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VITERBO / 13-09-2012

SANITA’ VITERBO / Le difficili condizioni del Dipartimento di Salute mentale di Viterbo Preservare il rapporto di fiducia nella cura psichiatrica

Per il direttore Alberto Trisolini ''il principale strumento terapeutico è il rapporto di fiducia che stabiliamo con i pazienti. Occorre preservarlo''


LAZIO ultime notizie VITERBO – unonotizie.it - La psichiatria non ha tecnologie strumentali, ma si serve delle stesse persone come strumenti terapeutici e fa della relazione di fiducia il fondamento della cura. Prendo spunto da alcune notizie, apparse oggi sulla stampa locale, che riportano l’impegno e la sensibilità di alcuni operatori del Dipartimento di salute mentale nei confronti dei pazienti, ben oltre il loro orario di lavoro, per condividere una riflessione sulle problematiche che riguardano i nostri servizi e sui modi attraverso i quali sono state esternate, nel recente passato, da alcuni nostri interlocutori.

Sento l’obbligo di intervenire perché avverto il turbamento dei pazienti e lo stato d’animo degli operatori che, onestamente e silenziosamente, svolgono la loro professione e, spesso, si sentono ingiustamente colpiti. D’altra parte, è scientificamente dimostrato che l’alta emotività espressa è fortemente patogena per i pazienti e gli effetti li abbiamo toccati con mano.   

Quanto, ad esempio, è stato detto in relazione al Servizio psichiatrico diagnosi e cura del Complesso ospedaliero di Belcolle fa emergere una situazione impietosamente negativa, non corrispondente alla verità dei fatti. La qualità di una prestazione sanitaria richiede criteri oggettivi, quali appunto sono gli indicatori di processo e di esito.

Per gli indicatori di esito, ad esempio, si fa riferimento a specifici questionari psicopatologici in entrata e in uscita per misurare obiettivamente le condizioni di miglioramento del paziente e, in più, si fa riferimento a sondaggi di soddisfazione degli utenti e dei loro familiari. Tutto questo ha dato sempre risultati molto positivi dimostrando un ottimo apprezzamento della attività di reparto. Per quanto riguarda il ricorso alle contenzioni, si tratta di un delicato problema di coscienza ma anche di appropriatezza clinica e, quindi, strettamente tecnico.

Benché le contenzioni siano una misura da adottare soltanto quando strettamente necessario (ed è politica del Dipartimento ridurle all’estremo minimo indispensabili, tanto che il Spdc di Viterbo ha tra migliori indici di riduzione delle contenzioni), tuttavia non attuare una contenzione quando è appropriato eseguirla dal punto di vista clinico, sarebbe altrettanto grave che non darvi seguito.

Nei giorni scorsi si è parlato anche della Comunità terapeutica di Orte. Al riguardo, troppe volte, si detto a chiare note che il problema è il mancato accreditamento regionale della struttura. D’altra parte, una volta che gli utenti hanno superato i due anni di degenza previsti dalla normativa, qualora non si raggiunga l’obiettivo della dimissione sul territorio, è doveroso rivedere il progetto terapeutico e proporre alternative migliorative.

Una continuazione acritica della degenza, senza alcuna revisione del progetto, comporta il rischio della cosiddetta “neo-manicomializzazione”. Rispetto ai Piani assistenziali individuali (PAI), poi, fin dal mese di agosto il Dsm ha fatto tutto quanto dovuto ed aspettiamo che la compagine sociale attivi al più presto l’assistenza.

Queste riflessioni offrono lo spunto per soffermarmi rapidamente anche sugli obiettivi primari del Dipartimento di Salute Mentale degli ultimi tre anni.

In merito alla prevenzione, ad esempio, in collaborazione con l’Università La Sapienza Sant’Andrea, si è concretizzato un consorzio di vari servizi finalizzato alla ricerca, alla prevenzione e cura della psicosi giovanile (13-25 anni). Eminenti esperti in materia come Eva Gebhart, allieva di Fruke Shultze Lutter dell’Università di Colonia, sono venuti presso il Dsm di Viterbo per effettuare un’attività formativa preliminare. Prevenire la psicosi giovanile, oltre ad essere un atto eticamente rilavante, vuol dire investire sul futuro per avere in seguito meno pazienti gravi da curare.

Sempre nell’ambito della prevenzione, dopo un lungo e approfondito studio con il servizio di Risk management, abbiamo messo a punto le linee guida contestualizzate per la prevenzione del suicidio al fine di fronteggiare al meglio questo fenomeno emergente.   

Anche per quanto attiene la cura si è registrato un trend positivo in termini quantitativi e qualitativi, in particolare rispetto all’aumento delle prestazioni domiciliari (dalle 7486 del 2010 alle 8113 del 2011) e al lavoro con le famiglie (dalle 7935 del 2010 alle 8784 del 2011). Anche il volume totale delle prestazioni è passato dalle 64.167 del 2010 alle 65.614 del 2011. Siamo anche subentrati a una compagine sociale privata, invertendo per la prima volta la tendenza alla delega, riprendendoci la gestione di due appartamenti e consentendo un risparmio all’azienda di quasi 150mila euro ogni anno.

Nel campo della riabilitazione, fra le numerose altre cose, siamo un’eccellenza nel Lazio per la dimissione dei pazienti dagli ospedali psichiatrici giudiziari: sono rimasti internati soltanto 4 pazienti.  Oltre al resto, in questa situazione di grave carenza di personale, che purtroppo ancora permane in particolar modo per gli infermieri del Spdc, abbiamo evitato il collasso facendo entrare nel Dipartimento 13 nuove unità operative.

Detto ciò, proprio perché ho ben presente le difficoltà quotidiane che dobbiamo fronteggiare, rinnovo ai principali interlocutori del Dsm della Ausl di Viterbo l’invito a riprendere il percorso del modello di Trento del “fare assieme”, rispettando il ruolo, le competenze e le professionalità di ogni operatore. Perché, ripeto, il nostro strumento terapeutico è il legame di fiducia che riusciamo a stabilire con i pazienti e se, anche attraverso una comunicazione eccessivamente aggressiva, a mio parere ingiusta, questo rapporto dovesse incrinarsi, non si provocherebbe un danno solo alla Ausl di Viterbo e al Dsm, ma in primo luogo ai pazienti stessi.



                                            
Alberto Trisolini     
Direttore del DSM
(Dipartimento Salute Mentale)
di Viterbo


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