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SAN BENEDETTO DEL TRONTO / 02-04-2010
NUCLEARE / Italia: diciamo No al pericoloso Nucleare. Manifestazione il 17 aprile a San Bendetto del Tronto
Marche, ultime notizie San Benedetto del Tronto - L’enel , Berlusconi e Sarkozy hanno firmato un accordo che prevede l’apertura in Italia di almeno 4 centrali nucleari entro il 2020. Tra le aree compatibili all’insediamento di centrali nucleari, è stata individuata la zona Sentina di San Benedetto. Tuttavia i siti detti”possibili” cioè individuati come idonei ad ospitare centrali atomiche, sono una decina...questo è un metodo di chi ha interesse nel costruirle che ha il fine di far restare la popolazione nel
dubbio e nella speranza, ad aspettare senza già organizzarsi per opporsi.
Perchè contrastarlo?
1) Una centrale nucleare è fonte di distruzione del territorio fin dall’estrazione delle materie prime: ad esempio negli USA i lavoratori delle miniere di uranio erano prevalentemente indiani nelle riserve che oggi hanno tassi di tumore altissimi,l’estrazione dell’uranio riversa in superficie materiale radioattivo che espone gli esseri viventi alle malattie tipiche di tale inquinamento (in particolare ai tumori); ne sono prova le ferite insanabili che la corsa all’uranio lascia nei 18 paesi (Canada, Cina, Australia ne sono i maggiori produttori) dove tale minerale viene estratto, senza considerare che esso è esauribile ed i costi della sua estrazione sono altissimi.
2) Una centrale nucleare, una volta attiva, produce scorie radioattive che rimangono attive e potenzialmente distruttive per migliaia di anni. Non tutti sanno, per giunta, che nelle bollette della luce che paghiamo vi è una parte che viene destinata a coprire le spese di smaltimento delle vecchie scorie radioattive prodotte dalle centrali in funzione negli anni ‘80 in Italia.
3) Inoltre, nonostante i mass media mirano a giustificare le catastrofi come piccoli incidenti che non superano gli standard di “soglie accetabili”, è ben noto che continuano a verificarsi numerosi incidenti nelle centrali di tutto il mondo, a cui conseguono irrimediabili contaminazioni di materiale radioattivo.
4) L’industria militare inoltre recicla parte delle scorie prodotte dalle centrali per la produzione di armamenti di vario genere tra cui le bombe ad alto potenziale o le più utilizate a “bassa intensità” sganciate anche nei conflitti più recenti (Kossovo, Iraq). Nella vicina Francia questo tipo di riciglaggio viene effettuato da anni. Il nucleare militare viene offuscato dietro la faccia civile del nucleare in quanto i governi non trovano un’argomentazione che possa giustificare agli occhi dell’opinione pubblica questa ipocrita realtà.
5) Questi dati di fatto, che già di per se sarebbero sufficenti per intraprendere una lotta contro questa energia mortale, non sono il fulcro su cui poggia la nostra critica; essa deve essere ampliata nella direzione di un forte dibbattito sul modo stesso di concepire la nostra vita si questo pianeta.
Abbiamo ancora bisogno di così tanta energia? per farne cosa? per continuare in questa folle corsa verso il “progresso”? E’ noto che più che un progresso, attorno a noi ci sia un regresso che ci ha scaraventati verso un mondo malato fatto di tecnologia e infelicità, velocità ed alienazione, denaro e sottomissione, indifferenza e sensazione di non poter far nulla per cambiare questo stato di cose imposto che ci vuole dipendenti e asserviti. Non crediamo di certo che sia una singola manifestazione a cambiare questa situazione, ma di sicuro non è piangendosi addosso che la si inverte.
Scendiamo in strada anche per ricordare una catastrofe, quella di 20 anni fa a Chernobyl, che ha spazzato via la vita e continua a mietere vittime a suon di tumori e deformazioni e che non possiamo permettere che venga dimenticata al ritmo di menzogne e distrazioni indotte da coloro che hanno tutto l’interesse nell’affermare delle falsità, fra tutte:”le centrali di terza generazione sono sicure”, “L’energia nucleare è pulita”e “ce l’ha la vicina Francia, perchè non averla anche noi?”... come se in una stanza con 10 mine ci sia un buon motivo per innescarne delle altre, come se la probabilità che scoppino non aumenti e il loro effetto non fosse ancor più devastante e distruttivo.
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