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VITERBO / 24-09-2009
VITERBO, SCRITTE CONTRO ASCANIO CELESTINI / nulla di nuovo sotto il sole viterbese
Le squallide scritte contro Ascanio Celestini, Fortuna, Picchiarelli e l’Arci sono la dimostrazione che la violenza politica a Viterbo, seppure in questo caso espressa a parole, è un problema sociale tutt’altro che risolto.
Sbaglia quindi chi lo vede un fenomeno del momento, sbaglia chi lo minimizza interpretandolo come un segno di un clima tutto nuovo. In realtà, più che di un problema di “clima” si deve parlare di un problema di “paesaggio politico”. Si tratta di una vecchia storia e, a nostro avviso, di una storia preoccupante. Si tratta di qualcosa di strutturale che deve essere affrontato dalle istituzioni una volta per tutte, con la massima serietà, qualcosa che ci coinvolge tutti.
Chi si ricorda la discussione pubblica di qualche anno fa sulla violenza politica a Viterbo, dopo l’appello di Ricci e Galeotti, sa bene di cosa stiamo parlando. Lì già si faceva riferimento a una serie di aggressioni da parte di gruppi di estrema destra a giovani di sinistra. Aggressioni violente,che hanno lasciato il segno nella vita di ragazzi normali. Ne abbiamo discusso, sono intervenute associazioni, politici, semplici cittadini. A quanto pare inutilmente.
Nella violenza di queste scritte, quindi, di nuovo, non c’è nulla. Se non la denominazione dei gruppi di violenti e la loro capacità di organizzazione.
Ricordiamo pure che a margine di quei fatti, qualcuno diceva che però, in un contesto democratico, anche i giovani di estrema destra hanno bisogno di esprimere le loro posizioni e le loro idee, anche loro hanno bisogno di spazi. Noi non potevamo che rispondere che era giusto, da un punto di vista democratico. Oggi però dobbiamo dire che abbiamo sbagliato, che non è stato così. E lo diciamo con profondo rammarico. Gli spazi li hanno ottenuti, la loro presenza la stanno esprimendo, ma queste scritte testimoniano che si tratta di una cultura antidemocratica e violenta: la solita cultura fascista. E confermano quelle che erano allora le peggiori previsioni.
Le istituzioni non possono continuare a ridimensionare questi fenomeni, a guardarli gravi ma comunque limitati e contingenti. Occorre una discussione pubblica, servono momenti di elaborazione, interventi sociali significativi. Serve, innanzitutto, consapevolezza della gravità della cosa e, poi, bisogna cambiare una volta per tutte lo “stato delle cose”. Altrimenti? Altrimenti non possiamo che stare ad aspettare il fatto violento, magari contro l’immigrato o l’omosessuale, come sta succedendo a Roma e in altre parti d’Italia; o contro un semplice ragazzo con i capelli lunghi, come è successo qualche anno fa, proprio a Viterbo.
Quelle scritte inquietano chi conosce Viterbo e meritano posizioni ferme e rigore civile. Il silenzio e l’apparente calma possono diventare complici.
Non facciamo che queste scritte diventino violenze reali.
Antonello Ricci, scrittore
Manuel Anselmi, sociologo
- Uno Notizie Viterbo -
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