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ROMA / 05-02-2009

KOSOVO, LA PICCOLA HIROSHIMA. AUMENTANO I CASI DI TUMORE

ROMA (UnoNotizie.it) - Un articolo pubblicato dal giornale serbo "Politika" denuncia un forte aumento, fino anche al 200%, dei casi di cancro nelle zone del Kosovo più pesantemente colpite dai bombardamenti della Nato di 10 anni fa. Kossovo piccola Hiroshima , riprende la nota del giornale serbo, il quale comunica che dal 2000 ad oggi sono state fatte rilevazioni in 112 località, e il risultato è stato che il livello radioattivo dei raggi gamma e beta è due volte superiore alla norma, aggiunge il documento citato da Politika.

La zona a più alta contaminazione radioattiva da uranio impoverito, secondo una cartina pubblicata da "Politika", è quella del Kosovo occidentale, dove sin dall'inizio del dispiegamento stazionano le truppe italiane inquadrate nella Kfor.

 

Questa, dopo la sentenza della corte di appello di Roma dello scorso mese di Dicembre che respinse un ricorso del Ministero della Difesa, contro una sentenza che riconosceva un indennizzo ai familiari di un elicotterista di Orvieto morto dopo varie missioni su teatri di guerra all'estero, e dopo la storica sentenza del 17 dicembre scorso, del tribunale di Firenze che ha condannato il ministero della difesa a risarcire con la somma di 545 mila euro per il danno non patrimoniale subito dal un militare di Orbetello (Grosseto) affetto da un linfoma e vittima di possibile contaminazione da uranio impoverito. Il paracadutista si era ammalato dopo la missione IBIS in Somalia.

 

Dopo queste sentenze e queste ultime notizie che vengono dalla ex iugloslavia, chiediamo ancora  una volta al ministro della difesa di non nascondersi dietro all’evidenza e di dire all’opinione pubblica quali sono i rischi che i nostri militari impiegati all’estero (ex Iugoslavia e Afghanistan in primis) hanno ancora oggi, e che chi ha avuto responsabilità di comando negli anni 90  sia giustamente chiamato in causa e risponda se ci sono colpevolezze.

 

La sentenza del tribunale di Firenze infatti sentenzia che il Ministero della Difesa doveva ed era tenuto a sapere avendone l’obbligo giuridico, dell’uso di ordigni all’uranio impoverito, della sua pericolosità e dei rischi ad esso collegati, e doveva conseguentemente ispirare la propria azione ai principi di cautela e protezione, nella salvaguardia del personale inviato.

 

Giovanni Demarco

Responsabile Nazionale dip. Difesa e Sicurezza


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