva anche in parlamento dove il ministro dell’Ambiente Corrado Clini segnala la necessità di ulteriori indagini


Progetto deposito Gas Erg a Rivara, ultime notizie Modena - Sono stati la rete e i social network a diffondere già da qualche tempo allarmanti notizie sul progetto della Erg di costruire un deposito di gas sotterraneo, a circa 2500 metri di profondità nei pressi di Rivara e San Felice sul Panaro, in provincia di Modena. Non solo, le molteplici voci che popolano internet individuano anche la causa del terremoto in Emilia Romagna nel fracking, ovvero nelle perforazioni che la Erg avrebbe disposto allo scopo di sondare ed esplorare il sottosuolo, a diversi km di profondità, per comprendere se la conformazione sotterranea è più adatta a ospitare un oleodotto o un impianto di Gas Storage come nel caso di Rivara.
 
Da tempo infatti il territorio investito dal sisma è interessato anche da un progetto, messo a punto dalla società Rivara Erg Storage, che ha individuato nell'area (considerata a bassa pericolosità tellurica) una zona adatta a una centrale di stoccaggio di gas che, a piena operatività potrebbe erogare 32 milioni di standard m3 al giorno. Una bomba sotto ai piedi dicono in tanti.

Per capire la portata del progetto occorrono altri due dati: al culmine della struttura, la pressione statica di giacimento a serbatoio pieno sarà di 289.9 bar, mentre quella dinamica, varierà da circa 223 bar al termine della fase di erogazione a 299,9 bar alla fine della fase di iniezione. Un botto di energia che fosse stato sollecitato dalle scosse di questi giorni, probabilmente, avrebbe raso al suolo ogni casa, capannone o palazzo nel raggio di chilometri.

Il progetto della centrale di Rivara, spiegano al ministero dell'Ambiente, nasce su vecchio giacimento di gas esaurito che è stato messo all'asta dall'Eni per farne un centro di stoccaggio, ovvero un centro dove si mette in conserva il metano che arriva dalla Russia o dall'Algeria e lo si rimmette nella rete in caso di necessità. In Italia ci sono diversi impianti di questo tipo. Al momento quello di Rivara è solo un giacimento vuoto. Molti ora dicono: se fosse stato in uso col terremoto sarebbe esploso o uscito fuori il gas.

"È possibile ma non è sicuro», spiegano al ministero dell'Ambiente. Gli altri giacimenti che ci sono in val Padana non sono esplosi. E i centri di stoccaggio che ci sono nel Nord Italia dove la scossa si è sentita - ce n'è uno vicino a Brugherio molto importante, uno nella Bassa bresciana - non hanno avuto alcun danno nel terremoto. Però il progetto della centrale di Rivara si trova a poca distanza dalla faglia e il ministro dell'Ambiente Corrado Clini ha detto che ci vogliono indagini aggiuntive a questo punto prima di andare avanti con il progetto. «Ci troviamo in una zona che fino a poche settimane fa era ritenuta a bassa sismicità per le serie storiche. Ma ora, dopo le scosse di questi ultimi giorni, dobbiamo fare indagini aggiuntive prima di cominciare".

La questione della centrale di Rivara da tempo preoccupa gli abitanti delle zone oggi interessata dal sisma (Rivara è a pochi chilometri dai due epicentri) e in questi giorni sono stati in molti ad attribuire la responsabilità del disastro alla Rivara Erg Storage accusata di avere perforato il suolo a scopo esplorativo.

"Mai fatto niente del genere", ribattono dalla società (costituita al 15% da Erg e all'85 da Indipendent Resources Plc, multinazionale britannica da 15milioni di sterline, al cambio attuale poco meno di 19milioni, controllata dal geologo italiano Roberto Bencini, e dall'imprenditore del campo petrolifero Grayson Nash). Non solo: «I dati sulle perforazioni che abbiamo usato risalgono a studi del 1979, noi non abbiamo in alcun modo toccato il terreno a Rivara, non abbiamo fatto carotaggi, non abbiamo perforato o immesso gas o acqua. Gli strumenti che servono per perforare un pozzo occupano uno spazio pari ad un ettaro, nemmeno volendo avremmo potuto farlo e passare inosservati".

Del resto l'iter autorizzativo non è stato ancora completato, anche se il ministero per l'Ambiente, il 17 febbraio scorso ha rilasciato un decreto V.I.A. favorevole alla fase di accertamento. «È un primo passo certo - continuano dalla società Rivara Erg Storage - ma ne servono altri per iniziare i lavori». Secondo gli studi utilizzati dalla società, attribuiti all'Università di Catania, la zona scelta ha una pericolosità sismica non particolarmente significativa. O meglio aveva: «Siamo d'accordo con il ministro Clini che il fenomeno sismico di questi giorni impone delle riflessioni». Niente centrale, quindi: "Abbiamo detto riflessione e non significa affatto che il progetto non stia andando avanti".

A questo punto però la multinazionale, oltre alle indagini aggiuntive che saranno chieste dal ministero, dovrà fare i conti anche con le amministrazioni locali che, sconvolte dal terremoto, potrebbero decidere di mettersi di traverso. Al momento comunque è tutto fermo: di buchi a solleticare le faglie non ne sono stati fatti, giurano quelli di Rivara Erg Storage. Non è vero dice il popolo del web. La terra comunque trema, su questo sono tutti d'accordo.


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