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ROMA / 24-04-2014

ANDY WARHOL A ROMA / 150 opere del celebre artista in mostra al Museo Fondazione Roma

Forte dei numerosi consensi della critica e dei 225.000 visitatori che l’hanno visitata, dopo la tappa milanese a Palazzo Reale arriva a Roma la prima grande monografica dedicata al padre della Pop Art, Andy Warhol



Roma, ultime news - UnoNotizie -
Apre oggi al pubblico fino al 28 settembre la mostra “Wahrol” al Museo Fondazione Roma, Palazzo Cipolla, dove saranno esposte 150 opere dell’artista americano, provenienti dalla The Brant Foundation  di cui è fondatore e Presidente il curatore della mostra Peter Brant, amico di Warhol e noto collezionista.  Promossa dalla Fondazione Roma, dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Roma e dal Comune di Milano-Cultura, accompagnata dal contributo di Francesco Bonami, l’esposizione è prodotta e organizzata da Arthemisia Group e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE.

La mostra racconta al suo interno tutto il percorso professionale di Warhol, presentandone i capolavori di ogni periodo artistico. Il catalogo è edito da 24 ORE Cultura e contiene un saggio di Francesco Bonami.  Le opere raccolte nella mostra appartengono a Peter Brant, intimo amico di Warhol con il quale ha condiviso gli anni artisticamente e culturalmente più vivaci della New York degli anni ‘60 e ‘70. Ma il percorso della mostra si avvia negli anni Cinquanta, quando Warhol debutta nella commercial art e lavora come illustratore per riviste prestigiose tra cui  Harper’s Bazar e il New Yorker e come disegnatore pubblicitario. E proprio dal lavoro per un famoso negozio di scarpe Warhol ha tratto l’idea delle incantevoli scarpette a foglia d’oro che aprono la mostra insieme ad alcuni esempi di Blotted line. Andy Warhol è un attore molto importante della storia dell’arte americana che nel ‘900 ha caratterizzato con la sua vitalità, l’intero scenario dell’arte mondiale. Nella sua multiforme attività di pittore, scultore, regista, produttore cinematografico e sceneggiatore, ha caratterizzato l’arte visiva con la peculiarità dell’assistenza di un impianto serigrafico, attraverso cui ripeteva più volte, su grosse tele, la stessa immagine alterandone esclusivamente i colori. Peter Brant,amico di Andy, è un interessante protagonista del collezionismo americano ha iniziato la sua attività nel 1967, quando  acquistò il disegno di lattine di minestra Campbell in tempi in cui la Pop Art era celebrata da un gruppo di ammiratori internazionali, ma il mondo artistico newyorchese era ostile a quest’arte popolare e tutti interessati più agli artisti del Color Field usciti dall’Espressionismo Astratto.  In un’intervista rilasciata a Tony Shafrazi, Brant dichiara: “ La gente confronta sempre la prima metà del Novecento con Picasso e la seconda con Warhol, ma Andy, secondo me, spicca come una figura alla Leonardo: un personaggio di grande saggezza, che scriveva bene ed è stato importante per il cinema, per la performance e in termini di immaginario. Questo ha fatto sì che abbia influenzato molti, molti artisti delle generazioni successive. Ho voluto potenziare la collezione e cogliere ogni opportunità possibile per ordinarla in modo tale da poterla esporre in permanenza. Questo mi dà soddisfazione, e la Fondazione Brant mi dà la possibilità di esprimere la mia passione per il collezionismo, permettendomi di incanalarla in modo molto più mirato e specifico. Ora, in un’opera d’arte, guardo al potenziale espositivo ed educativo, piuttosto che cercare qualcosa da appendere semplicemente in una casa sopra il caminetto. In sostanza, si tratta di mettere alla prova la mente del pubblico, sfidandolo a contemplare qualcosa di straordinario. Non è questione di valore o di conforto; stiamo parlando di idee, ed è questa la cosa più interessante nell’arte contemporanea.”

Tra le opere esposte, la coloratissima e precoce Liz del 1963, che  introduce la seconda sala della mostra a Palazzo Cipolla, dove si annunciano le prime Campbell’s Sup e Coke, insieme a Disaster che testimonia il forte rapporto di attrazione e repulsione per la morte che Warhol coltivò. Le Collezioni Brant sono eccezionalmente ricche – di opere pittoriche e di memorabili disegni e non c’è tema tra quelli trattati da Warhol che non sia rappresentato ai massimi livelli: ci sono i dipinti dei francobolli, come S&H Green Stamps, 1962, fatti con stampini ripetuti e più e più volte sulla carta e, dello stesso anno, i Red Elvis e il grandioso 192 One Dollar Bills; così come ci sono due splendide Marilyn, una del 1962, quando lei era appena morta e una delle 4 Shot Marilyn del 1964, i dipinti trapassati in fronte dal colpo di pistola sparato in studio da un’amica del fotografo Billy Name. Presenti in mostra altre super icone di Warhol: le Brillo Box e i primi Flowers, 1964, esposte a suo tempo nella prestigiosa galleria di Leo Castelli come se fossero sgargianti carte da parati. E anche i Mao, 1972, con i quali Warhol inaugura una nuova pittura meno neutrale e più gestuale; le Ladies and Gentlemen, la serie dedicata alle Drag Queens di New York  e un gran numero di Skulls, i teschi che dal 1976 in poi si moltiplicano nel suo lavoro che di lì in poi attinge a simboli più universali.

Un’intera sala è dedicata alle polaroid che formano una sorta di gotha della New York anni ‘60: la fama era del resto unʼossessione di Warhol e non a caso fu lui a coniare la famosa, e terribilmente profetica frase,“15 minuti di celebrità” a cui in futuro nessuno avrebbe rinunciato. Esposto anche un immenso Camouflage del 1986, stesso anno della serie in cui rese omaggio a Leonardo Da Vinci con Last Supper, pure presente in mostra. Un anno dopo, nel 1987, Warhol moriva, dopo essere scampato miracolosamente alla nera signora nel 1968 quando una pazza gli aveva sparato al ventre. Andy Warhol non solo è stato il più acuminato interprete della società di massa e del consumismo, folgorante sociologo dell’America anni ‘60 ma ha saputo trasformare in arte i feticci dell’immaginario collettivo americano, anticipando l’instaurarsi del potere dei mass media. Lui ha trasformato in icone la Coca Cola come Elvis Presley, la Campbell’s Soup come Liz Taylor e Marilyn Monroe, il biglietto del dollaro come Jackie Kennedy. La Fondazione Roma con la mostra “Warhol” prosegue nella sua costante azione di diffusione dell’arte visiva, in parallelo sottolineando da un lato la centralità della storia dell’arte di Roma nei secoli, mostrandone sia le influenze che ha determinato sia quelle che ha subito da altre aree geografiche e, dall’altro aprendo un dialogo costante con il mondo che ci circonda, organizzando mostre di respiro internazionale.
Per visitare la mostra è  possibile prenotarsi tramite il numero telefonico 0698373328 e via web all’indirizzo www.ticket.it/warholroma.

Orario apertura
Lunedì dalle 14.00 alle 20.00 da martedì a domenica dalle 10.00 alle 20.00 (la biglietteria chiude un’ora prima)
Aperture straordinarie
20 -21-25 aprile 10.00 – 20.00 1 maggio 10.00 – 20.00 2 giugno 10.00 – 20.00 29 giugno 10.00 – 20.00
15 agosto 10.00 – 20.00
Biglietti: Intero € 14,00 (audioguida inclusa) Ridotto € 12,00 (audioguida inclusa) 65 anni compiuti (con documento); ragazzi da 11 a 18 anni non compiuti; studenti fino a 26 anni non compiuti.

Laura Testa

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