Viterbo ultime news UnoNotizie.it - Ho messo in evidenza fin dall’inizio il fatto che queste primarie si sarebbero svolte non sotto il segno del libero ed aperto confronto tra candidati con diverse proposte politiche ma pesantemente segnate da un accordo preventivo tra opposte correnti organizzate, che blindava i nomi - tranne quelli delle donne.

Il senso della mia candidatura è stato da subito quello di una protesta mirata contro questo modo di praticare le primarie, che ne vanificava interamente le potenzialità di strumento utile – forse ormai davvero l’unico – per selezionare i profili personali e dare voce alle istanze che provengono dal basso.

Dopo il ritiro del candidato di una delle correnti fattivamente impegnate nell’accordo, la manovra si esplicitava brutalmente. A quel punto ho impresso ancora di più alla mia campagna elettorale il segno di un impegno per “salvare le primarie”, anche a costo di sacrificare i contenuti che soprattutto mi stavano a cuore: lavoro, ambiente, laicità.

Oggi, di fronte al ricorso presentato da Daniela Bizzarri, sarebbe facile unirmi al coro prevalente dei commenti: niente di nuovo sotto il sole!

Ma non sarebbe giusto, né eticamente sostenibile. Vincerebbero ancora una volta la rassegnazione e il cinismo.

Salvare lo spirito delle primarie e della partecipazione diffusa alle scelte della politica significa anche dare risposte convincenti a domande come queste, che sono state ripetutamente poste già nel corso della campagna elettorale.

Come si garantisce la parità delle opportunità per tutti coloro che liberamente competono?

Che uso si può fare delle risorse e dei mezzi logistici (personale, strumenti di comunicazione etc.) che appartengono a tutti gli iscritti?

Come si garantisce l’accesso, rispettoso della privacy, alle banche dati (numeri di telefono, indirizzi e-mail etc.) che sono patrimonio del partito e non di chi svolge temporaneamente ruoli di dirigenza a livello centrale?

Come si vive la terzietà ed imparzialità di alcuni delicati ruoli di fronte alla competizione?

A queste domande non sono venute risposte convincenti e i comportamenti evidenziati post factum, se provati, dimostrerebbero anzi una spregiudicatezza inaccettabile.

Il partito democratico che tutti vogliamo non ha bisogno di silenzi ma di voci: plurali, consapevoli, autentiche.

Per esprimere la vitalità, la passione, perfino la rabbia che si agitano nel tessuto profondo della nostra società.


Luciano Dottarelli


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