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CITTA' DEL VATICANO - ROMA / 18-05-2013

VATICANO NEWS MOSTRE / Inaugurata in Vaticano mostra ''Argentina - Il Gaucho, tradizione, arte e fede''

Inaugurata oggi, nel Braccio di Carlo Magno in piazza San Pietro, una mostra unica nel suo genere “Argentina - Il Gaucho, tradizione, arte e fede", organizzata da Regione Marche e Artifex




Per la prima volta in Vaticano e in Italia si presenta il grande patrimonio artistico che ha caratterizzato e caratterizza la storia e le tradizioni del popolo argentino, ultime notizie Roma - La rassegna (curata da Roberto Vega Andersen), divisa in diverse sezioni e organizzata da Artifex e dalla Regione Marche, è il risultato di un’attenta selezione di opere appartenenti a importanti collezionisti argentini che hanno generosamente messo a disposizione le loro opere, molte delle quali lasceranno il paese per la prima volta.


Conoscere l’Argentina, la sua cultura e la sua storia è l’intento dell’esposizione. La fratellanza fra il popolo argentino e italiano la rende un omaggio alle due nazioni che condividono un lungo percorso di storia. La mostra è un riguardoso omaggio a Papa Francesco, alla sua terra e alle sue origini italiane. In virtù del forte legame fra la Regione Marche e l’Argentina e degli scambi che hanno visto la collaborazione fra la Artifex, la Regione Marche e le Istituzioni argentine per la mostra Meraviglie dalle Marche, allestita al Braccio di Carlo Magno e poi a Buenos Aires, la mostra sarà trasferita dal 4 di luglio al 1 di settembre nei nuovi spazi espositivi Cantine del Bramante nella Santa Casa di Loreto.


“Questa mostra è il terzo progetto di collaborazione culturale con Artifex al Braccio di Carlo Magno – ha detto il presidente della Regione Marche, Gian Mario Spacca, partecipando all’inaugurazione -. La prima, dedicata a Padre Matteo Ricci, partì dal Vaticano per approdare in Cina, nelle quattro tappe di Shanghai, Pechino, Nanchino e Macao. La seconda, Meraviglie dalle Marche, dopo il Braccio di Carlo Magno è stata allestita, con uno straordinario successo, a Buenos Aires. Oggi la terza tappa di questo progetto, con questa mostra che da luglio si trasferisce a Loreto. Una mostra che rinsalda il forte legame tra la nostra regione e l’Argentina, terra ricca di presenza marchigiana. Nel Paese sudamericano operano 42 associazioni di marchigiani. Con loro vogliamo consolidare il nostro legame attraverso la cultura. Vogliamo continuare a costruire nel mondo un rapporto di conoscenza, dialogo e confronto. Sentimenti che affondano le loro radici in una dimensione di carattere culturale, per poi divenire volano per la crescita di altri tipi di relazioni, a partire da quelle economiche, così come già avvenuto per le due precedenti mostre, in Cina e in Argentina.  Il passato, il presente e il futuro si uniscono in questa mostra seguendo il filo del racconto per immagini di una terra e di una civiltà così affascinanti. Un evento che vuole essere un omaggio alla terra del Santo Padre e un augurio al suo pontificato”.


Paolo Bedeschi, Direttore Generale di Artifex in merito all’iniziativa che si inaugura quest’oggi dichiara: “Siamo molto felici di presentare questa grande rassegna in Vaticano, l’idea della mostra risale a più di due anni fa ed è nata da un accordo fra la Artifex e le Istituzioni argentine. La nostra società ha già portato a Buenos Aires e nel mondo molte rassegne d’arte e, in Vaticano, ha presentato iniziative culturali di considerevole respiro internazionale. La mostra sull’Argentina e il Gaucho, promossa già da molto tempo, è volta a testimoniare, fra l’altro, il lungo tratto di storia e di vita che argentini e italiani hanno percorso insieme. Pur non essendo stata espressamente concepita quale omaggio a Papa Francesco, siamo lieti di dedicare al Santo Padre questa iniziativa di squisito carattere culturale. La mostra racconta e illustra in maniera esaustiva la storia, le tradizioni e la fede del popolo argentino”.


Composta da oltre 200 opere, fra dipinti, stampe, fotografie antiche e artistiche, ori, argenti, preziosi tessuti antichi e moderni e documenti storici, presenta un percorso espositivo articolato in tre sezioni ben definite: la prima iconografica, con dipinti, stampe e libri, la seconda riguarda l’ergologia del “gaucho”, con particolare attenzione agli oggetti in argento e alle manifatture tessili che sono state utilizzate fin dalle origini. La terza è dedicata alla memoria di José Cura Brochero Gabriel del Rosario.


Nella prima sezione è ampia la panoramica sui luoghi e le genti, ritratti storici carichi di suggestioni e molte tranche-de-vie raccontano da vicino vita e costumi del popolo argentino. Fra questi spiccano il Gaucho sudamericano di Mauricio Rugendas, il corpus di immagini straordinarie di Celine Frers e Daniel Sempé, le fotografie antiche in albumina che raccontano di gauchos, di contadini nei campi, o rimandano a scene romantiche cariche di intensità e bellezza. Acquerelli e stampe antiche hanno un ruolo importante nella descrizione dei paesaggi, delle pampas, e ancor più quale rimando ai costumi dell’epoca come in La guitarreada, in Bailando gato en el galpòn o in Leva de gauchos. 


Con l'arrivo dei colonizzatori l’Argentina conobbe, unitamente al processo di evangelizzazione, la preziosa arte dell’oreficeria. Gli orafi spagnoli trasmisero le più raffinate tecniche per la creazione di oggetti liturgici: ostensori, calici, crocifissi che portarono a notevoli espressioni dell’arte orafa. Fra i metalli preziosi l’argento è stato sfruttato lungamente dai gauchos e dai contadini per la realizzazione di utensili ad uso domestico, per impreziosire l’abbigliamento e per le bardature e i finimenti dei cavalli.


Nella parte espositiva che vede protagonisti i manufatti in oro, argento, smalto e pietre preziose, la mostra si apre come un vero e prezioso scrigno su una collezione privata davvero unica. Molte generazioni di orafi hanno composto un percorso di fede e arte che vede fra gli oggetti più preziosi lo Stendardo in argento, oro, pietre preziose e smalto con ricami d'argento eseguiti da doña Carolina Cuni, eseguito per la Confraternita del Santissimo Sacramento della Cattedrale Metropolitana della Città di Buenos Aires( 1934). Il Calice in oro, argento e pietre preziose (utilizzato nel Congresso Eucaristico del 1934), il Pettorale d’oro realizzato per Sua Ecc.za Monsignor Enrique Rau, Vescovo del Mar della Plata (c.ca 1945), l’Incensiere d'argento con figura di uccello (c.a 1920), la Figura di Cristo in argento brillante e il Mate in argento opaco con figure di angeli.


La seconda sezione della mostra è dedicata ai gauchos e alla cultura gauchesca. Il gaucho è il personaggio simbolo delle pampas rioplatensi. Abile cavallerizzo e mandriano, figura centrale, fortemente evocativa e parte integrante della storia del paese, accresce la propria storia attraverso il rapido sviluppo dell’allevamento del bestiame bovino ed equino portato dai conquistadores. All’origine, nelle estancias dei Gesuiti che fornivano il bestiame alle missioni che la Compagnia di Gesù amministrava in Paraguay, Brasile, Argentinas e Uruguay, i gauchos erano indigeni evangelizzati, creoli di radice ispano-indigena e schiavi neri. Il gaucho, nato in queste circostanze, adotta una personalità ribelle ma molto rispettosa di un codice proprio di giustizia e carico di fede. Da guardiano delle grandi praterie, con la caduta nel 1810 del governo monarchico spagnolo, il gaucho viene inserito nelle file dell’esercito patriota. Nel nord argentino, i gauchos de Güemes  capitanati da Martín Miguel de Güemes, scrissero un capitolo importante della storia del paese.


Consolidato il proprio ruolo, non solo economico, all’interno della nuova struttura del paese, il gaucho si caratterizza per il forte gusto di lussuosi finimenti in argento che esibisce con orgoglio nelle feste domenicali, nelle celebrazioni nazionali, durante le battaglie. Con l’avvento della ferrovia il suo ruolo è ridimensionato ma acquista la valenza del mito. Il poema epico Martín Fierro, scritto da José Hernández nel 1872, divenne il libro più importante del secolo. Il modello ergologico dei gauchos venne adottato anche dai proprietari delle estancias e dai cittadini di Buenos Aires. Persino gli emigranti, che dalla fine dell’800 invadono l’Argentina, adottano questo costume locale, bevono il mate e si fanno ritrarre con l’abito del gaucho e la barba finta per mostrare ai parenti lontani la loro nuova vita. A tutti gli effetti i gauchos trasformano la cultura contadina in modello suggestivo e caratteristico, ed emblema della storia rioplatense.


La mostra al Braccio di Carlo Magno presenta un nucleo unico e significativo di argenteria di uso “gauchesco”: erpici, mates, bombillas, brocche, bardature complete, redini, cavezze, staffe, freni, pretales, pastoie, fruste, speroni, accendini, tabacchiere, coltelli "verijeros", coltelli da cintura.

Una intera sezione della mostra sarà dedicata ai “poncho”, realizzati con  vari materiali: lana di agnello, seta, cotone e vigogna, di differenti stili, epoche e provenienza (patagonica o settentrionale). Completano la sezione oggetti di abbigliamento per il gaucho e il cavallo, tutti pezzi di rarità eccezionale e altissima qualità.


L’ultima sezione della mostra ricorda José Cura Brochero Gabriel del Rosario, sacerdote diocesano di origine argentina e di famiglia cattolica italiana, nato nel 1840 nella città di Santa Rosa de Rio Primero in Provincia di Cordoba. Il 20 Dicembre 2012 Sua Santità Benedetto XVI ha firmato il decreto per la sua beatificazione, un passo ulteriore verso la sua canonizzazione.

La proiezione all'interno della mostra di diversi video provenienti dall’Argentina, daranno una significativa testimonianza del paese.

Nell’anno della Fede, la mostra vuole essere testimonianza di uno dei percorsi della storia e della fede in Argentina.


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