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MOSCA / 19-08-2012
RUSSIA, PUSSY RIOT / Mosca, Pussy Riot condannate a 2 anni di reclusione: duro colpo alla libertà
Il regime di Vladimir Putin mette a segno un altro duro colpo contro la libertà di pensiero e di manifestazione del popolo russo: le Pussy Riot condannate a due anni di reclusione
Ultime notizie Mosca, UNoNotizie.it - Sarebbe potuta andare peggio, poiché il pubblico ministero aveva chiesto 3 anni di reclusione per le Pussy Riot, le tre giovani cantanti punk che dopo aver fatto irruzione nella cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca e aver cantato un’invocazione alla Vergine, a cui veniva chiesto di liberare la Russia da Vladimir Putin, sono state arrestate.
Nel giro di pochi giovani le tre cantanti hanno subito vari tipi di maltrattamenti: sono state condotte in un carcere di massima sicurezza, private del cibo e del sonno. Nello stesso, breve, arco di tempo le tre recluse hanno conquistato anche la scena della cronaca internazionale e sono diventate in tutti i paesi dell’occidente democratico il simbolo della protesta contro un regime, quello di Vladimir Putin, che nel corso degli anni ha assunto un carattere sempre più repressivo e ingiusto.
Ieri è arrivata la sentenza dei giudici di Mosca che ha condannato le Pussy Riot a due anni di reclusione, con l’accusa di teppismo a sfondo religioso. Il tribunale Khamovichesky è stato circondato dalla polizia che ha eretto delle barriere d’acciaio nelle strade circostanti per impedire l'accesso a pedoni e automobilisti che manifestavano a favore delle giovani cantanti punk.
Molteplici gli arresti e i fermi che sono seguiti agli scontri tra polizia e manifestanti: è stato fermato l'esponente di opposizione Sergei Udaltsov, leader del Fronte della Sinistra, e due sostenitori del gruppo punk Pussy Riot. Altri due sostenitori delle Pussy Riot, uno incappucciato e l'altro che brandiva un cartellone, sono stati fermati. Nell'aula del tribunale nel frattempo è entrato, per assistere alla lettura delle sentenza, Alexei Navalny, l'avvocato blogger tra i più noti rappresentanti del movimento anti-Putin. Tra i manifestanti fermati dalla polizia c’è anche l'ex campione di scacchi Garry Kasparov. Secondo le stime dell'opposizione, sono oltre 1500 le persone scese ieri in piazza.
La pena è stata considerata troppo severa da gran parte degli osservatori internazionali. Per i rappresentanti di Usa e Ue si tratta di una «condanna eccessiva» e anche la Chiesa ortodossa russa ha esortato le autorità a mostrare clemenza verso le Pussy Riots «Senza mettere in dubbio la legittimità della sentenza della corte chiediamo alle autorità dello Stato di mostrare compassione nell'ambito della legge».
Anche Amnesty International ritiene che la condanna a due anni di reclusione senza la condizionale sia stata un duro colpo alla libertà d’espressione in Russia. L’organizzazione internazionale in prima linea per i diritti umani ritiene infatti che il ''procedimento sia stato motivato politicamente e che le tre Pussy Riot siano state ingiustamente processate per quella che e' stata una legittima, per quanto potenzialmente offensiva, azione di protesta''.
L'organizzazione per i diritti umani considera Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova prigioniere di coscienza e chiede alle autorità russe l'annullamento della condanna e il loro rilascio immediato e incondizionato.
''L'azione di Maria Alekhina, Ekaterina Samutsevich e Nadezhda Tolokonnikova intendeva provocare uno shock e lo ha provocato in molti. Ma nel condannarle a due anni di prigionia, la Russia ha posto il limite della libertà d'espressione nel punto sbagliato'', dichiara John Dalhuisen, direttore del Programma e Asia centrale di Amnesty International. Per questo il processo alle Pussy Riot è da intendere solo come un ulteriore tentativo del Cremlino di scoraggiare e delegittimare il dissenso.
Le motivazioni della sentenza emanata dalla corte presieduta da Marina Syrova parla di canzone «blasfema, insultante» e interpreta l’iniziativa delle tre ragazze come una «grave violazione dell'ordine pubblico, disturbando la quiete dei cittadini e insultando profondamente le convinzioni del fedeli ortodossi». Secondo i giudici il testo cantato lo scorso 21 febbraio da Nadezhda Tolokonnikova, 22 anni, Ekaterina Samutsevich, 30 anni, e Maria Alekhina, 24 anni,«esprimeva chiaramente l'odio basato su affiliazione religiosa» e l'obiettivo delle tre ragazze, mosse da «odio religioso» era quello di raggiungere «il circolo più vasto possibile di fedeli dando pubblicità» al loro gesto.
Sebbene i giudici abbiano negato che la sentenza di colpevolezza sia stata un’azione politica, tutto l’impianto accusatorio si sostiene sull’argomento della blasfemia e della protesta anti-Putin. Anche la presidente del gruppo di Helsinki mosocovita, la veterana russa dei diritti umani Lyudmila Alekseyeva, ritiene che la condanna delle Pussy Riot sia politicamente motivata e che non rispetti la legge, il buon senso e la pietà.
La leader del trio, Nadia Tolokonnikova, dal carcere dove è rinchiusa, aveva parlato nei giorni scorsi di vittoria. «Qualunque sia il verdetto, noi e voi stiamo vincendo. Perché‚ abbiamo imparato ad essere arrabbiati e a dirlo politicamente». La cantante, in una lettera ai suoi sostenitori, ha mostrato sorpresa per la mobilitazione sorta ovunque e ha accusato il sistema del suo paese «la nostra detenzione è un segno chiaro e distinto che la libertà è stata sottratta a tutti noi». A suo avviso, la Russia soffre di un «male politico»: la minaccia è «la distruzione della libertà e delle forze di emancipazione del paese».
Continua intanto, in tutto il mondo, la mobilitazione a favore delle Pussy Riot. È stata infatti indetta ieri una giornata di mobilitazione in tutto il mondo, con marce di protesta dall'Europa agli Stati uniti, per chiedere la loro liberazione. Diverse star internazionali sono scese in campo per le giovani artiste, tra cui Madonna, Bjork e l'ex Beatle Paul McCartney. Interesse per la vicenda è stato manifestato anche dalla comunità gay. Le tre cantanti, nonostante la condanna stanno diventando a tutti gli effetti un simbolo di lotta per libertà di un'intera generazione.
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