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VITERBO / 27-04-2009
LA TUSCIA, VITERBO E IL BORGO DI CHIA: I LUOGHI DELL’ANIMA DI PIER PAOLO PASOLINI
VITERBO (UnoNotizie.it)
Nella vita di ogni artista c'è sempre un luogo geografico prediletto, un luogo quasi spirituale dove i pensieri e i sentimenti si liberano, lasciando completo sfogo alla creatività e all’ispirazione. Per Pier Paolo Pasolini il piccolo borgo ormai semiabbandonato di Chia, collocato nella Provincia di Viterbo, nei pressi di Soriano nel Cimino, è stato un vero e proprio rifugio artistico negli ultimi anni della sua vita.
Malinconico e contemporaneamente affascinante, questo mucchio di case convive accanto ai ruderi secolari che la civiltà etrusca ha lasciato come preziosa eredità. E Chia è costruita proprio nella classica collocazione prediletta dagli Etruschi, sulla cima di un altipiano le cui pareti ripide testimoniano l’incessante azione erosiva dei torrenti. Il regista vi si recava spesso, bussava nelle case per intrattenersi, parlare e conoscere la gente. Fece molto per il paese, istituì un premio per chi lo abbellisse, creò una squadra di calcio per i giovani. Ma tutto inizia nella primavera del 1964 quando Pasolini si trova nei pressi di Viterbo per girare le prime sequenze della trasposizione cinematografica del Vangelo secondo Matteo, uno dei suoi massimi capolavori ma anche il film più controverso e contestato della sua carriera, nel quale riuscì pienamente a cogliere il mistero del sacro.
Durante le riprese giunse a Chia e rimase abbagliato da un’altissima torre (ciò che resta di un fortilizio medioevale abbandonato) e fu amore a prima vista. Per il poeta in quel luogo incantato, ricco di storia, immerso nella pace della campagna viterbese, in un mondo romantico quasi sospeso nel tempo, natura e arte sembravano fondersi in un’unione perfetta in cui la realtà cede facilmente all'immaginazione. Dopo pochi anni, nel novembre del 1970, avverò il sogno di acquistare la torre e, forse spinto dal desiderio di una vita diversa e più tranquilla, costruì ai suoi piedi una casetta con ampie vetrate, un luminoso studio, una cucina.
Qui visse a tempo pieno negli ultimi tre anni della sua esistenza lavorando al romanzo Petrolio,rimasto incompiuto, e da qui spedirà non poche delle sue Lettere luterane, una raccolta in cui il Pasolini antropologo, poeta e saggista trovano una loro suggestiva dimensione, affrontando i temi dell'estraneità dei giovani, del conformismo, della televisione, del progresso e della politica in Italia. La sua è una estrema denuncia dell’apocalisse antropologica della civiltà moderna che si avvia ad una deriva culturale, indotta dal potere neocapitalista che intacca il tessuto più profondo della nazione, il suo millenario patrimonio artistico, il suo paesaggio agrario e la forma delle città. La forma della città non a caso è anche il titolo di un cortometraggio, girato nel 1973, in cui Pasolini torna a scagliarsi contro la modernità, denunciando la speculazione edilizia che stava devastando il paesaggio dell’antica cittadina medievale di Orte.
Siamo di nuovo nella provincia di Viterbo tanto cara al regista il quale diresse personalmente la macchina da presa, scegliendo il contenuto delle inquadrature, mentre la sua voce, profondamente indignata ed assorta, descriveva lo scempio che stava mostrando. L’armonia della natura circostante, che per secoli aveva conservato la sua integrità, con l’irrompere del progresso aveva subìto deturpazioni tali da sconvolgerla totalmente. Non si tratta di un semplice documentario ma di un film breve che accusa la degenerazione urbanistica e culturale di una situazione italiana irrimediabilmente catastrofica.
Pasolini ha difeso il nostro paese, ha amato veramente la Tuscia, Viterbo e soprattutto il borgo di Chia che ha rappresentato per lui un luogo dell’anima, di vita e di arte come ha lasciato scritto in questi poetici ed appassionati versi: “…io vorrei essere scrittore di musica, vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo che non riesco a comprare, nel paesaggio più bello del mondo, dove l'Ariosto sarebbe impazzito di gioia nel vedersi ricreato con tanta innocenza di querce, colli, acque e botri, e li comporre musica, l'unica azione espressiva, forse, alta e indefinibile come le azioni della realtà…”
Proprio nei giorni scorsi al Borgo di Chia sono stati effettuati i primi sopralluoghi per il film di prossima realizzazione “Pasolini. La verità nascosta” con la regia di Federico Bruno e con interprete principale Massimo Ranieri nel ruolo di Pier Paolo Pasolini. La pellicola tratterà delle vicende dell’ultimo anno di vita del poeta e regista ucciso, in circostanze ancora non chiare, nel novembre 1975.
Elisa Ignazzi
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