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MODENA / 02-06-2012
TERREMOTO EMILIA ROMAGNA / Seguitano nuove scosse di terremoto. Allarme sciacallaggio in Emilia
Lo sciame sismico non accenna a fermarsi, e la terra trama ancora a Cavezzo, Mirandola, San Felice sul Panaro. Continua la conta dei danni e iniziano gli atti di sciacallaggio
Ancora scosse di terremoto e paura sciacallaggio nella notte, ultime notizie Emilia Romagna - E’ stata un’altra notte di paura a Cavezzo, Medolla, Mirandola, San Felice sul Panaro i luoghi della provincia di Modena ormai tristemente noti per essere l’epicentro di un sisma e di uno sciame sismico che non hanno dato tregua neanche stanotte alle popolazioni emiliane.
Sono state contate altre nuove 23 scosse tra la mezzanotte e le 5.20 di stamattina, 1 Giugno, la più forte delle quali alle 00:42 con magnitudo di 2.9 gradi ed epicentro in prossimità dei comuni modenesi di Camposanto, Cavezzo, Medolla, Mirandola e San Felice sul Panaro.
Dalla prima violentissima scossa del 20 maggio iniziano le prime stime delle perdite umane 17 morti, 350 feriti e 15.000 sfollati. La tenacia spinge le persone a rialzarsi e a tentare a ricominciare una vita normale, ma la paura non accenna a diminuire, complici le nuove scosse e le leggende metropolitane riguardanti i furti nelle case che si diffondono, spesso senza alcun reale fondamento, e sono messe in giro con il solo scopo di impaurire la gente per derubarla più facilmente.
La Procura di Bologna ha disposto accertamenti. Sospesa fra speranza e paura, dopo che il sisma di martedì ha già spezzato la voglia di ripartire dopo il terremoto del 20 maggio, la Bassa prova così a rialzarsi faticosamente in piedi. Sono cominciati i sopralluoghi su case e capannoni industriali. La gente, per il momento, non ha intenzione di rientrare in casa: le soluzioni alternative (campi, strutture coperte, alberghi) ospitano oltre 15mila persone, senza contare i tanti mini-campi improvvisati con le tende un po' ovunque: aiuole, giardini pubblici, terreni agricoli.
Dopo la strage di operai dei giorni scorsi, a lavoro non si tornerà prima che le verifiche saranno concluse e diranno con chiarezza quali capannoni rispettano le più recenti norme antisismiche e quali no. Poi, piano piano, le case agibili, quelle che sono state abbandonate per paura, torneranno a popolarsi, si comincerà a pensare alla ricostruzione e, eventualmente, a soluzioni abitative provvisorie.
Il presidente della Regione Vasco Errani, che il consiglio dei ministri ha nominato commissario per la ricostruzione, ha passato la giornata a studiare, con i suoi collaboratori, le proposte da fare al governo: l'obiettivo, come ha annunciato ieri, è quello di rimanere il più possibile lontani dal concetto della 'straordinarieta'', per dimostrare che qui le istituzioni sono solide e funzionano.
Errani, insomma, vuol fare il 'non-commissario', che fa 'soltanto' da punto di riferimento nei confronti dello Stato per i Comuni del territorio, veri protagonisti della ricostruzione. Giovedì 7 giugno, intanto, come ha annunciato Errani, a far visita alle zone terremotate arriverà il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ed è cominciata anche la stima dei danni per l'economia della zona, fondata, in particolare, sul biomedicale, la meccanica e l'agroalimentare.
Solamente nel settore dell'industria, le aziende con strutture danneggiate non sarebbero meno di 500 con 12-13mila posti di lavoro a rischio. Stime tutt'ora in corso, che associazioni di categoria e sindacati temono che possano aumentare anche notevolmente. Muove i primi passi, intanto, l'inchiesta giudiziaria coordinata dalla procura di Modena sulle vittime dei crolli. Per ora si cerca di distinguere le morti accidentali, da attribuire solo al destino, da quelle invece in cui in ipotesi si possono profilare delle responsabilità.
Per le vittime causate da morti accidentali potrebbe essere autorizzato presto il seppellimento, per gli altri sarà disposta l'autopsia. Al di là degli eventi, però, il terremoto emiliano ha riproposto al dibattito il tema della messa in sicurezza del paese: progetto rilanciato dal ministro dell'ambiente Corrado Clini. "Ho cominciato a parlare - ha detto - di un piano nazionale per la sicurezza del territorio non appena mi sono insediato. Un piano che duri quello che deve durare, ma almeno 15 anni. Una priorità, una grande infrastruttura per il nostro paese. L'evento sismico di questi giorni ne ha richiamato la necessità".
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