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ROMA / 20-03-2010

''HAVE A BREAK?'', VIDEO SHOCK GREENPEACE INCHIODA LA NESTLE' / Nestlè reagisce e prova oscurare il video da Youtube






Ambiente, ultime notizie da Greenpeace, guarda il video: Nestlè prova a nascondere le sue colpe oscurando il video shock di Greenpeace da Youtube -  Ieri Nestlé ha tentato di insabbiare le accuse di Greenpeace oscurando per diverse ore i canali di youtube dell’organizzazione, che trasmettevano il video shock “Have a break?” appena lanciato a livello internazionale. Ma il popolo di internet non si è arreso, pubblicando “Have a break?” su centinaia di siti web e sui social network. Data la reazione degli utenti, solo questa mattina il video è tornato online.

Con questo video, Greenpeace accusa Nestlé di acquistare olio di palma proveniente dalla distruzione delle ultime foreste torbiere indonesiane. In migliaia stanno scrivendo all’amministratore delegato di Nestlé chiedendo di interrompere i rapporti commerciali con Sinar Mas, il più grande distruttore di foreste in Indonesia.

«Come mai Nestlé si è impegnato tanto a oscurare il nostro video? – si interroga Chiara Campione, responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia – È forse un tentativo di nascondere i fatti? Solo in Italia e in Spagna il video non è mai stato cancellato da youtube. Se dovessero oscurarlo anche nel nostro Paese, utilizzeremo altri canali per diffonderlo fino a quando Nestlé non si impegnerà a eliminare dalla sua filiera produttiva olio di palma che proviene dalla deforestazione».

Nestlé, a sole due ore dal lancio sul web del video shock contro il suo prodotto di punta Kit Kat, aveva risposto dichiarando (1) l’intenzione di cancellare i propri contratti con Sinar Mas. Ma questo non è neanche lontanamente quello di cui le foreste hanno bisogno. Nestlé, infatti, potrebbe cancellare i propri contratti con Sinar Mas ma l’olio di palma di quest’ultima continuerebbe a scorrere a fiumi verso gli stabilimenti Nestlé attraverso rifornimenti di aziende terze come Cargill.

Intanto, dopo Olanda, Belgio e Germania, le proteste degli attivisti e degli “oranghi” di Greenpeace presso gli stabilimenti Nestlé arrivano anche a Pechino.





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