ROMA / 20-10-2010
Legge anti stalking: In quale direzione si sta muovendo lo Stato affinché la condizione della donna possa migliorare giuridicamente?
Credo di poter individuare nella tradizionale iper-produttività legislativa italiana, cui corrisponde una altrettanto tradizionale tendenza alla non osservanza delle leggi in vigore, una delle più marcate cause di scarso progresso nella tutela dei diritti delle donne.
Dunque non è tanto la mancanza di leggi a tutela e a protezione di questi diritti che dobbiamo denunciare, quanto una frustrante e costante tendenza a disattenderne il contenuto.
Ad esempio molti casi di denuncia di stalking alle forze dell’ordine restano fondamentalmente privi delle conseguenti e adeguate misure protettive, con epiloghi spesso tragici per coloro che hanno avuto il coraggio di denunciare. Questo fenomeno, se da un lato dovrà indurre il Parlamento italiano a considerare la produzione di provvedimenti più stringenti sulle misure cautelari da adottare in seguito alle denunce di stalking, dovrebbe però, innanzitutto, indurre le Istituzioni tutte, a farsi promotrici di una cultura dei diritti delle donne che aiuti l’intero contesto sociale a divenire sostanzialmente rispettoso e protettivo nei confronti di donne vittime di violenza. In questa direzione dovrebbe andare anche la promozione di una rete di sostegno che parta dalle donne verso le donne entro le famiglie, per poi estendersi alla promozione e sostegno delle associazioni e dei gruppi di tutela di tali diritti. (Esemplare il recente caso della donna afgana uccisa dal marito. La donna si era rivolta alle forze dell’ordine per segnalare la pericolosità dell’uomo, ma non ha avuto alcuna protezione, infatti è stata poi uccisa dal marito, mentre la figlia è rimasta gravemente ferita per i colpi inferti dal fratello). Questo caso di violenza entro una etnia che prevede un controllo totale sulla vita delle donne (il matrimonio è deciso e organizzato dal padre in Afganistan) è un tipico esempio di come la richiesta di diritti da parte delle donne immigrate comporti un aumento di richieste di tutela e di aiuto verso le nostre Forze di polizia o verso i centri di sostegno. E’ evidente che questo comporta la necessità di adeguare i centri di antiviolenza con uso di mediatori culturali, nonché l’esigenza di sviluppare politiche che facilitino una migliore integrazione nel tessuto sociale delle cittadine immigrate allo scopo di sostenere le loro crescenti richieste di diritti e di tutela.
Riguardo alla differenza di applicazione della Legge anti stalking tra nord e sud sembra non ci siano differenze sostanziali nel numero di denunce: aumentate sia a nord che a sud del 25% nell’ultimo anno (dati del Ministero delle pari opportunità)
E se questo dato sarà confermato nel tempo non si può non sottolineare il comportamento particolarmente coraggioso delle donne del sud, le quali denunciano nonostante un contesto sociale molto più pericoloso: la presenza delle organizzazioni criminali che usualmente utilizzano messaggi intimidatori, sino all’uccisione delle donne che osano denunciare casi di violenza, vedi il recente caso di omicidio di Teresa Buonocore a Napoli); o il fatto che a sud di Roma non esistono Case di accoglienza per donne vittima di violenza.
Quindi se in generale è difficile segnalare e denunciare casi di molestia maturati entro le mura domestiche (questo potrebbe essere il caso del recente omicidio di Sarah Scazzi) diventa un atto davvero eroico dove la rete di centri di sostegno alle donne è del tutto assente.
Perché votare una donna se dice le stesse cose di un uomo? Quanto è importante la diversificazione del linguaggio politico di una candidata donna rispetto ad un uomo, ammesso che ciò lo sia?
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