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FROSINONE / 08-02-2009

MAFIA : EDUCARE LA POLITICA ALLA LEGALITA' E RISPETTO DELLE REGOLE. IL CASO DELLA CIOCIARIA E DELL'ITALIA

 

 

 

FROSINONE (UNONOTIZIE.IT) Sono ormai dei dati certi e inconfutabili, probabilmente solo la punta di un iceberg di fenomeni in realtà molto più radicati e diffusi rispetto alle informazioni provenienti dalla stampa e dalle indagini giudiziarie.

Dai rapporti della direzione distrettuale antimafia, dai provvedimenti delle forze di polizia, dalle stime degli addetti ai lavori , si desume che la Ciociaria è stata in questi decenni vittime sacrificale delle fameliche invasioni di gruppi legati alla criminalità organizzata, di varia estrazione geografica e di diversa natura organizzativa, ma unite dall’obiettivo finale di sottomettere il territorio al loro potere criminale e alle loro organizzazioni   affaristiche.

 

Hanno gestito , per gran parte, la costruzione della terza corsia dell’ autostrada, hanno avuto gioco facile nell’aggiudicarsi gli appalti dell’alta velocità e hanno via via disseminato imprese amiche su tutto il territorio fino ad acquisire la proprietà di enormi capitali fatti di beni immobili, attività commerciali e società finanziarie e mentre tutto questo  si materializzava e si intrecciava con i destini delle comunità locali la classe politica, la scuola, la chiesa, le associazioni, la società civile dove stavano ?   Perché in questi anni è potuto succedere  che questi  processi devastanti la democrazia e l’economia, siano cresciuti senza che nessuno se ne accorgesse e lanciasse, in tempo un segnale di allarme ?

 

In cosa abbiamo sbagliato ?  probabilmente l’impegno  politico per anni è stato fuorviato dalla necessità ideologica o  congiunturale di difendere i piccoli interessi di partito o di gruppo. In nome di una presunta “visibilità” si sono spesso siglati gli accordi tra diverse forze politiche e  sono state fatte delle campagne elettorali che hanno solo rafforzato il potere di alcuni politici rendendoli sempre più forti ma sempre più condizionati da un sistema che  chiede  favori e  vantaggi economici  mediante il controllo degli appalti e della spesa pubblica.  Così mentre nelle istituzioni periferiche un esercito d amministratori locali si impegnava a difendere il suo gruppo, il suo leader locale, il proprio portabandiera il fenomeno malavitoso si ramificava sul territorio, trovando gli interlocutori capaci di portare in porto le loro richieste in concedendo posti di lavoro e offrendo ragguardevoli contributi per sostenere le campagne elettorali.

 

Nessuno ha visto o sentito nulla, anche perché troppo debole è stata la presenza della “società civile”, fragile la rivolta della gente comune  e inesistente la contrapposizione dei tanti bravi amministratori locali che benché disgustati dalla”sporca politica” non hanno mai trovato il coraggio di allontanarsi troppo dal “politica del principe” . In questo sistema fatto di silenzi, di omissioni e di  ambizioni personali , dove l’attenzione è stata sempre rivolta alla carriera politica, alla ricerca dei modi per accrescere il potere togliendolo all’avversario, in questo sistema di paure e di malcostume dove la regola non scritta è quella che premia i furbi e punisce gli onesti,  l’avanzata delle mafie non ha praticamente trovato nessun ostacolo.

 

I rifiuti e le mafie hanno cambiato il volto della ciociaria e come se nulla fosse accaduto si continua a litigare sulle  alleanze politiche, sulle strategie elettorali, sulla “visibilità” delle varie forze politiche nei diversi collegi.  Le mafie condizionano pesantemente l’economia della provincia, vivono in mezzo a noi, fanno affari con le imprese locali, conoscono e sicuramente daranno il loro contributo per portare nelle istituzioni le persone di cui si potranno fidare.  E’ giunta l’ora di prendere coscienza di questi problemi e forse occorrono una mentalità nuova, un linguaggio diverso e un atteggiamento più intransigente perché non sia ritenuto inutile e dannoso educare la politica  alla legalità e al rispetto delle regole.

                                                        

Arturo Gnesi 

 

 


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