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VITERBO / 19-06-2012
BIOECONOMIA PER LA SALUTE, PER L’AMBIENTE E PER LO SVILUPPO / Il tema del Convegno di Orvieto
Ospiti di lignaggio ed un pubblico numeroso e dotto al convegno tenuto dal dott. Paolo Di Nardo, svoltosi presso il Liceo Majorana di Orvieto e organizzato dall’ Università Popolare della Tuscia. Presente il Sindaco di Orvieto Dott. Antonio Concina
Viterbo, ultime news - Il Dottor Mario Ciccioli, Presidente ed appassionato animatore dell’Università Popolare, nel suo intervento, ringrazia i presenti e tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione dell’importante evento. Tra questi il Preside del Liceo, Prof. Franco Raimondo Barbabella, valente studioso e rappresentante della cultura italiana, nonché il dotto francescano Leoni, Breccia, Prudenzi, il Sindaco, i quali, tutti, hanno contribuito a dare solennità all’Evento.
Dopo avere adempiuto ai doveri di accoglienza il Dottor Mario Ciccioli ritiene doveroso ricordare che le Università Popolari, nascono in un momento di particolare disagio economico che rendeva difficoltoso alla grande popolazione di acquisire conoscenze utili per la vita ed il lavoro. Esse nascono in Inghilterra con il precipuo scopo di aprire alla cultura al di fuori della cerchia ristretta delle aule universitarie originando un numero rilevante di Università Popolari molto diffuse anche in Italia.
Il processo evolutivo delle Università Popolari, votato ad offrire ai cittadini di tutte le età un servizio di crescita culturale, agevolandone la formazione e la preparazione specialistica, ha inteso, soprattutto, investire nei giovani scienziati, porre attenzione al ruolo delle famiglie, consolidare la presenza della Scuola per aprire le menti ai valori sani ed agli ideali più alti.
Questo processo ha coinvolto professionisti di spessore, uomini illustri della Cultura come Giovanni Bovio, Gabriele D’Annunzio, Benedetto Croce, Ludovico Mortara, Roberto Ardigò e tantissimi altri.
La qualità della vita migliora grazie alla cultura che, senza frontiere si pone al di sopra di razze, religioni, ideologie fatue, rende veramente liberi ed allontana dal declino economico che, quasi sempre accompagna ad un declino etico, sociale culturale.
“ Sale in noi dall’Animo – afferma il Dott. Mario Ciccioli- il desiderio e la necessità di comprendere i processi fondamentali della vita per combattere i pericoli incombenti e correggere gli errori che ne minacciano la qualità”.
Mi permetto una considerazione personale e affermo la necessità di promuovere con ogni mezzo a disposizione la cultura della Vita da affidare alle nuove generazioni mediata da un continuo ed attento lavoro di squadra in cui ciascuno svolge il suo ruolo educativo.
Nel contesto di queste considerazioni si colloca l’attività di ricerca del Prof. Di Nardo che da molti anni, con rara competenza e professionalià svolge ricerca biomedica allo scopo di chiarire i meccanismi genetici e molecolari che, se alterati a causa di infezioni o mutazioni spontanee, causano patologie che colpiscono il sistema immunitario ed il campo dei tumori.
L’Italia deve decidere – prosegue il Dott. Ciccioli – se vuole entrare nella società della conoscenza, della ricerca, quella, cioè, che crea innovazione.
Lo sviluppo, la ricerca, la crescita economica dipendono, in grande misura dall’investimento sul capitale umano, dall’innovazione e dalla complessiva crescita dei livelli culturali.
Alla realizzazione dei progetti auspicati dal Dott. Mario Ciccioli si dedica da tempo il Prof. Di Nardo, ricercatore presso l’Università di Roma Tor Vergata – Dipartimento di medicina interna, dove dirige il Laboratorio di Cardiologia Molecolare e Cellulare.
La crisi economica occidentale e, quindi dell’Italia, fa emergere, drammaticamente, afferma il Prof. Di Nardo, la necessità di ricercare nuovi modelli di sviluppo che non incidano sulla integrità ambientale, ma che ne permettano di preservare, se non migliorare, la qualità della vita, e garantire, altresì, alle generazioni giovani lavoro e dignità.
Le Biotecnologie, oggi, offrono soluzioni a molte problematiche di richiesta di salute, laddove, peraltro, esiste carenza di risorse.
E’ urgente identificare un nuovo modello di sviluppo, ma altresì importante esigere un modello rispettoso del pianeta che non comporti una regressione nella qualità della vita.
Il termine Biotecnologia è una parola nuova, prosegue il Prof. Di Nardo, che descrive, però una disciplina antica. Basti pensare alla preparazione di bevande e cibi fermentati, come la produzione della birra, del pane, la trasformazione del latte in yogurt e formaggio.
I nostri antenati non conoscevano i meccanismi di base della trasformazione di prodotti naturali in cibi e bevande – lievitazione, fermentazione, eec - , non sapevano, cioè, che alla base di questi processi presiedevano microrganismi viventi.
Quindi, biotecnologia è l’utilizzo di organismi viventi – batteri, lieviti, cellule vegetali, cellule animali di organismi semplici o complessi, al fine di ottenere notevoli quantità di prodotti utili, oppure per migliorare le caratteristiche di piante, animali o, ancora, per sviluppare microrganismi utili per usi specifici.
La ricerca scientifica nel tempo ha permesso di raggiungere risultati assolutamente non immaginabili. Basti pensare a carburanti prodotti direttamente dalla anidride carbonica, plastiche biodegradabili non derivate dal petrolio ma da biomasse rinnovabili, prodotti alimentari rispondenti a precise necessità nutrizionali, trattamenti medici personalizzati sulla base delle caratteristiche genetiche del paziente, bio-sensori in grado di monitorare, in tempo reale le diverse condizione ambientali.
Risulta evidente come la biotecnologia offra soluzioni impensabili per la salute umana ed animale e per il reperimento di risorse che incidono, anche in modo trasversale su tutti i settori produttivi e ne determinano un nuovo processo economico definito bioeconomia.
I campi di applicazione sono innumerevoli e riguardano la diagnostica e l’allevamento degli animali. Investono i campi della salute umana ed includono: terapia diagnostica, farmacologia (tecnica che permette di ottimizzare la prescrizione dei farmaci sulla base del profilo genetico dei singoli pazienti).
Le applicazioni ambientali sono importantissime e riguardano la possibilità di usare microrganismi naturali per abbattere la presenza di sostanze tossiche e pericolose o per ridurre i costi.
A fronte di tanti aspetti positivi affiorano modificazioni che generano preoccupazione. E’ necessario, pertanto, operare perché vi sia una regolamentazione mediata da severa legislazione internazionale che permetta di preservare le caratteristiche fondamentali dell’ambiente che ci circonda e sia rispettosa degli interessi delle varie comunità. Questa regolamentazione si esige condivisa, soprattutto, se si considerano le sorprendenti possibilità attese per il futuro.
Sono rimasto molto affascinato dall’intervento del Prof. Di Nardo e sarei tentato di dilungarmi per trasferire a chi legge quanto di fascinoso ed interessante ha presentato, ma, nell’addentrarmi oltre rischierei di annoiare chi accederà a questo scritto.
Vorrei terminare con una considerazione per quanto attiene alla percezione delle biotecnologie in campo medico, diverse nelle applicazioni.
Mi riferisco alle aspettative di terapie sostitutive delle attuali votate alla soluzione o al contenimento di gravi malattie degenerative e soprattutto, delle diverse forme di cancro con costi contenuti per essere ammesse a disposizione di strati sempre più vasti della popolazione.
Dunque, l’applicazione di tecnologie avanzate ai processi biologici rappresenta un settore promettente per il futuro dei nostri giovani i quali non avranno la necessità di emigrare se ben guidati e motivati a restare in Italia. Lo sviluppo delle tecnologie molecolari innovative, lo studio, la ricerca e l’applicazione delle cellule staminali votate alla tecniche di riparazione e rigenerazione di organi e tessuti apre a scenari esaltanti dal punto di vista professionale ed umano, consentono orizzonti di migliore integrità dell’ambiente in cui viviamo e fungono da viatico a garanzia e dignità lavorativa per i nostri giovani.
Michelangelo Mantovano
(Foto di Piero Piscini)
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