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ROMA / 16-03-2010
LIBERTA' D' INFORMAZIONE / Giovanna Baino, giornalista sola contro Golia, morta per la libertà di stampa. Una scomoda verità
Oggi, come ieri, nel mondo del giornalismo c'è un totale silenzio sulla verità della tragica scomparsa. In suo ricordo solo il ‘Premio Giovanna Baino’, istituito dalla Rai nel 2004. A cadenza annuale, consiste in una targa d’argento e in una borsa di studio di 5 mila euro. Del caso di Giovanna Baino se ne dovrebbe parlare e scrivere di più, perchè ancora oggi tante Giovanne Baino sono lasciate sole contro Golia
Tra il ‘direttorissimo’ Augusto Minzolini, i ‘temutissimi’ Michele Santoro e Giovanni Floris, la ‘candidata’ alla Regione Lazio, Silvia Garambois, sulle orme dell’eurodeputato David Sassoli, preferisco ricordare una bella collega bionda, un po’ radicale, un po’ socialista, amante dell’avventura, le piaceva andare in canoa, e della vita spensierata: Giovanna Baino, che conosceva benissimo il sindacato dei giornalisti, Fnsi, Asr e Usigrai.
Quindi credo alcuni, se non tutti, i colleghi al centro delle cronache politiche, che, a loro volta, conosceva bene il ‘dramma’ che angustiava Giovanna nel suo posto di lavoro. Sono gia’ passati sette anni da quel lontano 15 marzo 2003, un sabato cupo e triste, quando arrivo’ con un passo militare al suo posto di lavoro. Un lungo cappotto nero copriva un corpo non esile ma neanche robusto, un paio d’occhiali e il bavero rialzato, un volto provato dal color grigiastro. L’avevano richiamata in sede, lei che da inviato speciale non sarebbe stata tenuta e peggio ancora le avevano comunicato che il giorno dopo non sarebbe piu’ andata a Napoli per la visita dell’ex-Re.
Un colpo basso! Ma non era il primo: la sequela di prepotenze, angherie, dispetti scientificamente selezionati e perpetrati era lunga e non riguardava solo lei, riguardava anche altri inviati speciali come lei o graduati che per varie ragioni erano sgraditi al padrone.
Entrare, gettare la borsa sul tavolo e riguadagnare l’uscita senza un saluto, fu tutt’uno. “Aspetta un attimo ci prendiamo un caffe’” le dissi ultimando un pezzo sulla depressione. Un anchorman, Maurizio Costanzo, consigliava, da ‘psichiatra’, l’antidoto alla depressione: un film di Alberto Sordi o di Totò, tesi definita ‘alquanto suggestiva’ da alcuni veri psichiatri.
Esco, al bar mi dicono che non l’hanno vista. Risalgo.
Il tempo di scambiare due parole con uno dei pochissimi amici fidati, che arriva l’urlo di un collega appena fuori la toilette: “Correte, correte, venite a vedere”. All’interno del palazzone nero su un terrazzino l’igloo che dà luce ai seminterrati è in mille pezzi e sporco di sangue! Un brivido freddo percorre la schiena di tutti. Chi la chiama al cellulare: irraggiungibile. Chi domanda: l’hai vista? Ma nessuno sa nulla! Andiamo sotto, al seminterrato. E’ lei: un volo di otto piani. Ognuno dice la sua, in tutti l’orrore della scena e l’interrogativo: perché l’ha fatto? E perché sul posto di lavoro? Cosa ha voluto dirci? Arrivano l’amministratore delegato e il direttore.
L’ordine è perentorio: chiedere ‘il silenzio’ a tutti su quanto accaduto.
E nei giorni seguenti altro ordine tassativo: sul caso si deve tacere.
Perché? Si dice per tutela della privacy, rispetto della “nostra cara”. La versione corrente, Giovanna Baino “tragicamente scomparsa”.
Poi un ‘Premio’ a lei intestato: ma nessuno vuol raccontare la verità. C’é chi lo chiama ‘abuso di potere’, chi ‘mobbing’. Anche se è difficile stabilire un nesso di causa ed effetto, è tuttavia innegabile che in un clima di angherie, prepotenze costanti, di stress, un corpo già debole e sofferente soggiace e non migliora. Nel suo inferno soffriva e tutti lo sapevano: stringeva i denti cercando di farsi forza, di continuare ad andare avanti. Neanche dai suoi amici del sindacato (Fnsi, Asr e Usigrai) riusciva a farsi capire.
Le voci fuori dal coro, come Giovanna, erano poche: c’era chi tentava di ribellarsi e chi scelse di adire le vie legali ben sapendo che era una partita difficile, David contro Golia.
La cosa più assurda è che nel mondo del giornalismo su questa vicenda è calato un silenzio totale. Giovanna era nota nell’ambiente, Fnsi, Asr e Rai. E l’Asr insieme alla Rai le dedicò, nel 2004, il ‘Premio Giovanna Baino’.
L’allora presidente della Rai, Lucia Annunziata, disse: “Vogliamo ricordare Giovanna dal punto di vista umano e professionale. Ci piace ricordare ancora il suo sorriso, un sorriso particolare, affettuoso, qualche volta amaro, ma di una persona che aveva una forte spinta sociale e che era disposta a discutere con chiunque senza tirarsi mai indietro per difendere le sue idee e quelle degli altri. E ricordando il suo sorriso vogliamo ricordare un’amica che sarà sempre con noi".
Paolo Serventi Longhi, segretario della Fnsi, la definì "onesta, trasparente, equilibrata, capace di rendere conto delle opinioni di tutti, anche di quelle contrapposte, rigorosissima e trasparente nei suoi resoconti". Il ‘Premio Giovanna Baino’, a cadenza annuale, consiste in una targa d’argento e in una borsa di studio di 5 mila euro. L’anno successivo, David Sassoli così la ricordò in un’intervista al sito web ‘Recensito’: “Credo che questo premio sia importante, perché pone l’attenzione sulla figura del giornalista di agenzia e, nello stesso tempo, ricorda una collega che, per tanti anni, ha seguito le questioni della televisione e della Rai. Oltre a essere il presidente della Stampa Romana sono un giornalista della televisione. E mi sento coinvolto, anche in questo. Giovanna ha seguito tante delle nostre vicende, specie negli ultimi 10 anni, quando era una delle giornaliste più accreditate. Il fatto che la Rai e tanti altri colleghi abbiano deciso di ricordarla fa onore all’azienda, perché Giovanna non è mai stata molto tenera nei confronti della Rai. Questo va a riconoscimento di un lavoro professionale che lei ha svolto e di cui sentiamo il ricordo.[…] Il lavoro di Giovanna è ancora un ricordo molto vivo”.
Tutto questo potrebbe andar bene, ma perché non si è mai spesa una parola per dire la verità su Giovanna? Come anche su quei quattro redattori costretti a rivolgersi, a proprie spese, ad un legale per vedersi riconosciuti diritti sacrosanti alla salute, alla qualifica, alle mansioni acquisite e sancite dal contratto?
Vero è che la sfida è impari: tra Davide, il minuscolo giornalista e Golia, il potentissimo editore a sei zampe! Chissà se qualche minuscolo giornalista riuscisse, per un sussulto di giustizia, a vedersi riconosciuti gli stessi diritti che stabiliti dal contratto di lavoro vengono negati come lo furono per Giovanna, dal potentissimo editore che, distratto dai continui profitti, ha poca considerazione delle persone: avvia i prepensionamenti per poligrafici e giornalisti, ma acquista una nuova sede per, si dice, un milione di euro, cambia spesso organizzazione del lavoro e introduce nuovi e costosi sistemi informatici ma non e’ dato sapere quanto apporto danno dirigenti che vanno e vengono.
Ecco se quel sussulto di giustizia ci fosse in questa lotta impari, sarebbe una vittoria anche di e per Giovanna, una inviata speciale, poco gradita, un po’ radicale, un po’ socialista, amante dell’avventura, dimenticata, ancora oggi, in un mare di ipocrisie e falsità.
- Uno Notizie Italia, Roma
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