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VITERBO / 04-01-2014
TERREMOTI ITALIA / L'Italia trema, ancora nella morsa dei terremoti. Forse dobbiamo cominciare a preoccuparci?
Terremoti in Italia, ultime notizie scienza e ambiente - Da novembre ad oggi, inizio 2014, sono molti i fenomeni sismici che stanno interessando le nostre regioni. Un susseguirsi di scosse che dalle regioni meridionali passano al nord e viceversa. E' legittimo, anche se ad oggi non si registrano situazioni drammatiche, che la gente cominci a preoccuparsi seriamente. Molti si chiedono se queste continue scosse in giro per l'Italia possano rappresentare un fatto normale, oppure c'è qualcosa che sta per manifestarsi in maniera pesante e che le autorità scientifiche non vogliono dircelo. Noi di Accademia Kronos abbiamo pensato di entrare nel merito della questione per fornire qualche spiegazione scientifica al fine di tranquillizzare la gente, ma soprattutto con lo scopo di fornire elementi di analisi utili per chi volesse approfondirli.
Quanti di voi sanno che le Alpi appartengono all'Africa? Sicuramente molto pochi! In effetti questa catena montuosa, geologicamente molto giovane, è il risultato dello scontro tra due imponenti placche tettoniche, quella Euroasiatica e quella Africana. Tutti ormai sanno che i continenti che fanno parte della crosta terrestre "galleggiano" sopra il mantello terrestre, conosciuto come astenosfera (una zona viscosa e fluida, composta da rocce in parte fuse o fuse del tutto). Il nostro pianeta è composto da 20 placche che si muovono lentamente sull'astenosfera allontanandosi tra di loro o avvicinandosi fino a scontrarsi. Tra una placca e l'altra ci sono veri e propri confini, ossia margini convergenti di placche. Ora quando due placche o zolle tettoniche s'incontrano, se una è più pesante dell'altra questa tende a scivolarle sotto. Questo fenomeno è conosciuto come subduzione, se invece le due placche sono della stessa consistenza e resistenza creano le catene montuose. Non tutta la placca Africana scivola sotto quella Euroasiatica, una parte (Placca Apula) avente la stessa consistenza della placca euroasiatica ha formato le Alpi. Purtroppo la nostra penisola e la Sicilia si trovano nel bel mezzo di queste due grandi placche. Quella Africana spinge verso nord e quella Euroasiatica cerca di resistergli. A causa di questi giganteschi sforzi nascono i vulcani e i terremoti.
Le placche tettoniche nel Bacino del Mediterraneo
Man mano che la placca africana spinge verso nord e quella euroasiatica gli resiste si accumulano grandi energie. Ciò però non può durare a lungo, prima o poi, superata una certa soglia, una delle due placche cede (si frattura) e così nascono i terremoti.
Rappresentazione dei fenomeni geologici che interessano lo scontro delle placche tettoniche
A parte gli amici della Sardegna, terra geologicamente più antica e stabile, noi che abitiamo lungo la penisola e in Sicilia dobbiamo aspettarci da un momento all'altro qualche evento sismico che può essere di lieve entità come di entità rilevante.
Il guaio del nostro Paese è che è costellato di antichi paesi e borghi medievali le cui strutture sono inadeguate a terremoti anche di media intensità; strutture murarie che a stento riescono a resistere a solo magnitudo 5,5 della scala Richter. In Giappone, un'altra terra sismica, questi valori non creano problemi, infatti le abitazioni sono capaci di resistere anche a magnitudo 7. Per fortuna in Italia terremoti violenti come quelli del sudest asiatico e in particolare del Giappone sono rarissimi, ciò nonostante a causa della fragilità delle nostre abitazioni (escludendo le ultime costruite a partire dal 1990 ), un terremoto di media intensità potrebbe farci del male.
Comunque fin quando in Italia si generano piccoli e localizzati terremoti di magnitudo inferiore a gradi 4 o al massimo 4,5 della scala Richter, possiamo star tranquilli perché le forze interne della nostra litosfera si scaricano continuamente. Può diventare preoccupante se invece terminassero del tutto questi medi e piccoli fenomeni sismici. In questo caso le immense forze sotterranee accumulandosi senza potersi scaricare, potrebbero determinare fenomeni disastrosi come quelli del Giappone. Per fortuna questi piccoli terremoti fanno da valvola di scarico. Così dicasi dell'Etna che è la nostra più grande valvola di scarico per le tensioni sotterranee causate dello scontro tra le due placche.
Il grande pericolo in Italia ora è dato dall'accumulo di energia sotto il Vesuvio che al contrario dell'Etna che "sbuffa" all'esterno in continuazione, non riesce a scaricare la sua energia, così che anno dopo anno accumula un pauroso potenziale esplosivo. L'ultima sua eruzione avvenne in piena seconda guerra mondiale nel 1944, da allora tace. I vulcanologi temono che da un momento all'altro possa riattivarsi e visto che il Vesuvio è un vulcano esplosivo, le conseguenze potrebbero essere devastanti. Soprattutto per la gente che per speculazioni edilizie, complicità con amministrazioni locali e poteri dello Stato ha costruito fin sotto le falde del vulcano, creandosi così un labirinto intricatissimo di vie e viuzze che in caso di fuga improvvisa bloccherebbe centinaia di migliaia di persone.
La letteratura specifica da anni si è impadronita di questo problema producendo migliaia di pagine in testi, dispense e studi scientifici. Già negli anni '70 studiosi e scienziati anche internazionali avevano informato le autorità politiche e amministrative nazionali e regionali sul rischio per la popolazione campana del risveglio del vulcano, ma da allora ad oggi poco si è fatto, anzi si è continuato a costruire sempre più vicino al Vulcano. Ma per i napoletani non ci sono pericoli, San Gennaro veglia e li protegge. ...e speriamo che sia così!
Gabriele La Malfa
www.accademiakronos.it
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