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VITERBO / 17-01-2009

LETTERE: ''L'ELEZIONE POPOLARE NON E' UNA INDULGENZA PLENARIA CHE TOGLIE TUTTI I PECCATI AGLI ELETTI CONFERENDOGLI IL POTERE ASSOLUTO.'' IL CASO DELL' EX-ASSESSORE DI VITERBO ROTELLI

VITERBO - (Unonotizie.it) 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

  

Egregio Direttore,  

a Viterbo alcuni consiglieri comunali  affermano che il loro collega Mauro Rotelli, in attesa di giudizio per reati di corruzione, avrebbe già subito il giudizio del popolo, ottenendo la rielezione con 700 voti che, in modo implicito, lo assolverebbe  dal reato contestatogli dalla Magistratura.

 

Ma se, alla fine della procedura giudiziaria, venisse riconosciuto colpevole ed il giudice “in nome del popolo italiano”, dunque dello stesso popolo che lo ha rieletto, lo condannasse alle pene previste dal codice, non si creerebbe un' insanabile contraddizione tra quello stesso popolo che elegge i suoi rappresentanti ed in nome del quale si applica la giustizia?  

Non sarebbe stato meglio che non fosse stato candidato, in attesa che si pronunciasse la giustizia?

Perchè creare queste tensioni tra istituzioni dello stato? Si vuole, forse, con ciò  affermare la supremazia della politica sulla magistratura? Se ciò fosse sarebbe un attentato alla democrazia liberale, che si basa sull’equilibrio dei poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario.

 

Solo nelle democrazie popolari, come quelle nazi-fasciste e comuniste, i rappresentanti del popolo avevano il potere assoluto! Anche ai giorni nostri abbiamo molti esempi di democrazie, dove c’è stato un voto regolare e la maggioranza ha eletto i suoi rappresentanti: penso all’Iran, ma anche alla Palestina, dove per la prima volta, nel 2006, si è tenuta una elezione regolare, sotto controllo degli organismi internazionali ed il popolo ha eletto Hamas! In questi due paesi, come altri ancora, c’è stato un voto democratico, riconosciuto dalla comunità internazionale, ma non si può certo dire che in questi paesi ci sia una democrazia liberale, cioè garante dei principi di libertà, che sono effettivi solo in presenza della separazione dei tre poteri principali, secondo l’insegnamento di Montesquieu, nel suo libro “Dello Spirito delle Leggi”!

 

Mentre lo stato di Israele, nonostante tutte le critiche che gli possono essere rivolte per gli eccessi militari di questi giorni, è effettivamente uno stato liberal-democratico: il suo primo ministro, eletto direttamente dal popolo , accusato dalla magistratura israeliana di corruzione, si dimette, in situazioni drammatiche del suo Paese, e nelle prossime settimane si andrà alle urne. In una vera democrazia liberale tutti i suoi componenti sono utili, ma nessuno di loro è indispensabile, ma soprattutto  nessuno  può essere posto al di sopra della legge!

Chiaro esempio di democrazia liberale e di valori etici, prima ancora che giuridici, che ci pervengono da un paese in guerra da cinquanta anni e la cui esistenza è minacciata!

Nessuno di loro ha mai pensato di fare una legge ad hoc per salvare il capo del governo dalla magistratura e nemmeno hanno pensato di importare dall’Italia il "lodo Alfano" ! Sanno che la prima arma per difendere il loro paese è la legalità e la democrazia.

 

Perciò non basta indire elezioni  per ottenere un paese liberal-democratico; se non vengono posti in essere i meccanismi di bilanciamento si avrà una dittatura popolare-democratica!

Anche durante il regime fascista, la maggioranza del popolo era favorevole al Duce, e così in Germania con Hitler e nell’Unione Sovietica con Stalin!

Ecco perché, ad un liberal-democratico, gli si rizzano i capelli, quando sente affermare che “Rotelli è stato giudicato dal popolo”; l’elezione popolare come una sorta di indulgenza plenaria che toglie tutti i peccati agli eletti e conferisce loro un potere assoluto!

 

A ciò, a mio parere, va aggiunto anche che non basta che il popolo si esprima attraverso il voto, bisogna che lo possa fare in situazioni effettive di libertà, cioè in assenza di pressioni, non solo fisiche, ma anche “morali”! Se l’elettore, in cambio del voto, ottiene da parte dei candidati, promesse specifiche tese a risolvere i suoi personali problemi (lavoro, salute, concorsi, appalti, ecc.), quel voto non è libero, e quella non è una vera democrazia! Ecco perché in un paese dove la corruzione è diffusa c’è meno libertà ed il voto è meno democratico; ecco a che cosa serve un altro potere indipendente, come quello giudiziario, che vigila sul rispetto delle leggi: garantire la libertà e la democrazia!

 

Inoltre,  anche l’eventuale estraneità, accertate dalla Magistratura, a reati penali, non bastano a dimostrare il corretto comportamento del rappresentante del popolo in una democrazia liberale. Il codice non può prevedere tutti i comportamenti scorretti che inquinano la buona democrazia!

In ultima analisi, forse, ad una buona democrazia liberale non basta nemmeno la separazione dei poteri, occorre anche che il popolo si separi da tutti quei suoi rappresentanti che, non solo sono incappati in vicende giudiziarie, ma si sono anche resi artefici di comportamenti etici che li rendono poco affidabili per l’ottenimento del bene comune.

Abbiamo tanti buoni esempi in tanti paesi del mondo, ma preferiamo, in questo settore, essere originali; i birboni hanno sempre suscitato un fascino particolare alle italiche genti!

 

Giuliano Massaro

 

 


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