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CIVITAVECCHIA / 10-04-2012

LAZIO, CIVITAVECCHIA: PORTO, TERMINAL CINA E COSCHE / Mafia, 'ndrangheta, e camorra infiltrate sulla costa tirrenica, istituzioni silenti

Il libro di Roberto Saviano, Gomorra, nell'Alto Lazio è diventato una tragica realtà. Pubblichiamo quanto scriveva nel 2008 il compianto Luigi Daga. Intanto tra le ultime news sul Porto di Civitavecchia ricordiamo che pochi giorni fa la giunta della regione Lazio, guidata da Renata Polverini, ha approvato la Variante al ''Mega'' Piano Regolatore Portuale di Civitavecchia che consentirà enormi ampliamenti, per decine di milioni di euro. Esultano il presidente del Porto Monti (ex collaboratore del sindaco Moscherini) ed il segretario generale Giuseppe Guacci, (ex segretario del Porto di Gioia Tauro)


LAZIO, ULTIME NEWS: A CIVITAVECCHIA, TARQUINIA, VITERBO E MONTALTO DI CASTRO, LA MAFIA AVANZA  GRAZIE  ALL' INDIFFERENZA DI ENTI LOCALI E ISTITUZIONI

Durante un importante  convegno, nel Giugno 2008,  indetto dall’ Associazione Antimafia Antonino Caponnetto, per discutere sulla penetrazione mafiosa nell'Alto Lazio, il  sostituto procuratore Luigi De Ficchy della  Direzione Nazionale Antimafia, disse pubblicamente che uno dei pericoli più grandi, (tra tanti altri) per la  zona costiera dell’alto Lazio, è costituito dalla proposta di costruire un molo portuale nella zona La Frasca - Sant'Agostino, lungo il confine tra Civitavecchia e Tarquinia.

Si tratta del “Terminal Cina” per il traffico dei containers, controllato dalla mafia cinese, quella di cui parla Roberto Saviano nel libro “Gomorra”.


“Così - disse De Ficchy - si possono saldare gli interessi della mafia cinese con quella italiana che tiene sotto controllo il traffico di Napoli e di Gioia Tauro”.


Il 22 luglio del 2008, subito dopo dichiarazioni di De Ficchy, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria con la collaborazione della Squadra mobile ha effettuato 18 arresti nei confronti dei clan calabresi degli Alvaro, dei Piromalli e dei Molè operanti nel porto di Gioia Tauro con diramazioni in Europa ed Oltreoceano, tutti responsabili di associazione a delinquere di tipo mafioso.


Il controllo di quel porto-containers, il più grande del Mediterraneo, ha causato appetiti, e frizioni ed una rottura di fatto tra consorterie criminali, che hanno portato all'omicidio di Rocco Molè e di Antonino Principi, pochi giorni prima dello sciogli-mento del consiglio comunale di Gioia Tauro per le ingerenze del clan Piromalli.

 

Al posto dei Molè è subentrato il gruppo imprenditoriale romano guidato da Pietro D'Ardes con il sostegno del sodalizio criminale dei Casamonica, cosca che opera a Roma, nel Lazio, in provincia di Viterbo e sulla costa dell'Alto Lazio, tra Civitavecchia, Tarquinia e Montalto di Castro nella Maremma etrusca.


Alcuni del clan Casamonica erano già stati arrestati a Viterbo a giugno, il D'Ardes è stato preso il 22 luglio a Gioia Tauro.


Il 28 ottobre 2008, dopo lunghe intercettazioni telefoniche il Capo della Mobile di Reggio Calabria, Renato Cortese, ha provveduto ad altri arresti, a seguito dell'asse di ferro tra i Casamonica, i Piromalli e gli Alvaro per la gestione degli affari e la costituzione di società per il controllo del Porto di Gioia Tauro e di altri porti.


Nelle mani della giustizia sono finiti Rocco Casamonica e il suo avvocato Mancini.


Della vicenda è stata investita anche la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma perché gli accordi tra cosche riguardano investimenti ed affari illeciti nella capitale e nel Lazio, “ad ulteriore dimostrazione di quanto sia grave la situazione dell'inquinamento mafioso nel Lazio” ha dichiarato al TG3 il capo della Mobile calabrese Renato Cortese.


La nostra associazione è abituata a fare nomi, cognomi e a citare fatti, assumendosi le responsabilità e qualche rischio.


Non comprendiamo pertanto i motivi per cui il Sindaco di Civitavecchia Gianni Moscherini, nel più totale silenzio del Sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola, punti a ''mega'' ampliamenti portuali ed alla realizzazione del Terminal Cina, (oggi ribattezzato Terminal Asia n.d.r.) distruggendo, tra l'altro un'area di notevole pregio ambientale e storico, un sito di importanza comunitaria.


Alla luce di questi ulteriori elementi non è il caso di prendere posizione?

 

Luigi Daga

 Vice Segretario Regionale 

Associazione Antimafia “Antonino Caponnetto”

 


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