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MODENA / 05-06-2012

TERREMOTO EMILIA ROMAGNA / Probabile impiego dei detenuti per ricostruzione dopo terremoto Emilia

Un’altra lunga notte di paura nelle tendopoli ieri, nella giornata del lutto nazionale. La scosse più forti della giornata di ieri hanno superato i 3 gradi di magnitudo. Sale a 30 il numero degli indagati a Ferrara. Forse anche i detenuti coinvolti nella ricostruzione


Ancora scosse di terremoto, ma si pensa già alla ricostruzione, ultime notizie Emilia Romagna - Paura e attesa sono questi i sentimenti più diffusi nelle tendopoli degli sfollati del terremoto dell’Emilia Romagna. Paura per le scosse che anche nella giornata di ieri hanno colpito il modenese e il mantovano dove ieri sono rimaste chiuse anche le scuole. Crollata ieri la torre dell’orologio di Novi da tre secoli simbolo della cittadina. Le nuove scosse di ieri che hanno seguito quella più forte di domenica 3 giugno, si sono sviluppate nella notte, con magnitudo 3.1 e alle ore 7.26 della mattina, con magnitudo 2,5, sempre con epicentro tra Modena e Mantova, tra i comuni di Novi, Cavezzo, Mirandola e San Posidonio.

Dalla giornata di ieri sulle tendopoli è arrivato il maltempo, con forti piogge. La protezione civile riferisce che nelle 34 tendopoli allestite in Emilia per gli sfollati c'e' ''qualche pozzanghera ma nessuna particolare criticità''. Poi, dal primo pomeriggio di ieri, è tornato il sole. Al momento nelle tendopoli non sono arrivate nuove richieste di ospitalità da parte di chi vive in camper o in tenda nel giardino della propria casa, nonostante l'acquazzone.

Il ministro della Giustizia Paola Severino lancia a Bologna l’idea di impiegare parte dei detenuti per la ricostruzione dell'Emilia colpita dal terremoto. Il Guardasigilli ha affermato che "In un momento come questo che richiede interventi tempestivi penso che si potrebbe vedere anche parte della popolazione carceraria protagonista di un'esemplare ripresa". L'iniziativa riguarderebbe i detenuti "non pericolosi e già in regime di semilibertà".

Severino ha spiegato, durante la sua visita al carcere della Dozza a Bologna, che si tratta di una "piccola idea" di cui si deve ancora discutere con i direttori e i provveditori. "Vorrei che fossero coinvolte - ha detto - tutte le carceri della regione e se fosse possibile non solo". Questo raggiungerebbe il doppio obiettivo di far sentire utile la popolazione carceraria e di farla apparire utile alle persone colpite dal terremoto.

 "Ho sempre pensato che il lavoro carcerario sia una risorsa per il detenuto, un vero modo per portarlo alla risocializzazione e al reinserimento nella società". Facendo l'esempio di Bologna il bacino di detenuti in cui si potrebbe pescare per Severino, escluderebbe i 101 detenuti in alta sicurezza e potrebbe riguardare i 246 tossicodipendenti o il 57% di extracomunitari che compongono la popolazione carceraria della Dozza. Si potrebbe lavorare "su queste due fascie".

Intanto il ministro Paola Severino ha annunciato anche lo spostamento di circa "350 detenuti nelle carceri di altre regioni e un rinforzo alla polizia penitenziaria impegnata in Emilia-Romagna". Sono i due provvedimenti d'emergenza "per alleggerire la situazione carceraria" nella regione colpita dal terremoto.

 "Abbiamo fatto in modo che tutte le celle rimangano aperte di giorno e di notte. Non possiamo aggiungere al carcerato anche l'angoscia della claustrofobia", ha detto. Lo ha detto il ministro della Giustizia Paola Severino durante la sua visita al carcere di Bologna e spiegando che la misura riguarda tutti i penitenziari delle zone colpite dal terremoto. "Si può immaginare - ha aggiunto - lo stato d'animo dei detenuti durante i terremoti". Chi è in cella "sa di non poter andare da nessuna parte".


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