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VIGNANELLO / 23-04-2013

LAZIO, ARSENICO VIGNANELLO / A Vignanello l'ncontro per saperne di più

 
 

Lazio, acqua arsenico, Vignanello UnoNotizie.it - Sabato 20 aprile 2013 a Vignanello, si è svolto un incontro sul tema “Acqua pubblica: la pericolosità dell’inquinamento  da arsenico e fitofarmaci ". E’ intervenuta all’ incontro, con una relazione medico-scientifica, la dottoressa Antonella Litta, referente dell’Associazione italiana medici per l’ambiente  - Isde

 

La  dottoressa Antonella Litta  ha voluto introdurre  la sua relazione medico-scientifica con un forte richiamo all’articolo 32 della Costituzione che afferma: ”La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”.


Ed ha proseguito sostenendo che: “ E’ proprio dal mancato rispetto di questo articolo fondamentale della nostra Carta costituzionale che ha origine la grave situazione sanitaria connessa alla presenza di arsenico nelle acque destinate ad uso umano e negli alimenti preparati con le stesse". 


"Una situazione che si protrae da più di dieci anni a causa ancora una volta del mancato rispetto di un’altra legge: il  Decreto Legislativo 31/2001. Questo Decreto, approvato in recepimento della Direttiva europea 98/83,  fissava già nel 2001 il limite massimo di arsenico in 10 microgrammi/litro per le acque destinate ad uso potabile e per il loro utilizzo nelle preparazioni alimentari, e poiché l’arsenico è una sostanza tossica e cancerogena l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms)  ne  raccomanda da decenni valori il più possibile prossimi allo zero”.


La dottoressa  Litta ha illustrato  quindi la drammatica situazione delle popolazioni esposte negli ultimi dieci anni a valori di arsenico fuorilegge, che  hanno raggiunto, in alcuni casi, anche i 50 microgrammi/litro, ovvero cinque volte il limite di legge previsto per questa sostanza tossica e cancerogena per la quale non esiste alcuna soglia accettabile di sicurezza per esposizioni croniche.


La dottoressa Litta  ha fatto  poi rilevare quanto ormai documentato dalla comunità scientifica internazionale ovvero che: ”L’arsenico è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.)  come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con  molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla anche  ai tumori del fegato e del colon. E che l’assunzione cronica di  questo elemento, è  indicata anche quale responsabile di  patologie cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee; disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche”.


La dottoressa  Litta ha ribadito la necessità di agire urgentemente per dare acque dearsenificate e salubri alle popolazioni  nel rispetto del diritto alla salute, come sancito dal già richiamato articolo della Carta costituzionale e dalle vigenti disposizioni di legge. Ha quindi chiesto nuovamente che si realizzino subito  interventi rapidi e risolutivi per la completa dearsenificazione delle acque ad uso potabile e l’avvio di una informazione corretta e diffusa rivolta a tutti i cittadini delle aree interessate da questa problematica, e in particolare nelle scuole, negli ambulatori medici, nelle strutture militari e carcerarie.


Nella sua esposizione ha sottolineato come sia necessario che nella fase di realizzazione degli impianti e/o di nuove captazioni  da falde di superficie - fase che appare ancora  molto lontana e problematica nella maggior parte dei casi -  si utilizzino  immediatamente forme alternative di approvvigionamento idrico, anche mediante autobotti, per tutta la popolazione e in particolare per  i malati, le donne in gravidanza, i neonati e i bambini  ( per i noti effetti dell’arsenico anche  sullo sviluppo cerebrale  con incremento di disturbi neurocomportamentali e neoplasie).


Giudicata invece come tardiva, insufficiente ed indecorosa per l’esiguo numero e per la loro dislocazione, la soluzione delle cosiddette fontanelle di acqua depurata, sparse un po’ a macchia di leopardo nei Comuni dell’Alto Lazio, e giudicata altrettanto negativamente la soluzione dei cosiddetti dearsenificatori domestici o ad uso di imprese del settore alimentare.


Illustrate anche le principali problematiche d’inquinamento idrico ed ambientale e i possibili rischi sanitari derivanti dall’utilizzo di  fitofarmaci in particolare di pesticidi di sintesi chimica, problematiche in parte sovrapponibili a quelle determinate dall’arsenico.


A conclusione dell’incontro la  referente dell’Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde ha fatto nuovamente appello affinché si intervenga  con la messa in funzione di tecnologie di dearsenificazione che siano garantite almeno per 20 anni relativamente alla loro efficacia di abbattimento dell’arsenico e alla loro corretta gestione.


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